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Castellammare di Stabia

Italiani in balia del web tra fake news e nuove malattie da overdose di social network

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Nel rapporto biennale Infosfera dell’Università Suor Orsola Benincasa i numeri inquietanti del nuovo sistema mediatico dell’era digitale

Per l’87% degli italiani i social network non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili e l’82% degli italiani non è in grado di riconoscere una notizia bufala sul web. Sono i dati allarmanti che emergono dal rapporto “Infosfera”sull’universo mediatico italiano realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell’Università Suor Orsola Benincasa guidato da Umberto Costantini, docente di Teoria e tecniche delle analisi di mercato ed Eugenio Iorio, docente di Social media marketing.

La ricerca completa, giunta alla sua seconda edizione, è disponibile integralmente e gratuitamente sul sito web dell’Ateneo napoletano ed è stata realizzata in collaborazione con i ricercatori dell’Associazione Italiana della Comunicazione pubblica e istituzionale, del Centro Studi Democrazie Digitali e della Fondazione Italiani – Organismo di Ricerca coinvolgendo un campione d’indagine superiore ai 1500 cittadini italiani, quindi con un errore statistico minimo che si attesta intorno al 2,5%.
La ricerca Infosfera, presentata stamane al Suor Orsola alla presenza del Commissario AGCOM, Mario Morcellini e dell’asses sore regionale alla Formazione, Chiara Marciani, raccoglie i dati sulla percezione del sistema mediatico, con particolare attenzione al livello di credibilità, fiducia ed influenza delle fonti di informazione.  Viene così disegnato il nuovo assetto dello spazio pubblico prodotto dai fenomeni della mediatizzazione, della disintermediazione, dell’information overload, della polarizzazione e della sottrazione di tempo e di attenzione.

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nnanzitutto emerge l’assoluta dipendenza degli italiani dal web. Il 95% del campione utilizza quotidianamente internet, quasi il 70% lo fa per più di tre ore al giorno e il 32% per più di cinque ore. La metà di questi tempi è impiegata sui social network. E crescono così i malanni da ‘overdose di web’. Stati d’ansia (8,68%), insonnia (16,84%), confusione e frustrazione (6,38%), dolori di stomaco e mal di testa (8,36%) e dimenticanze (9,93%). I social media e i dispositivi digitali stanno ormai rimodulando le facoltà mentali dell’individuo, il pensiero profondo, l’attenzione e la memoria. Il 69,34% degli italiani registra e memorizza le informazioni di cui ha bisogno sul telefono. Il 79,93% degli italiani ritiene di essere in grado di trovare facilmente le notizie di cui ha bisogno e tende a fare un largo uso di free media piuttosto che di media a pagamento.

Molte le contraddizioni emerse. Per l’87,24% degli italiani i social network non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili. Eppure per il 96,61% il sistema di informazione non è la dimostrazione che la democrazia italiana è in salute e per il 98,75% non è la dimostrazione che la democrazia italiana è debole. Non viene quindi messo in relazione lo stato del sistema di informazione con la qualità della democrazia e di conseguenza con il concetto di libertà che anzi viene percepita positivamente dalla supposta libertà garantita dalla rete. A riprova di ciò, per il 77,30% le fake news non indeboliscono la democraziaPer l’87,76% l’informazione che circola in rete è professionale, quindi è attendibile.

“È innegabile che si tratti di dati inquietanti – ha spiegato Eugenio Iorio, docente di Social media marketing all’Università Suor Orsola Benincasa e coordinatore scientifico della ricerca –  perché in un’infosfera così configurata i cittadini/utenti, sprovvisti dei più elementari strumenti di analisi e di critica della realtà e privi di qualsiasi strumento di difesa, tendono ad avere una visione distorta della realtà, una visione sempre più prossima a quella desiderata dai manipolatori delle loro capacità cognitive”. Da questo punto di vista diventa fondamentale il ruolo della formazione delle nuove generazione come ha evidenziato il Commissario AGCOM Mario Morcellini spiegando che “il quadro negativo emerso dal rapporto Infosfera lancia un forte allarme al quale possono e debbono rispondere le scuole e le Università impegnandosi nella formazione di una coscienza critica nei giovani che sia più preparata al bombardamento mediatico a cui oggi si viene sottoposti in maniera indiscriminata e incontrollata”.


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