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Castellammare di Stabia

Arance siciliane, firmato l’accordo per la spedizione via aerea in Cina

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Le arance siciliane andranno in Oriente. Lo ha annunciato il ministro Di Maio dopo la conclusione positiva degli accordi tra Italia e Cina.

Il Vicepremier ha dichiarato che “… il ministero dell’Agricoltura ha firmato l’accordo sugli agrumi per la loro spedizione via aereo tra Italia e Cina. Prima, pensate, era vietato e potevano arrivare in Cina solo in nave, facendo perdere un sacco di soldi ai nostri imprenditori, che ora finalmente potranno portare il gusto delle nostre arance anche ai cittadini cinesi. Si tratta di una grande opportunità per i nostri agricoltori con i quali avevamo preso un impegno un anno fa”.

L’accordo è andato in porto dopo una missione diplomatica del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, che ha dato la notizia in una conferenza stampa presso l’ambasciata italiana a Pechino, ha aggiunto di voler proseguire i rapporti bilateraliLa Cina diventerà forse la priorità del mio ministero per la internazionalizzazione. L’Italia è indietro rispetto ai volumi generati da Germania, Gran Bretagna e Francia, ma i margini per migliorare ci sono con un’azione coordinata”.

Il presidente del distretto agrumi Sicilia Federica Argentati si dichiara soddisfatta dall’accordocosì come anche ai tecnici dell’assessorato per l’Agricoltura della Regione siciliana che hanno sostenuto tutto il percorso di modifica del protocollo a supporto delle imprese interessate. Mancava solo questo passaggio che adesso ci consentirà di portare alcune produzioni di eccellenza sui mercati cinesi. Il Distretto è stato determinante nel sollevare la necessità del trasporto via aereo e ha sempre sostenuto l’apertura di questo nuovo e grande mercato per la filiera agrumicola, promuovendo momenti di confronto con i rappresentanti delle istituzioni e del governo”.

La Cina è uno dei principali Paesi produttori di agrumi al mondo, con un totale di 38 milioni di tonnellate, ma la Sicilia, con i suoi 1,6 milioni di tonnellate gioca finalmente la carta dei propri incomparabili prodotti di qualità.

L’opinione.

Alcuni anni addietro, quando in Sicilia c’era un’altra nomenclatura alla Regione siciliana, scrissi da cittadino all’allora Presidente affinché, considerato che l’Isola è a Statuto autonomo, si creassero le condizioni fiscali ed amministrative per gli investitori stranieri che volessero investire nella Sicilia, in quanto, come pure si leggeva sui siti di economica e finanza, c’erano (anche oggi) montagne di soldi liquidi privati nel mondo (decine di trilioni di dollari) che aspettavano solo di essere impiegati. Ciò avrebbe potuto rilanciare l’economia, le infrastrutture, l’occupazione, la viabilità, il turismo, ecc. Ci vogliono infatti i soldi (e non le propagande dei cantastorie ideologizzati o le manfrine dei gonfiati moralisti) per lo sviluppo e il lavoro. I soldi privati, quando ovviamente leciti e trasparenti, pagano le tasse e queste ultime vanno (dovrebbero andare) in servizi e opere per il fine ed interesse comune (quando ci sono leggi chiare, serie e severissime ma per tutti nessuno indenne). Appello vano. Con l’attuale nomenclatura regionale siciliana addirittura si ritiene che tutto diventa bellissimo con i soli annunci. È dovuto adesso intervenire il neoGoverno nazionale quanto meno per aprire all’estero i mercati agrumicoli siciliani. Da un lato ossigeno vitale per molti agricoltori siciliani, ma per un altro verso la conferma che in Sicilia (di tutta evidenza tranne per chi non può o non vuole vedere o sapere) i trasversali endemici politici e istituzioni alla Regione Siciliana e rispettive pletore di codazzi elettorali del sistema pubblico-politico (tutti mantenuti con l’estorsione fiscale e il debito pubblico) non fanno progredire l’economica isolana continuando a tenere sotto scarpa e nel bisogno i siciliani produttivi, lavoratori, proprietari e operosi, così questi ultimi rimanendo assoggettati all’endemico voto di scambio, al mercimonio, alle mazzette, al pizzo, agli strozzini, agli usurai, alla criminalità e ai corrotti, contro cui rimane spesso, almeno fino adesso, di piegarsi o di emigrare come sta avvenendo a migliaia soprattutto giovani.

A

dduso Sebastiano


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