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Castellammare di Stabia

Terra Madre esalta l’accoglienza. CARLO PETRINI*

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o scorso fine settimana Torino ha celebrato i dieci anni da quello straordinario evento che sono state le Olimpiadi del 2006, un avvenimento importante che è servito alla città per ripensarsi e per impostare una rotta per il proprio futuro. 

Tra le scoperte più belle dell’inverno di dieci anni fa ci fu sicuramente quella dei volontari, un esercito di oltre cinquemila persone che la città stessa ha voluto festeggiare proprio in questi giorni: migliaia di cittadine e di cittadini che si sono rimboccati le maniche e che hanno dedicato a questa grande mobilitazione internazionale il loro tempo e le loro energie. 

Noi di Slow Food abbiamo la fortuna di conoscere bene quest’anima della città, perché la ritroviamo ogni due anni all’appuntamento che per noi è il più importante di tutti. Dal 2004 infatti, in concomitanza con il Salone internazionale del Gusto, a Torino si ritrova Terra Madre il raduno delle comunità del cibo che invadono pacificamente la città giungendo da più di 170 Paesi del mondo. 

L’organizzazione di questo evento richiede moltissimo lavoro e moltissima sensibilità, e senza i volontari nulla di ciò che accade in quei giorni sarebbe possibile. C’è chi li accoglie al loro arrivo in aeroporto, chi li aiuta a orientarsi in una città straniera, chi li accompagna e li accudisce durante il tragitto verso le loro strutture di accoglienza, e chi più ne ha più ne metta. 

Tra i pilastri di questo evento, c’è inoltre una categoria di volontari davvero speciali: si tratta di quelle numerose famiglie che decidono di vivere l’esperienza di Terra Madre dal punto di vista più bello, quello dell’accoglienza, di aprire le porte delle proprie case e ospitare per i giorni della manifestazione un contadino, un pescatore, un allevatore, un pastore nomade. Questa mobilitazione ci riempie ogni volta di gioia, proprio perché è sul concetto stesso di accoglienza che si fonda Terra Madre: l’accoglienza di chi vive una vita diversissima dalla nostra, che vive in Paesi molto remoti dei quali magari non conosciamo nulla, ma che come noi è su questa terra per vivere una vita felice e dignitosa, e che è su questa piazza per condividere e far conoscere le proprie istanze. 

Oggi stiamo preparando la settima edizione di questo straordinario raduno, che si terrà a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi. Sarà un’edizione rinnovata, che si svolgerà nel cuore della città anche nel suo programma diurno, non più vincolato agli spazi espositivi del Lingotto, ma snodandosi tra il parco del Valentino e le piazze e i luoghi simbolo del centro, con un programma e un’impostazione ricchi di novità. 

Ma c’è una cosa che siamo certi di non voler cambiare, che è un valore di per sé e parte integrante dell’evento stesso: l’incredibile accoglienza che le famiglie sono in grado di dare a questi eroi del cibo. Perché non si tratta solo di dare ai delegati un letto in cui dormire, ma dell’opportunità di costruire amicizie e rapporti che in questi dodici anni abbiamo visto germogliare, crescere e farsi solidi, come accade quando ci si apre agli altri anche nelle proprie sfere più intime, quelle della propria vita domestica e delle proprie dinamiche familiari.  

Nonostante in questi tempi difficili sembri serpeggiare ovunque il rifiuto del diverso, la nostra esperienza racconta un’altra storia: le persone hanno un cuore molto grande, e una capacità di accogliere l’«altro» che sa stupire e commuovere. Lo abbiamo visto nella città di Torino, e nei tantissimi paesi e città nelle province di tutto il Piemonte dove le amministrazioni comunali hanno sposato questa filosofia con orgoglio, facendosi promotori in prima persona di questa mobilitazione, coordinando l’ospitalità nelle famiglie, mettendo a disposizione dei bus navetta per permettere loro di raggiungere l’evento, allestendo strutture di ricezione nei propri territori, organizzando cene e feste collettive. 

Per questo anche quest’anno siamo pronti a fare appello ai cittadini. Perché se i delegati di Terra Madre sanno portare in Piemonte i colori del mondo, il nostro Piemonte possa invece permettere che il mondo veda la sua anima più nobile, più accogliente, e più aperta al mondo. 

*lastampa

 
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