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I 5stelle, l’ARS costa. Il Presidente Miccichè, vi querelo. I pentastellati, noi ti quereliamo

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Andando a ritroso si scoprono articoli di quotidiani nazionali e regionali che di cifre sull’Ars ne sciorinano analogamente ai 5stelle isolani.

Della iniziale vicenda ci si era occupati in questo articolo “L’Ars costa 137 milioni all’anno” nel quale, riassumendo, si riportava quanto detto, in una conferenza stampa dai consiglieri regionali 5stelle a Palazzo dei Normanni, in un loro rapporto in cui si dichiarava che l’Ars costa mille euro al minuto, più della Casa Bianca e durante tutti i 12 mesi del 2018 il Consiglio regionale ha lavorato solo 87 giorni.

Il Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, per tutta risposta ha annunciato una querela nei confronti dei deputati del Movimento 5 stelle, poiché respinge i dati dei pentastellati sui costi dell’Assemblea. Inoltre ha chiesto le dimissioni dal Consiglio di presidenza del deputato Stefano Zito “Il grillino Zito abbia un sussulto di dignità e si dimetta dal Consiglio di presidenza del’Ars. Spero che lo faccia, perché non può rimanere continuando a dare dati falsi”, dice Miccichè“. E avrebbe continuato “Questi farabutti dicono solo falsità, mi sono stancato, ora passerò alle vie legali. Il mio ufficio legale sta valutando la querela nei loro confronti – dice all’Adnkronos-  ora basta. Cari amici del M5s, nella vita se io avessi un figlio come voi sarei un uomo disperato. Sono imbrogli che inventano loro. Quello che hanno detto ieri è una falsità. Questa è una istituzione, non è possibile continuare a denigrare sempre le istituzioni facendola sempre franca. Loro continuano a dire cose false, il loro è una sorta di tradimento – dice – perché non è affatto vero che l’Ars spesa mille auro l minuto. Il riferimento dei mille euro al minuto è all’aula, ma l’aula è solo un centesimo dell’attività dell’Assemblea regionale siciliana. Ma di cosa stiamo parlando. Questi signori hanno finito di dire falsità. Noi chiederemo i danni materiali e in più faremo causa penale perché la denigrazione delle istituzioni in Italia è vietata”.

Ci si domanda, seppure da profano, quale possa essere il reato penale in questione, considerato che i 5stelle hanno dichiarato che i dati da loro diffusi sono stati acquisiti presso la medesima Presidenza della Regione siciliana. Si ritiene inoltre trattarsi di una legittima valutazione, anzi per questo dovuta ai cittadini, di una parte politica regionale all’Opposizione, analogamente a come avviene da parte della Minoranza nel Parlamento nazionale contro l’attuale Governo nel quale ci sono i pentastellati. Ad avviso di queste pagine, censurare qualsiasi civile Opposizione, minacciando querele, quando l’argomento non tocca la sfera personale, appare inquietante, poiché richiama culture naziste o sovietiste che di certo non appartengono alla Repubblica e democrazia italiana.

Ad ogni modo, in risposta alla annunciata querela da parte del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) i deputati 5stelle presso la Regione siciliana hanno comunicato che faranno una controquerela nei confronti di Micciché. Ma sono questioni che devono vedersela i legali e nel caso, su cui decideranno i Giudici.

Tuttavia, su questa controversia dei costi dell’ARS non è la prima volta che, non tanto i Deputati regionali, quanto i mezzi d’Informazione, regionali e anche nazionali, ne parlano.

Scriveva “la Repubblica” il 22 dicembre 2001 “Costi della politica, record in Sicilia, l’Ars è il consiglio regionale più costoso. Ogni cittadino dell’Isola spende cinque  volte più dei lombardi: l’Ars pesa 33 euro l’anno per una spesa di 167 milioni. I lombardi pagano solo 6,6 euro a testa, i piemontesi 15”.

Scriveva “IlSole24ore” il 15 dicembre 2013 “Sicilia-beffa: il parlamento regionale costa 160 milioni, un sesto della spesa di Montecitorio. Fare le leggi e controllare l’attività del Governo regionale deve costare molto a Palermo. Più che in ogni altra Regione italiana, al Nord come al Sud. Il problema è che non si capisce perché occorrano così tanti soldi per far funzionare l’Assemblea regionale siciliana. Il parlamentino dell’isola infatti non bada a spese. Quasi una ricca cornucopia da cui attingere a piene mani. Ogni anno il costo per i contribuenti supera i 160 milioni di euro”.

