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Imprenditore trovato impiccato a Peraga di Vigonza (PD). La legge “salva-suicidi”

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L’imprenditore aveva 57 anni ed era il titolare di una ditta a Peraga di Vigonza in provincia di Padova. Aveva problemi economici.

La sua azienda, la Italservice Srl che commercializza prodotti per elettrodomestici, da qualche anno aveva registrato dei cali di fatturato e per questo aveva messo in vendita il capannone, nella zona industriale di Vigonza. Presto avrebbe dovuto decidere il da farsi: se chiudere l’attività o provare a tenere duro sperando che il periodo di crisi lasciasse il posto a un rilancio. Ma probabilmente l’imprenditore padovano Emanuele Vezù, 57 anni, sposato e con due figli, non ha retto alla prospettiva di veder fallire l’azienda per la quale aveva lavorato così duramente.

Questa mattina 5 marzo un operaio si è presentato ai cancelli della ditta, ha suonato ma nessuno gli ha aperto, ha chiamato al telefono il titolare ma anche in quel caso nessuna risposta. A quel punto l’uomo ha deciso di avvertire la moglie di Vezzù che è arrivata sul posto con le chiavi. Insieme hanno aperto la porta e sono entrati nel capannone, compiendo la terribile scoperta. Vano è stato l’accorrere di un’ambulanza del Suem 118, il medico ha solo potuto dichiarare l’avvenuto decesso dell’imprenditore.

L’imprenditore non avrebbe lasciato alcun messaggio d’addio, ma sono gli stessi familiari a ricondurre il gesto alla frustrazione per la crisi che rischiava di compromettere per sempre il suo sogno imprenditoriale.

“Stavamo facendo il punto sulla situazione dell’azienda” ha dichiarato, sconvolta, la moglie “ci restavano da pagare le ultime rate e la maxirata finale del leasing poi il capannone sarebbe diventato nostro e avremmo potuto venderlo. Ma lui evidentemente l’ha presa come una sconfitta personale”.

S

ul posto il pubblico ministero Roberto Piccione e i carabinieri della Compagnia di Padova. Vezzù è stato trovato con le mani legate. Il dettaglio delle mani legate, in maniera grossolana, non cambia però l’ipotesi investigativa prevalente del suicidio: forse quello di legarsi le mani è stato un gesto per non desistere dall’intento di togliersi la vita. Secondo Federcontribuenti i suicidi in Veneto sono «almeno sei al mese, quelli che contiamo tra imprenditori in difficoltà».

Dispiace tanto.

Si segnala che In Italia c’è la legge n. 3 del 27 gennaio 201 “Procedimenti di composizione della crisi da sovraindebitamento e di liquidazione del patrimonio” in vigore dal 29/2/2012 e successivamente modificazioni e integrazioni tra cui il D.L. 179/2012 (convertito nella Legge n. 221 del 17 dicembre 2012) e cosiddetta “salva-suicidi” è anche “salva-casa”. La procedura può essere richiesta anche per i debiti pendenti con Equitalia o con altri agenti della riscossione. Per la prima volta in Italia la nuova procedura concorsuale per i soggetti non fallibili, tra cui anche il consumatore, l’imprenditore agricolo e la start up innovativa, consente al debitore persona fisica o altro soggetto escluso dalla legge fallimentare, di trovare un accordo con il creditore davanti al Giudice. Nel 2015 il Tribunale di Busto Arsizio (in provincia di Varese) ad esempio, nello specifico il giudice Carmelo Leotta, ha accolto la richiesta del legale di una donna che aveva ricevuto una cartella esattoriale da 86 mila euro, in base alla legge sul sovraindebitamento “Cifra ridotta a 11 mila euro perchè cassintegrata”. La sentenza è stata favorevole al cittadino nei confronti del quale gravava una cartella di pagamento di Equitalia. Tale cartella, ritenutava troppo al di sopra delle reali disponibilità del debitore è stata ridotta dal Giudice, tenendo conto di tutti i redditi del debitore e tolto quanto serve per alla famiglia per vivere. è stato infatti il primo in Italia ad applicare la nuova legge del sovraindebitamento. Una volta valutato l’effettiva capacità del debitore di onorare il debito, il tribunale ha deciso di ridurre di circa l’87% l’ammontare del debito, facendo arrivare la cartella di pagamento a 11 mila euro anziché 86 mila euro inziali. L’introduzione della legge sul “sovraindembitamento” consente quindi di accedere ad una procedura per facilitare il risanamento dei debiti, rivolgendosi all’organismo di composizione della crisi o ad un professionista abilitato che può essere un commercialista, un avvocato o un notaio, per presentare un piano di rientro per i debiti contratti. Se l’accordo viene approvato dal giudice, il debitore ha la cosiddetta esdebitazione che permette di ridurre il debito a quanto effettivamente il debitore è in grado di pagare in base alle sue disponibilità, e il resto del debito viene cancellato mentre se non viene accolto, il consumatore può comunque accedere alla procedura di liquidazione del patrimonio. Con la legge del sovraindebitamento è quindi il Giudice a decidere, sulla base di un’attenta analisi dei redditi del debitore quanto è in grado di pagare, valutando anche il merito creditizio, è il caso in cui il debitore per far fronte alle sue spese utilizza strumenti finanziari come carte di credito revolving, prestiti o pagamenti a rate accordati da banche o intermediari che non hanno valutano in primis la sua effettiva capacità di restituzione del debito, ovvero, hanno accordato cifre esagerate rispetto alla sue reali possibilità. Il sovraindebitamento in altre parole, permette quindi alla persona fallita di poter riprendere una nuova attività commerciale, senza vedersi più gravare del peso dei debiti contratti in precedenza e di potersi reinserire nella società.

Adduso Sebastiano

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