Resa dei conti sui rimborsi nei 5 Stelle

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Lo scandalo dei falsi rimborsi dilaga sui Cinque Stelle. Sono almeno dieci i parlamentari coinvolti. All’interno del movimento inizia la resa dei conti con l’eurodeputato David Borrelli, fedelissimo di Casaleggio. Luigi Di Maio controlla i conti dei grillini e contrattacca: nessuno può farci la morale.

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ROMA – Lo scandalo Rimborsopoli dilaga e travolge il Movimento 5 stelle, anche se Beppe Grillo è convinto che «alla fine ci favorirà». Dopo il deputato Andrea Cecconi e i senatori Carlo Martelli e Maurizio Buccarella – come lo stesso M5S scrive su Facebook – sono «coinvolti in irregolarità» anche i deputati Emanuele Cozzolino e il torinese Ivan Della Valle. Gli autori dell’inchiesta de Le Iene – da cui è nato il caso – in serata aggiungono all’elenco altri cinque nomi di parlamentari implicati: i tre deputati Giulia Sarti, Silvia Benedetti e Massimiliano Bernini, e le due senatrici Elisa Bulgarelli e Barbara Lezzi.

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Luigi Di Maio è costretto a interrompere il suo tour elettorale e prova ad andare al contrattacco. In mattinata si reca in banca, nella filiale di Montecitorio, per mostrare alle telecamere i 150 mila euro che ha restituito e fugare ogni dubbio, almeno su di sè. Poi controlla di persona i conti di alcuni parlamentari fatti rientrare a Roma. E stamattina è atteso al ministero dell’Economia per chiedere un elenco più dettagliato dei versamenti devoluti dai 5 stelle al fondo per le Pmi. Per Cozzolino e Della Valle, invece, il destino sembra segnato: «Saranno cacciati», assicura Di Maio. Della Valle è affranto: «Non mi soffermo sui problemi finanziari e personali che mi hanno portato a tutto questo, non sono scusanti», scrive su Facebook, con gli attivisti grillini che lo demoliscono a suon di insulti.

Diverso il discorso per i cinque nomi indicati da Le Iene. Su di loro il giudizio del leader è ancora sospeso. Lo staff del Movimento sta approfondendo le verifiche bancarie e al momento risulta che le senatrici Lezzi e Bulgarelli abbiano saltato un solo bonifico. Per loro «non si prefigurerebbe il dolo», sostengono dal M5S, ma si tratterebbe piuttosto di «un semplice errore». I sospetti non si sono ancora diradati su Sarti e Benedetti, scomparse dai radar, mentre Bernini si dichiara «estraneo alle accuse» e annuncia querela.

Non ci sono però solo le restituzioni false, tra i problemi del Movimento, ma anche le restituzioni gonfiate. Il gruppo di consiglieri regionali siciliani M5S sostiene, sul sito Tirendiconto, di aver restituito più di 3 milioni e 590 mila euro. Peccato che manchino, a bilancio, 836 mila euro. Sembra che nessuno si sia intascato nulla. Semplicemente, sono soldi che non sono mai esistiti perché corrispondono alla quota di rimborsi elettorali delle regionali 2012 a cui i Cinque stelle siciliani hanno rinunciato. «Rinunciare non è restituire», ammette candidamente a La Stampa Giancarlo Cancelleri, che da presidente di Sicilia5stelle ha sotto mano le rendicontazioni. «I soldi sono rimasti a disposizione della Camera», si difende Cancelleri. Una somma ingigantita – accusa l’ex M5S Riccardo Nuti – per «pompare mediaticamente il Movimento», e il rischio è che il “giochetto” possa essere stato adottato anche in altre regioni.

Di Maio, messo alle strette, tenta di contrattaccare con un durissimo post sul blog delle Stelle. La reazione, lontana dagli abituali toni posati, è veemente. «Ingordi!», è l’accusa lanciata ai parlamentari Pd, colpevoli di essersi «intascati milioni e milioni di euro a sbafo». «Chi pensa di farci la morale abbia la dignità di starsene zitto e andarsi a nascondere». «Matteo Renzi – prosegue Di Maio – come livello di promesse mancate è ben al di sotto delle nostre mele marce» e «l’unica cosa che ha restituito agli italiani è il traditore della Patria Berlusconi».

La replica del segretario Pd non si fa attendere: «Erano la novità della politica italiana. Ora sono l’arca di Noè di truffatori, scrocconi, riciclati», scrive nella sua e-news. E poco più tardi, nel corso di un comizio a Latina, rincara: «Sono come gli altri partiti, ma diversamente dagli altri sono incompetenti e nelle città che amministrano sono un disastro». Lapidario, invece, il commento di Berlusconi lasciando la sede di Confcommercio: «Onestà, onestà».

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