Scriveva “IlFattoQuotidiano” il 21 gennaio 2014 “Sicilia, il parlamento più costoso d’Europa: solo in caffetteria se ne vanno 800mila euro. Spesi 165 milioni di euro nel 2013 dall’Assemblea Regionale Siciliana. Contro i 68 milioni di Regione Lombardia, che ha quasi il doppio degli abitanti dell’isola. Il Piemonte si ferma a quota 62 e la Campania, che ha contenuto le uscite, è a quota 66 milioni. Ecco la lista di tutte le spese: dalle tende alla manutenzione di Palazzo Normanni, dal costo dei dipendenti in servizio a quelli in pensione. E poi le spese di rappresentanza: ogni onorevole si fa rimborsare 27 caffè al giorno”

Scriveva “il Giornale” il 21 dicembre 2015 “”nelle altre 29 sedute successive alla fine delle vacanze”. Non che i deputati siciliani non avessero avuto il tempo di riposare durante l’estate, avendo goduto di ben 32 giorni di ferie (dal 7 agosto al 18 settembre). I parlamentari dell’Ars, va detto, non lavorano parecchio, con la loro “media di una seduta d’aula ogni settimana”. Ma, in queste sedute, si potrebbe pensare che i parlamentari si diano da fare, lavorando per parecchio ore. In realtà, come rileva Il Fatto, “l’Ars vanta anche il record di Parlamento più frettoloso d’Italia: ci sono sedute veloci, come quella che il 15 ottobre scorso era durata 57 minuti, oppure le sedute lampo, come il 23 ottobre 2013, quando l’assise dei parlamentari siciliani era durata 29 minuti tondi”. E in quell’occasione, ogni deputato è stato ricompensato con quasi 27 euro al minuto, ovvero 1.614 euro l’ora”.

Scriveva “LiveSicilia” il 12 giugno 2016 “ Ogni seduta costa un milione all’Ars, 11 ore di lavoro in un mese. Insomma, a che serve l’Assemblea regionale? Una domanda che Livesicilia ha posto altre volte, raccontando, nel corso di questi anni, l’abitudine a disertare l’Aula e la scarsa “efficacia legislativa” del parlamento. L’idea, insomma, è quella che l’Ars serva solo a se stessa. A tenere in piedi, cioè, un apparato fatto di deputati, certo, ma anche di consulenti e collaboratori, di dipendenti e “avventori vari” del Palazzo. Ovviamente, offrono i siciliani. E il conto è piuttosto salato. Ed è sempre lo stesso. Le undici ore di lavoro di gennaio a Palazzo dei Normanni sono costate ai siciliani cinque milioni. Tanto costa, al mese, l’Assemblea regionale. Se si escludono dal conteggio spese come quelle riguardanti le pensioni, che poco hanno a che vedere con la produttività dell’Assemblea. Ma che porterebbero le spese a oltre dodici milioni al mese”.

Scriveva “La Sicilia” il 23 novembre 2017 “Ars, la buonuscita per i 54 parlamentari non rieletti costa due milioni di euro. Quando fu approvata la riforma dei costi della politica all’Assemblea regionale siciliana, nel 2014, uno dei tagli doveva essere quello della cosiddetta liquidazione dei deputati. Invece ecco in arrivo i soldi che anche i 54 non rieletti il 5 novembre stanno incassando in questi giorni e che costa quasi due milioni alle casse del Parlamento più antico d’Europa”.

Scriveva il “Giornale di Sicilia” il 13 novembre 2018 “L’Ars? È come il Senato, ma solo quando conviene. l Parlamento siciliano è equiparato al Senato / Il Parlamento siciliano è equiparato al Senato / Il Parlamento siciliano è equiparato al Senato. È da anni che sentiamo questa frase ogni qual volta ci si scandalizza dei costi del Parlamento siciliano o dell’ammontare dello stipendio di uno dei suoi parlamentari. Si conosce anche la data esatta di quando si è incominciato ad equiparare: il 26 novembre 1948. Fra pochi giorni festeggeremo i 70 anni de «Il Parlamento siciliano è equiparato al Senato», con l’implicito ragionamento: noi non possiamo fare nulla, anche se volessimo. Come se fossero condannati da un disegno diabolico che li costringe ad essere equiparati ai generosi trattamenti del Senato”.

L’opinione.

T

rasparenza, chiarezza, comprensibilità, socialità, modestia, democrazia, queste misconosciute dal sistema pubblico-politico-giuridico-burocratico-professionale italiano e specialmente siciliano.

Adduso Sebastiano

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