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Napoli, due minorenni bloccati a Forcella: giravano in possesso di una pistola “a salve”

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Napoli, due minorenni bloccati a Forcella dopo un inseguimento: giravano in possesso di una pistola “a salve” con il tappo rosso annerito

Gli agenti della Polizia di Stato della sezione Falchi della Questura di Napoli, hanno denunciato in stato di libertà due ragazzi minorenni per resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo di armi.
Secondo quanto emerso, i poliziotti, durante la consueta attività di controllo sul territorio, in zona Forcella, avrebbero notato due ragazzini a bordo di un motorino, i quali alla vista della Polizia hanno spinto sull’acceleratore per evitare i controlli.
Gli agenti hanno dunque intimato l’alt con l’apposita segnaletica in dotazione, ma i due minorenni avrebbero provato a fuggire verso via Vecchia Vicaria.
Durante l’inseguimento gli agenti hanno notato che il passeggero del ciclomotore nascondeva qualcosa sotto la maglietta, perché non allontanava mai il braccio sinistro dalla pancia, e incitava l’amico conducente ad accelerare.
I poliziotti sono riusciti a bloccarli in via S. Agostino alla Zecca e nel frattempo il passeggero ha tentato di disfarsi di una pistola che impugnava con la mano sinistra, lanciandola sotto alcuni cassonetti dei rifiuti, ma è stata prontamente recuperata dai poliziotti.
L’arma rinvenuta è una pistola marca Bruni modello New Police cal. 8 mm completa di caricatore al cui interno erano inserite due cartucce a salve.
La pistola aveva il tappo rosso completamente annerito da vernice nera e coperto da nastro adesivo di colore nero, modificato sul foro della canna per farla sembrare vera. Dai controlli sui due minorenni sarebbe emerso che uno dei due era nella babygang che nello scorso dicembre aggredì violentemente il giovane Arturo in via Foria, a Napoli.
L’arma è stata quindi sequestrata, mentre i due minori sono stati affidati ai genitori.

Duro il commento della madre di Arturo, Maria Luisa Iavarone su Facebook.
 «Il minore è stato ancora una volta riaffidato ai genitori. Gli stessi genitori che in sei mesi non sono stati capaci di fargli capire la gravità del gesto commesso».

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