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Come le parole diventano sassi lanciati nascondendo la manina: La Verità

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Oggi, a differenza degli altri giorni, ho deciso di focalizzarmi non su tutte le Prime Pagine dei quotidiani nazionali ma su una in particolare: La Verità.

Come le parole diventano sassi lanciati nascondendo la manina: La Verità

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ggi, tanto per ben iniziare la giornata ed in attesa del quanto la stessa ci offrirà, a differenza degli altri giorni ho deciso di focalizzarmi non su tutte le Prime Pagine dei principali quotidiani nazionali ma su una in particolare che sempre mi ha posto davanti alla domanda del: ma come è possibile dire certe cose spacciandole per Verità senza vergognarsi nemmeno un pochino? Ma certo, basta inserirle in un giornale che si è battezzato La Verità e quindi sentirsi a proprio agio come con un vestito fatto su misura da un buon sarto e quindi in grado di nascondere ogni difetto, finanche, magari, una gibbosi (gobba, insomma).

La Verità quindi. E vediamola come essa è, oggi, secondo Belpietro e Capezzone che brillano nella Prima Pagina con le loro profonde riflessioni ed analisi.

IL PRIMO è Maurizio Belpietro che apre il quotidiano con il suo verbo che oggi recita:

Deficit e giornali usati come manganelli
Adesso che la Lega è stata fatta fuori, il debito non è più un problema e i conti non destano allarmi: si può spendere. A segnalarlo sul «Corriere» lo stesso Fubini che vaticinava sfracelli e fu smascherato da un collega. Che dice: anche altri quotidiani mentono

Che dire, ognuno parla di quanto conosce ed apprezza bene e, indubitabilmente, lui del deficit è un fan sfegatato (se fatto ovviamente dai destroidi) e poi, per quanto riguarda i giornali usati come manganelli, dell’una e l’altra cosa (giornali strumentalizzati e manganelli) è un gran maestro visto che, appunto, è prima firma di un quotidiano che sin dall’intestazione è una falsità, alla meglio: una burla.

Ma tantè: chapeau alla sua vista che le consente di vedere la pagliuzza, per quanto magari microscopica, nell’occhio degli altri ed ignorare le travi che prolificano nel suo occhio e nel suo giornale. Ripeto: chapeau!

IL SECONDO poi è Daniele Capezzone, e qui c’è tanto in più da dire e da dover dire.

Com’è noto a tutti, e se non lo fosse lo ricordo io, Capezzone è un fine dicitore e intenditore di laqualunque, ex esponente dei Radicali, ex di Forza Italia, ex del Popolo delle Libertà, ex dei Conservatori e Riformisti, ed ex Direzione Italia.

Oggi è firma riempitiva di La Verità nella quale, dopo essersi cimentato ieri sulla neo ministra Teresa Bellanova e sulla sua mise. Cosa fatta nel suo solito modo cazzeggiante utilizzato per scrivere di tutto senza mai dire niente, se non lanciare velenose stronzate e vaneggianti assunti, oggi ricorre al suo mai esaurito vittimismo e si lamenta del raccolto che ha avuto dal quanto ha seminato ieri. Raccolto che non gli garba per cui si ritiene in dovere di scrivere: Critichi un abito? Fioccano le minacce di morte e di rilasciare un’intervista all’Adnkronos nella quale dice:

“Sono sconcertato. Ho fatto una battuta su un vestito, ripeto su un vestito, ripeto per la terza volta su un vestito e da questa notte sto ricevendo minacce, anche di morte, con ampia mobilitazione di troll”
“Francamente penso che tanti resisteranno, resisteremo, a questo tipo di squadrismo. Ma davvero non si può fare una battuta su un vestito? O che ne so, sulla pochette di un uomo o sul vestito di una signora?”.
“Ed è gravissimo che qualche furbetto cerchi di attribuirmi considerazioni mai fatte e mai pensate su corpi o donne”.

