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Castellammare di Stabia

Incinta in Tribunale, Giudice della 1° Sez. Penale di Messina la fa aspettare

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Incinta in Tribunale deve aspettare. Il Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina ha segnalato il caso.

“Il Comitato Pari Opportunità presso l’Ordine degli Avvocati di Messina sente la necessità di rappresentare di aver ricevuto diverse segnalazioni inerenti la gestione dell’udienza penale da parte del GOT. Dott. Albanese, giudice della Prima sezione Penale del Tribunale di Messina, il quale avrebbe tenuto comportamenti poco rispettosi della situazione di particolare vulnerabilità di alcuni testi da escutere.

Da ultimo, nell’udienza odierna (ieri, ndr), una Signora chiamata a testimoniare mediante accompagnamento coatto, al suo ingresso in aula e prima dell’inizio dell’udienza, ha rappresentato al Giudice la necessità di essere ascoltata in tempi brevi in quanto in stato di gravidanza a rischio, attestato da certificato medico esibito. Nonostante il consenso di tutti gli Avvocati presenti in aula alla trattazione immediata del procedimento in cui avrebbe dovuto essere escussa la teste, il Giudice non ha accolto l’istanza, rappresentando alla Signora che avrebbe dovuto attendere il proprio turno in base al ruolo già stilato ovvero che, in caso di estrema necessità, avrebbe ben potuto andare via dichiarando testualmente “non si preoccupi, la giustifico io”, non ricordando che la stessa era stata accompagnata in udienza dalla polizia giudiziaria.

In aula erano anche presenti il segretario dello scrivente Comitato, l’Avv. Luigi Giacobbe, nonché il vicepresidente della Camera Penale “Pisani–Amendolia”, l’Avv. Bonaventura Candido, i quali stigmatizzavano il comportamento del Giudice e chiedevano allo stesso di dare priorità alla necessità manifestata dalla teste e ricordando che è stata sempre buona prassi nelle aule del Tribunale di Messina la prioritaria trattazione dei procedimenti in cui sono coinvolti i soggetti che manifestano delle esigenze documentate. Dopo una accesa discussione, sostenuta anche da tutti gli altri avvocati presenti in aula, il Giudice acconsentiva alla chiamata del procedimento ove era interessata la teste.

Orbene, tale condotta non è nuova a questo Giudice. Si segnala, infatti, per come riferito da alcuni avvocati presenti in aula, che nella settimana scorsa doveva essere sentito un teste dell’età di anni 88. Anche in tale occasione, gli avvocati presenti in aula davano la disponibilità alla chiamata immediata del processo che vedeva coinvolto l’anziano, ma, in tale occasione, il Giudice non ha acconsentito alla modifica dell’ordine di trattazione, facendo attendere il teste fino alle ore pomeridiane.

I

l Comitato auspica che un intervento delle SS.VV., ognuno per le proprie competenze, affinché non si ripetano più tali comportamenti discriminatori ed irrispettosi, i quali ingenerano nell’opinione pubblica una distorta visione dell’operato del sistema giustizia”.

L’opinione.

Purtroppo non posso stupirmi della generale insensibilità istituzionale. Diversi anni addietro, nel ‘91 e ’92, ho subito quattro attentati definiti dagli inquirenti di “matrice mafiosa”. Dieci anni dopo, su relazione di un Giudice, la Magistratura, dal primo al terzo grado, li ha posticipati di tre anni, nel ’95, poiché ciò risultava dalle “indagini esperite”, pertanto tutto ciò che fino a quel momento avevo fatto e scoperto, dissanguandomi anche economicamente e di salute per cercare di venire a capo della vicissitudine, divenne vano. Di conseguenza fui messo sotto processo. Fui assolto in appello, ma da quel momento rinunciai ad ogni ricerca della verità in quanto non avevo neanche i soldi per pagare l’avvocato e per riprendere quella situazione di solo perizia sarebbe costato decine di migliaia di euro. Coincideva tutto questo travaglio giudiziario con l’essere stato operato e chemio trattato per alcuni anni. In una occasione produssi la certificazione ospedaliera che attestava la mia condizione chiedendo al presidente del collegio se l’udienza poteva essere anticipata. La risposta fu negativa, pure con stupore del mio avvocato, sicché dovetti rimanere tutto il giorno in tribunale fino alla ripresa delle udienze nel tardo pomeriggio in cui peraltro ero il solo cittadino in aula con il suo legale. Non so quante pillole di bentelan dovetti prendere quella volta. E a proposito dello spostamento della data degli attentati da me subiti, qualche anno addietro con la vicenda “Montante”, compresi, dopo circa un ventennio, che ero finito in quel tritacarne politico-istituzionale. Ho fatto presente ciò alla Commissione Parlamentare Nazionale Antimafia, più specificatamente sul punto dello spostamento giudiziario della data degli attentati da me subiti, effettuato giudiziariamente sulla base di “indagini esperite”, in quanto tale atto, incomprensibile, da parte della Magistratura, potrebbe avere implicitamente favorito situazioni di carattere politico-mafioso. È passato del tempo senza alcuna risposta. A volte penso che Grandi Uomini hanno inutilmente dato la vita per combattere questo sistema italiano, mentalmente arrogante e sprezzante. In Italia si dovrebbe istituire, quanto meno nei “piani medio-alti”, la revisione decennale, psicologica e attitudinale, in ogni settore del sistema: Stato e Regioni (nessuno indenne), come anche dare incarico a dei giuristi, intellettualmente onesti e indipendenti (che però non devono neanche avere famiglia poiché risaputamente la dissimulata mentalità nella politica e nelle Istituzioni italiane e specialmente siciliane, è anche quella della intimidazione attraverso la ‘civile ritorsione trasversale’), affinché rivedano tutto il sistema legislativo italiano, proponendone il risultato al Parlamento perché deliberi finalmente un rinnovamento socio-culturale-normativo per uscire da questo generale annoso anacronismo. Diversamente si continuerà e in crescendo, nell’ipocrisia, retorica, elusione, magniloquenza, ingordigia, omertà, altezzosità, benaltrismo, discriminazione, classismo, sprezzo, propaganda e arroganza. Fino a che dura.

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