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Corbo su Napoli – Juve: “Non è stato un grandissimo spot per il nostro Paese”

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Corbo su Napoli – Juve: “Non è stato un grandissimo spot per il nostro Paese”

All’indomani del tanto atteso incontro del San Paolo tra Napoli e Juventus, Antonio Corbo nel suo editoriale per la Repubblica ci va giù duro: “Ma è stata davvero una sfida scudetto? Alle 200 nazioni collegate in mondovisione, l’Italia esclusa dai mondiale 2018 invia un’immagine sfocata del suo calcio. Con la Juve che schioda la partita in contropiede per poi difendersi, con il Napoli capolista che arriva ad una delle serate verità con ritmo basso e congegno offensivo ossidato. Vince la strategia della distensione di Allegri. Fa sapere che il campionato si decide a marzo, che favorito è il Napoli, che il risultato è importante ma non definitivo: fa capire che è arrivato con grande timore e poche pretese. Vero? Macchè. Tanto per ammorbidire le tensioni, da lunedì amplifica la notizia dell’infortunio di Higuain, annuncia che forse non giocherà: sottrae così il bomber spergiuro a insidiose suggestioni. Higuain, il paziente della mano sinistra rotta, celebra il suo gol salutando con la destra nello stadio non più suo, tifosi che precipitano nel più allarmato silenzio. Non cerca simpatia né perdono, merita tuttavia il gol in contropiede per la prontezza del movimento che lo porta largo a destra, con Mario Rui che in ritardo riprende il suo posto e Koulibaly che esita un po’. È un capitolo che si apre e chiude troppo presto, comincia una partita imprevista con la Juve che conferma il suo già prudente 4-4-1-1. Con Chiellini in forma, si difende meglio con la linea a 4, tiene bene il centrocampo con Pjanic che inventa poco ma controlla Jorginho, che merita attenzione: non crea, se riceve passa ad Hamsik che ricambia, il Napoli intanto riparte lento, con Koulibaly che nel primo tempo sembra persino più sveglio e continuo dei due mediani. In sintesi: sono in tre ad impostare, rendono ancora più macchinosa la manovra di rilancio, inevitabile che siano poco collegate le punte. Insigne ritiene di avere da solo la responsabilità dell’attacco, tira troppo ma debole. Mertens si agita, devia a sinstra, ci prova, litiga pure con Higuain, ma è distante dal magico bomber che aveva proprio cancellato il vuoto creato dalla fuga dell’argentino. A destra Callejon arriva in ritardo al centro per chiudere i tagli: quando la forma è opaca, c’è ruggine nei meccanismi. Lentezza e imprecisione falsano i sincronismi che da tempo rendevano micidiale l’attacco. Si arrende Insigne, ed ecco Ounas, slegato finalmente. Sarri tenta di dare qualche accelerazione sostituendo Allan con Zielinski, ma qualche vizio di struttura si evidenzia. Dove liberava tutto il suo furore la catena di sinistra, il Napoli si ritrova per un po’ con Hysaj, Zielinski e Ounas, tre di piede destro. Perchè si è intanto spostato a sinistra Hysaj per far posto a Maggio e consentire l’uscita di Rui. Da quanto tempo il Napoli trascura la coperture delle fasce in difesa? Bastano le alternative presenti oggi a Hysaj e Ghoulam per quella che doveva essere una sfida scudetto? Allegri non si aspettava un Napoli così lento, tranne le prime fiammate. Gli basta osservare la pacata difesa Juventina, per dare un ultimo giro di chiave richiamando nel finale la difesa a 3 con Barzagli. Il Napoli che ha illuminato la serie A italiana proprio ora appare dimesso, nel rappresentarla ai duecento paesi collegati per quella che doveva essere la grande sfida italiana”.


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