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Castellammare di Stabia

Denunciato avendo chiesto il “gratuito patrocinio” dichiarando un reddito inferiore

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enunciato dalla GdF di Carini (PA) che attraverso controlli socio-economici ha accertato che aveva un reddito di €. 25.600,99

Nei giorni scorsi i Finanzieri della Tenenza di Carini comune della provincia di Palermo, in esito ad alcuni mirati accertamenti svolti sulle condizioni socio-economiche di diversi soggetti che hanno chiesto l’ammissione al “gratuito patrocinio” hanno individuato un illecito beneficiario residente a Isola delle Femmine (PA).

 Come noto, l’istituto garantisce a meno abbienti, in ossequio ai principi costituzionali di uguaglianza e di diritto alla difesa, la possibilità di essere assistiti e rappresentati in giudizio da un legale, anche quando non sono in grado sostenere il relativo costo.

In pratica, chi ha un reddito particolarmente basso (non superiore a euro 11.493,82 elevato di euro 1.032,91 per ognuno dei familiari conviventi), presenta un’istanza corredata dalla documentazione che attesta il possesso dei requisiti necessari per il cosiddetto “accesso gratuito alla giustizia”.

Le Fiamme Gialle, acquisite le autocertificazioni prodotte, hanno controllato la veridicità delle stesse, mediante il confronto con gli elementi reddituali e patrimoniali risultanti dalle banche dati in uso al Corpo, esteso ai nuclei familiari e ai conviventi dei richiedenti.

In un caso tale attività ha consentito di rilevare che il richiedente, nell’istanza di patrocinio a spese dello Stato, aveva dichiarato per il 2020 un reddito imponibile pari a €. 5.922,97, diversamente da quanto accertato dai Finanzieri della Tenenza di Carini i quali hanno constatato un reddito pari ad €. 25.600,99.

Per tale motivo lo stesso è stato denunciato alla competente Autorità Giudiziaria per aver attestato falsamente la sussistenza delle condizioni di reddito previste per l’ammissione al beneficio ex art. 125 del DPR 115/1992 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia) che prevede la reclusione da 1 a 5 anni di carcere e una multa sino a un massimo di 1.549 euro.

NOTA

L’attività di servizio conferma il ruolo di polizia economico-finanziaria affidato al Corpo della Guardia di Finanza, a contrasto di coloro i quali, accedendo indebitamente a prestazioni assistenziali erogate dalla Stato, sottraggono importanti risorse economiche destinate a favore di persone e famiglie che si trovano effettivamente in condizioni di disagio.

Adduso Sebastiano

(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)


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