Ecco, carissimo Capezzone, il problema sta proprio in questo: lei scrive ciò che pensa (oddio, pensa, gli passa per la testa, ecco sì, così è detto meglio) dimenticando sempre di mettere in moto il cervello e, per questo, poi non si rende nemmeno conto della ….zate che scrive. In questo caso fa anche la pittima visto che prova a minimizzare il detto enfatizzando così la cosa stessa tornando ad accendere i fari sulla persona che lei ha preso a suo bersaglio. Fari che hanno attirato su di lei tutti i troll destrorsi, e questi in genere, che subito hanno abboccato all’esca da lei lanciata in perfetto stile destroide e salviscita che prevede il lanciare un sasso nello stagno ben sapendo che questo genererà dei cerchi concentrici che si allargheranno e moltiplicheranno da soli. Nei casi di parole lanciate come sassi nello stagno del web, queste sono ne più ne meno che sassi lanciati, oltretutto, vigliaccamente e senza esporsi troppo, certi che poi “i cerchi” seguiranno e, in questa versione di sasso e di stagno (parole e web) i cerchi sono i fanatici, ed italiotici, follower che allargheranno il cerchio sempre di più e faranno il lavoro sporco che l’originario scrivente, in questo caso lei, non ha avuto nemmeno il coraggio di fare in prima persona o che, comunque, a voler essere benevoli, ha scatenato solo perché non ha messo in moto il cervello prima di parlare, scrivere. Ma forse il problema è che chiave non ha visto che, quand’anche l’avesse, nulla avrebbe da mettere in moto.

Prenda esempio ed impari, se riesce a coglierne la “finezza”, dalle parole dette dalla stessa neo ministra TERESA BELLANOVA:

«La vera eleganza è rispettare il proprio stato d’animo: io ieri mi sentivo entusiasta, blu elettrica e a balze e così mi sono presentata. Sincera come una donna #qualcosadiblu».

Nel tardo pomeriggio ha aggiunto:

«Visto che il blu di ieri ha elettrizzato molti, ho voluto provare con questa mise oggi, che ne dite? #vestocomevoglio oppure no? Secondo voi?».

ECCO! Questo è saper veramente, e seriamente, scrivere e ribattere. per cui: doppio chapeau alla neo Ministra e, ripeto, impari, se ci riesce.

Un’ultima cosa, nel suo farsi vittima facendo invece la pittima, lei dichiara, chiedendo:

Ma davvero non si può fare una battuta su un vestito? O che ne so, sulla pochette di un uomo o sul vestito di una signora?

Ecco, emerito, il fatto sta proprio ed anche in questo: sul vestito di un uomo o sulla pochette mai si scrive, men che meno l’ha mai fatto ne lo farebbe lei, come non lo fa, o l’ha fatto, su altre donne. Lei, invece, ha scelto, mirando con preciso intento, la neo ministra Teresa Bellanova, e può essere lieto del centro che ha fatto visto il quanto ha scatenato contro la stessa, nel web e non solo visto che anche i giornali di una certa tendenza (destroida) non è che hanno ignorato il faretto da lei acceso, e si sono esercitati a mettere giù colonne e colonne di presunta analisi e valutazioni con tanto spreco di carta ed inchiostro trasformati in latame.

E chiudo qui senza nemmeno chiederle conto delle minacce di morte che, a suo dire, avrebbe ricevuto visto che sono quasi certo che trattasi di altra cosa dal sen sfuggitele e li lanciate tanto per far allargare altri cerchi di beoti, pardon, beati follower destroidi. E dico così perché penso che la sua persona, ed il giornale che l’ospita, di queste minacce di morte, qualora veritiere e documentabili, ne avreste fatte paginate e paginate con foto e quant’altro. Ed invece. Invece nulla! C’è il solito sassolino da lei lanciato con la mano subito ben nascosta.

E questo è per cui: chapeau anche a lei, alla sua faccia ed improntitudine che le consentono di poter continuare ancora a (s)parlare a modo suo in linea con l’abito che attualmente indossa dopo aver indossato quello dei Radicali, di Forza Italia, del Popolo delle Libertà, dei Conservatori e Riformisti, e di Direzione Italia. Quasi quasi ha cambiato più abiti lei che casacche il Caporale Salvini.

ndr finale: ovviamente anch’io posso meritare tanto di ironico chapeau, e magari anche altro, ma, a mia giustificazione, posso appellarmi all’antico detto del: chi va al mulino si infarina! Ed io ho la ventura di addentrarmi, quotidianamente, nei tanti mulini  della stampa nazionale per cui, leggo e, avendo il difetto di essere tanto, molto, troppo empatico e pronto ad apprendere, assorbo e mi amalgamo. Oggi mi sono fermato nel mulino La verità per cui, con cotanti maestri …….

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