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Fatture false per circa 4 milioni di euro. Sequestro di oltre 1,5 milioni

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Ragusa: Operazione “Wood connection” emesse fatture false per circa 4 milioni. Disposto sequestro di beni per oltre 1,5 milioni (video).

La scorsa settimana, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Ragusa hanno concluso una complessa ed articolata attività di polizia economico-finanziaria che ha consentito di individuare una frode fiscale posta in essere mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo di circa 4 milioni di euro. In tale contesto, i finanzieri hanno eseguito un sequestro preventivo – finalizzato alla confisca per equivalente – emesso dal GIP del Tribunale di Ragusa per la somma di oltre 1,5 milioni di euro su conti correnti, denaro, autovetture e immobili nella disponibilità di 2 società e di 2 degli 8 indagati denunciati, a vario titolo, per reati penali-tributari.

Le indagini, condotte dai militari della Compagnia di Vittoria – coordinate dal sovraordinato Gruppo, hanno preso avvio da una denuncia/querela presentata da un fornitore austriaco nei confronti del rappresentante legale di una società operante ad Acate (RG) nel settore della produzione degli imballaggi in legno, contesto economico primario del c.d. “indotto” del marcato ortofrutticolo di Vittoria (RG), e hanno fatto emergere l’esistenza di un’organizzazione finalizzata ad evadere le imposte, riconducibile al dominus acatese, P.O. (classe ’62), destinatario unitamente ad un suo complice, D.D. (classe ’78), del sequestro disposto dall’A.G..

I successivi approfondimenti svolti, su delega della Procura della Repubblica Iblea, hanno permesso di ricondurre lo schema fraudolento utilizzato dagli indagati al sistema del c.d. “carosello fiscale”, attuato tramite triangolazioni fra le società coinvolte al semplice scopo di evadere l’IVA, con una dimensione transnazionale, visto il coinvolgimento, oltre che di 6 imprese locali, anche di 2 società di diritto rumeno. Nel dettaglio la ricostruzione del complesso meccanismo fraudolento, ha permesso di fare piena luce sulle triangolazioni fittizie avvenute fra l’effettiva beneficiaria della merce, l’azienda di Acate, le società estere reali fornitrici e società sistematicamente interposte, intestate ad un “mero prestanome”.

L’imprenditore ragusano, infatti, si è servito di ditte individuali e società cd. “cartiere”, aventi sedi formali tra Niscemi (CL), Acate (RG) e Vittoria (RG), ma di fatto tutte gestite dalla sua società con sede ad Acate risultata sempre l’effettiva beneficiaria degli acquisti di merce intracomunitaria. Le imprese interposte, prive di struttura imprenditoriale, sono state utilizzate all’occorrenza per acquistare quantità di merce direttamente dai fornitori comunitari (austriaci e rumeni); in realtà la merce non veniva consegnata alla ditta che aveva effettuato l’ordine ma direttamente all’effettivo destinatario, P.O., beneficiario della frode.

La cartiera, quindi, veniva interposta facendo da filtro nelle transazioni commerciali tra i fornitori europei e la società operativa acatese, effettuando gli acquisti comunitari di beni, che poi risultavano rivenduti sul territorio nazionale, solo formalmente, perché la merce era già stata recapitata al destinatario finale.

Nel frattempo, la società interposta si accollava, a seguito della fittizia rivendita, il relativo debito I.V.A., che poi non versava all’Erario. Dal punto di vista documentale le operazioni erano contabilizzate nel seguente modo: la società di comodo di volta in volta utilizzata – inadempiente agli obblighi tributari – riceveva le fatture dai fornitori comunitari, senza applicazione dell’I.V.A. (in virtù del meccanismo del cd. Reverse charge, applicato per le cessioni all’interno di Stati dell’Unione Europa), procedeva poi ad emettere fattura, rivendendo il bene – questa volta con applicazione dell’imposta sul valore aggiunto – a favore del predetto acquirente effettivo, ad un prezzo imponibile inferiore a quello praticato dai fornitori comunitari (dunque, sottocosto) contravvenendo a qualsivoglia logica di guadagno.

Gli ulteriori accertamenti, eseguiti mediante mirati controlli incrociati hanno portato ad individuare tutte le altre ditte e società (3 ditte individuali e 4 società) utilizzate dagli indagati per l’emissione delle fatture soggettivamente inesistenti strumentali alla realizzazione della frode. Le complesse indagini, durate diversi mesi e coordinate dall’Autorità Giudiziaria di Ragusa, sono state condotte anche con l’ausilio di incisivi strumenti istruttori (quali perquisizioni, acquisizione di documentazione bancaria e indagini finanziarie sui circuiti internazionali) al fine di acquisire elementi probatori inoppugnabili circa la frode fiscale posta in essere dai responsabili.

Infatti è stato possibile, fare piena luce sul ruolo di primissimo piano svolto dall’imprenditore acatese, il quale è risultato, tra l’altro, anche amministratore di fatto di 2 società di diritto rumeno utilizzate quali soggetti da interporre nelle operazioni commerciali intracomunitarie.  Al termine dell’attività investigativa svolta, a fronte di false fatturazioni per circa 4 milioni di euro, l’A.G. Iblea ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente pari all’importo dell’imposte evase, fino alla concorrenza di oltre 1,7 milioni di euro.

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