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25 Novembre giornata mondiale vs la violenza sulle Donne

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Dal 1981, gli attivisti dei diritti delle donne hanno segnato il 25 novembre come un giorno contro la violenza in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal.

25 Novembre giornata mondiale vs la violenza sulle Donne

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a violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e una conseguenza della discriminazione nei confronti delle donne, nella legge e anche nella pratica, nonché delle persistenti disuguaglianze tra uomini e donne.

La scelta del 25 Novembre
Dal 1981, gli attivisti dei diritti delle donne hanno segnato il 25 novembre come un giorno contro la violenza in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche nella Repubblica Dominicana, per ordine del sovrano domenicano Rafael Trujillo (1930-1961).
Successivamente, il 20 dicembre 1993 l’Assemblea Generale, con la risoluzione 48/104, ha adottato la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne.
In questo contesto, nel 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato governi, organizzazioni internazionali e ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani ancora molto diffusa.

 

Purtroppo, nonostante il tema venga trattato sempre di più, è emerso il problema del “saper raccontare” la violenza: disgraziatamente, alcune testate -o sarebbe meglio dire certi giornalisti- nel riportare i fatti, finiscono col “giustificare” gli aggressori-assassini premurandosi di scrivere che “nonostante quello che è successo” “era un padre amorevole” “tutto casa e famiglia”…
Marilù Oliva, saggista e scrittrice italiana, a proposito dell’episodio dell’insegnante vittima di revenge-porn da parte dell’ “ex-fidanzato”, aveva denunciato come in un articolo pubblicato sul giornale Leggo, l’autore aveva riportato i fatti definendo l’azione del colpevole come espressione di “mascolina virilità”. Ha dunque scritto al direttore della testata per denunciare il modus operandi del giornalista autore dell’articolo, ottenendo la rimozione della dicitura “mascolina virilità”.
Questo dimostra, come SI POSSONO OTTENERE RISULTATI, se si FA SENTIRE LA PROPRIA INDIGNAZIONE.

Dal 1 gennaio al Testo Unico che regola la deontologia dei giornalisti sarà aggiunto un articolo, il 5 bis, che recita:
“Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista:
a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona;
b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso;
c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte”.

Altra storia invece è per un’altra testata Il Corriere, che nell’articolo intitolato “Sos famiglia senza figli non c’è futuro” vengono intervistati 3 uomini- di cui uno monsignore, per parlare della necessità della donne di provvedere a colmare il problema del crollo delle nascite.
Questi sono i casi con cui si capisce bene del perché il problema della violenza sulle donne e delle differenze di genere tardano a risolversi… Perché per parlare delle Donne vengono interpellati gli Uomini?
Questo articolo pubblicato sul Corriere è espressione di un brutto e pericoloso patriarcato, che ci esclude e vuole rimetterci ” a posto”.

E’ evidente che per evolverci verso una Civiltà degna di tale nome è necessaria una evoluzione da parte degli uomini: sono loro i primi a doversi ribellare al patriarcato e INSIEME alle donne proiettarsi verso un futuro in cui le differenze di genere non implichino la sottomissione o l’umiliazione di uno o dell’altro.

Non è un’utopia, dato che esistono uomini degni di tale nome che non hanno bisogno di sottomettere la donna per non vedere “intaccata la loro virilità”.

Ma sono ancora troppo silenziosi.
Le azioni degli uomini violenti, ignoranti e cattivi fanno molto più rumore.
Quel che è peggio, è che sono un pessimo esempio per i ragazzi delle nuove generazioni, che recepiscono l’idea -sbagliata- che la propria virilità e il proprio orgoglio siano legati al numero di ragazze a cui sfilano le mutante e si portano nei bagni dei locali-o auto, o “case di amici” per scoparsele a turno, preoccupandosi di fare foto e video per “provare” quanto sono “Uomini”.

Si dice che la minigonna sia stata rivoluzionaria per le Donne, in realtà dovremmo pensarci su è considerare invece il tailleur.
Con le giacca che fa risaltare le spalle e i pantaloni che permettono una falcata lunga, è questo il capo di abbigliamento simbolo di indipendenza femminile.
E’ infatti capo di abbigliamento scelto per le celebrazioni accademiche – a dimostrazioni che le Donne hanno accesso all’istruzione e studiano con ottimi risultati, per i colloqui di lavoro – e dunque segna il raggiungimento dell’indipendenza economica.

Queste “cose” pare diano ancora “fastidio” a certi uomini -NON TUTTI-, che non mancano di marcare che “l’essenza della donna sta nella maternità” – MAI CHE SI DICA CHE L’ESSENZA DELL’UOMO è LA PATERNITà?!
Persino Papa Francesco ha rimarcato la necessità di riservare ruoli apicali nella Chiesa alle Donne, speriamo che ci riesca.

E’ necessaria però una presenza femminile più incisiva nella Politica, non è una questione di numeri, ma di mentalità: c’è bisogno di un pensiero femminista, che non vuol dire che “le femmine sono meglio dei maschi” o che “le femmine odiano i maschi”, per niente!
Essere femministe, femministi, vuol dire rivendicare una parità nel rispetto dei diritti sia degli uomini che delle donne su tutti i livelli (vedi soprattutto quello economico- è assurdo che nel 2020 la disparità salariale tra uomini e donne sia così marcata).
Vuol dire rivendicare la propria libertà di espressione, e anche sessuale -recentemente  The Guardian ha elogiato Raffaella Carrà per essere sta un’icona rivoluzionaria per le Donne Italiane-.

Perché ci sia questa “Evoluzione” è necessaria la cooperazione ANCHE da parte degli uomini, non può essere una guerra, ma il risultato di una profonda riflessione che miri a rivedere innanzitutto la concezione del “Maschio” non più come “padrone, dominatore della donna”.

A proposito di uomini che sono dalla parte delle donne, Luciano Somma autore della canzone

“Una donna da salvare”
Io non sopporto più
Il dolore che
Mi stai dando tu
Con tanta crudeltà
Quelle botte che
Spesso tu mi dai
sembri un pazzo tu con me
dimmi cosa vuoi
cuore non ne hai, e non hai pietà
Cerco aiuto sai
non ti odio ma
io mi salverò!

Resto qua
Ma presto finirà
Dio verrà
e mi proteggerà
me ne andrò
ben presto fuggirò
via da qui
lontano volerò…
Io da te ho avuto solo guai
Perché tu non mi hai capita mai
Non potrò scordare adesso e poi
Tutto ciò che hai fatto e che mi fai!

La violenza è nata in te e non si fermerà
Come fosse malattia che non guarirà
Da oggi cambierò la vita mi darà
Quella tranquillità che ho perso e che riavrò.

Io non mi arrenderò
Un futuro avrò
Lo custodirò
E lo difenderò
Quando non lo so
Ma lo cercherò
La speranza è qui, con me
È Viva più che mai
Ti perdono sai ma non subirò
Tu mai più farai
Quello che vorrai.
Io mi salverò!

Resto qua

 

Il 1522 è numero verde anti-violenza e stalking, attivo h24 promosso dalla Presidenza del Consiglio di Ministri e dipartimento delle Pari Opportunità a cui ci si può rivolgere gratuitamente, perché la Violenza di genere è una ferita che logora tutto il Paese.

 

 

Stéphanie Esposito Perna

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