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Castellammare di Stabia

Ballottaggi, al via le votazioni nel napoletano alla ricerca della trasparenza

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Sono nove i comuni della Campania in cui oggi si aprono di nuovo le urne dopo un primo turno nel corso del quale si è registrata soprattutto la prevalenza delle liste civiche e la sparizione dei simboli di partito ma anche del Movimento Cinque Stelle che, pur reduce dal successo delle politiche del 4 marzo, non è riuscito a ripetere l’exploit.

Regge l’urto, invece, il centrodestra, che conta di incassare la vittoria in diversi centri. Pochissimi gli apparentamenti ufficiali, anche se non sono mancate le manovre e gli accordi sotto banco. Il ritorno al voto dopo 15 giorni e comunque a pochissima distanza dalle politiche di marzo induce inoltre a pensare a una possibile diserzione delle urne, anche alla luce della sfiducia dell’opinione pubblica dopo diverse inchieste ufficiali (Castellammare di Stabia, Torre del Greco, San Giuseppe Vesuviano e Qualiano) e altre polemiche su presunti brogli, voto di scambio, intimidazioni, errori nei seggi.
A Castellammare di Stabia il Pd dal ballottaggio esce per una differenza di appena 103 voti. Massimo De Angelis ha dovuto fare spazio a Gaetano Cimmino del centrodestra e Andrea Di Martino di una coalizione di centro composta da liste civiche. Si tratta di capire, ora, dove finirà l’elettorato in libertà del democrat: il partito ha ufficialmente invitato a votare scheda bianca ma la caccia al voto c’è comunque stata. Neutralità anche da parte dell’altra sinistra, quella di Leu che ha sostenuto al primo turno Tonino Scala e si è fermata a quota 8%. A stravolgere tutto, poi, ci si è messa una doppia inchiesta della magistratura: una sul voto di scambio (foto di schede al primo turno, distribuzione di pacchi alimentari con pubblicità elettorali) e l’altra sulla presenza di uomini dei clan davanti ai seggi. Inoltre, Di Martino ha denunciato la richiesta del pagamento di una utenza in cambio del voto da parte di una donna dichiaratasi appartenente a un clan e una serie di minacce subite in strada.
Anche a Torre del Greco il lavoro della magistratura ha monopolizzato gli ultimi giorni della campagna elettorale. L’ipotesi della procura di Torre Annunziata è che sarebbero stati offerti posti di lavoro in cambio di voti, con la selezione di operatori ecologici da inserire nel consorzio gestore del servizio di nettezza urbana, da parte di un’agenzia di lavoro interinale vicina a due aspiranti consiglieri comunali. Tira ancora aria di tempesta, dunque, in una città che ha visto interrompere la passata consiliatura a causa dell’arresto dell’allora sindaco Ciro Borriello, ora in libertà e a processo per corruzione. Stavolta al ballottaggio sono arrivati Giovanni Palomba, sostenuto da liste civiche e Luigi Mele, riferimento di Forza Italia ed ex assessore proprio con Borriello.


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