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Ma chi si crede di essere questo ministro Musumeci?

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Il ministro Musumeci bacchetta il Presidente Bonaccini ed i sindaci romagnoli dichiarando che il governo non è un bancomat

Ma chi si crede di essere questo ministro Musumeci?

«Ma chi crede di essere questo ministro Musumeci? Pensa davvero di poter spiegare con arroganza ai romagnoli come si fanno le cose? », con queste parole l’inossidabile Pierluigi Bersani commenta la sortita di chi regge pro tempore il dicastero della Protezione Civile.

Appena subito la disastrosa alluvione di un mese fa i rappresentanti del governo sono accorsi a farsi fotografare in mezzo al fango. Ed hanno fatto promesse roboanti di solleciti e sostanziosi aiuti alle popolazioni colpite.

La conta dei danni

La conta dei danni non è cosa da niente. Sono stati colpiti 44 comuni, dai fianchi dell’Appennino fino alla pianura. Si sono contate “appena” 978 frane. Sono esondati 23 fiumi che hanno letteralmente stravolto l’assetto orografico di una intera regione, seppellendo case, campagne, capannoni sotto una valanga di fango spessa diversi metri.

I danni, ad una prima stima ammonterebbero ad almeno 8,8 miliardi.  Così ripartiti: 4,3 miliardi di danni pubblici (edifici pubblici, strade, fiumi) e altri 4,5 miliardi di danni a privati (singoli cittadini, aziende agricole e imprese varie).

Ma il ministro non si è risparmiata la soddisfazione di rimarcare che: «In Italia – e anche in Emilia Romagna – è mancata la prevenzione» perché «certa politica negli ultimi 30-40 anni ha preferito guardare alla ricostruzione piuttosto che alla prevenzione».

Il ministro Musumeci fa il Solone

Per inciso annotiamo: ma il ministro che fa tanto il Solone, cosa ha fatto in prevenzione nella sua Sicilia dove ha ricoperto la carica di presidente di regione? Sarebbe interessante girargli la domanda e sentire dalla sua bocca quali sono state queste grandi opere preventive realizzate durante il suo mandato, visto che, in quanto a dissesto idrogeologico , neanche in Sicilia non si è messi un gran che bene.

Tuttavia il nostro ministro quando – dopo un mese dal disastro romagnolo – si riunisce per un incontro col Presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e con i sindaci dei territori colpiti, se ne esce con l’ineffabile affermazione:  «il governo non è un bancomat».

Anzi ha precisato che  «il tavolo è nato per essere un coordinamento, che significa confrontarsi sui criteri e sulle priorità. Invece qualcuno ha pensato che la riunione dovesse servire soltanto per portare l’elenco delle spese e riscuotere. Il principio non è questo».

I tempi della burocrazia

Il che equivale a dire, che con i tempi della burocrazia, i soldi non arriveranno certo domani né in tempi ragionevoli, per permettere a chi deve ricominciare di risollevarsi dalla tremenda botta patita.

Secondo Confagricoltura un quarto delle piccole aziende rischia di non farcela. Lo stesso vale per le piccole realtà artigianali.

La sensazione diffusa è che «gli aiuti del governo non arriveranno presto. E che ci aspettano anni molto duri».

La levata di scudi delle opposizioni

La levata di scudi delle opposizioni non si è fatta attendere. Uno fra tutti, il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia, ha dichiarato che «è passato più di un mese ma manca ancora il nome del commissario alla ricostruzione e soprattutto mancano le risorse annunciate dal governo. Dei famosi due miliardi del decreto ci sono solo qualche centinaio di milioni di risorse fresche. È inaccettabile che il governo giochi a braccio di ferro con le istituzioni locali, per meri interessi politici, speculando sulla pelle di imprese e cittadini emiliani. Servono immediatamente risorse per chiudere la fase emergenziale e avviare la ricostruzione. L’arroganza del governo nei confronti dei sindaci e delle popolazioni del territorio, espressa nelle parole del ministro Musumeci è intollerabile. Il governo, completamente assente, deve assumersi al più presto la responsabilità di un sostegno a quei territori».

Neanche la parlamentare  Ilenia Malavisi del PD è stata molto tenera: «Musumeci non ha il minimo senso del suo ruolo e delle istituzioni. Le sue parole lasciano ancora una volta basiti: in particolare, la frase sul governo che non è un bancomat è offensiva per tutti quelli che stanno operando da settimane per risollevare l’Emilia Romagna».

Sommessamente una domanda

Sommessamente ci sorge una domanda: se invece della rossa Romagna il disastro avesse interessato una regione a trazione centro destra, l’atteggiamento del governo sarebbe stato così puntiglioso?

di Carmelo TOSCANO

 


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