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Simone Izzo per Legambiente: “la soluzione c’è, bisogna attivarsi”

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Simone Izzo, Presidente della sezione di Legambiente di Castellammare e Gragnano, parla dell’ultima iniziativa e del ridimensionamento delle attività a causa della pandemia.

Simone Izzo per Legambiente: “la soluzione c’è, bisogna attivarsi”

Simone Izzo, Presidente del circolo Woodwardia – la sezione di Legambiente che si riferisce a Castellammare e Gragnano, ha incontrato la redazione.

I

zzo si occupa di coordinare iniziative che spaziano su entrambi i comuni, in particolare cercando le campagne giuste a seconda delle necessità ambientali. A Castellammare ci si concentra sull’individuazione dello stato di salute delle acque. Inoltre, vi è attiva partecipazione alle campagne legate al fiume Sarno.

“Come Circolo Legambiente del comune di Castellammare curiamo, viviamo e partecipiamo al Sarno e facciamo riferimento al parco del bacino del Sarno”. Circolo Legambiente, ma non solo: “Ci siamo noi, le amministrazioni, i comuni e altre associazioni, come ALDEA. Con l’iniziativa Spiagge e Fondali Puliti, ad esempio, si monitora lo stato di salute delle nostre spiagge per capire da dove parte l’inquinamento – nel nostro caso, dovuto al Sarno”.

“A Gragnano effettuiamo attività presso la valle dei Mulini”, informa Izzo. “Abbiamo seguito per anni (questo è il sesto) l’iniziativa Puliamo il Mondo. L’iniziativa italiana è lanciata da Legambiente, ma si riferisce a Clean Up the World. È un’iniziativa che ne abbraccia un’altra, anche a livello mondiale”.

Due mulini sono in gestione all’Associazione Alfonso Di Nola e sono in fase di ristrutturazione. Inoltre: “Facciamo pulizia lungo gli argini del fiume Vernotico che unisce Castellammare e Gragnano e sfocia nel rivo San Marco, vicino al Miramare. Si inquina, a partire da lì, anche il mare di Castellammare. Poco alla volta stiamo facendo dei piccoli passi che portano verso la valorizzazione di questo luogo”.

Ma non solo: “Con Legambiente abbiamo liberato rapaci, fatto attività di pulizia, collaudato attività ludiche, rendendo pedonale la zona del centro negli ultimi mesi estivi”.

Oggi è stata realizzata in modalità digitale l’ultimissima campagna: “La Festa dell’Albero, legata all’idea dei vasi comunicanti: dei vasi che sono uniti e tendono a risentire, entrambi, di qualsiasi cambiamento. È la stessa idea della Festa dell’Albero: che tutti possano partecipare alla campagna. E visto che non c’era modo di vedersi in un parco o a scuola, l’idea è stata di piantare domesticamente una piantina, un seme e prendersene cura simbolicamente”.

Anche Legambiente si reinventa a partire dalla pandemia: “Cerchiamo di entrare nelle scuole attraverso la modalità a distanza e proponiamo lezioni di botanica. Facciamo qualche video-lezione su come si pianta un seme e come ci si prende cura di una pianta. Poi, i bambini sono monitorati sulla crescita della piantina mese per mese”. La Festa dell’Albero ha carattere nazionale. “Abbiamo partecipato e lanciato le nostre foto con l’hashtag #vasicomunicanti. Oggi è stata fatta una diretta, in cui si sono collegati i volontari più ferrati sull’argomento”. Ha avuto luogo alle 11.30 sui social ed è ancora visionabile.

“A livello organizzativo non è semplice portare avanti iniziative legate al territorio, specie nelle scuole. Legambiente fa anche la pulizia dell’arenile, ma non solo: lo fa seguendo un criterio scientifico. La pulizia è fatta per la catalogazione e per la scoperta delle cause che portano all’inquinamento. Principalmente, però, facciamo sensibilizzazione e informazione: per questo cerchiamo di formare i giovani in prima battuta, partendo dalle scuole primarie. Sono i bambini che devono avviare il cambiamento: è la nostra generazione che lascerà ai bambini il mondo così come l’abbiamo trasformato. Fare attività privandosi dell’incontro è difficile: il numero dei soci è nettamente diminuito. Dirottare le iniziative sul web significa che la formazione può andare avanti, ma con la perdita di metà del fascino delle iniziative sul territorio”.

Invece, da un punto di vista ambientale, durante il lockdown di marzo molti hanno percepito il miglioramento della qualità dell’aria, dell’apparente pulizia di alcuni tratti d’acqua del Sarno. “Sono solo dei palliativi” commenta Simone Izzo. “L’acqua sembrava più pulita, ma l’inquinamento non è solo quello prodotto dalle fabbriche. Il 40% dei comuni che affaccia sul Sarno versa in maniera diretta nel fiume. Lo sversamento delle fabbriche di pellame era diminuito, ma erano aumentati gli scarichi domestici. Le acque sono più cristalline, ma non è detto siano pulite”.

Cosa fare, allora? “Bisognerebbe cambiare lo stile di vita. Questa pandemia potrebbe essere vista come conseguenza dell’attività umana. Continuare ad attaccare la natura e il mondo determinerà delle conseguenze per l’uomo. Abbiamo avuto l’esempio delle trombe d’aria a Salerno o Portici, anomalie dal punto di vista territoriale. Il cambiamento climatico è diventato di moda, puntualizzato da Greta e dai ragazzi di Friday for the Future e non possiamo coprirci gli occhi perché lo viviamo di persona”.

Così come ci sono i negazionisti del Covid, ci sono anche quelli del cambiamento climatico. “Ci conviviamo” commenta il Presidente. “La soluzione c’è: bisogna attivarsi e farlo capire alle nuove generazioni affinché non facciano gli errori delle vecchie, come quelle dei nostri genitori”.

“I negazionisti non hanno paura di farsi sentire, così come coloro che fanno la battaglia. La maggior parte della gente è conscia del problema, ma non pensa di poterlo risolvere in prima persona. Quella è la fetta maggiore con cui dobbiamo scontrarci ogni giorno. Molti hanno anche paura, ma confidano nel governo o nel fatto che qualcun altro risolva il problema. Molti ci chiedono come mai stazioniamo in mezzo alla villa, ci chiedono perché non scioperiamo. Ma quando gli chiediamo di farlo, evitano di mettersi in gioco in prima persona”.

“A livello nazionale ci contattano persone che fanno segnalazioni anonime. Vogliono che Legambiente le faccia al posto loro. Ciò che non è chiaro è che gli associati di Legambiente sono comuni cittadini”.

Più l’indifferenza che il negazionismo: molti pensano di aver più tempo rispetto a quello che c’è realmente. “Siamo agli sgoccioli,” è il commento di Simone Izzo. “Sono gli ultimi 15-20 anni che abbiamo per fare un cambiamento drastico. Può anche darsi che ci sarà qualcosa che faccia accelerare il processo: al momento la temperatura che dovremmo avere è al di sopra di un grado e mezzo a livello mondiale. Se dovesse arrivare a 3 sarebbe un disastro. Con l’agenda 2030 si prevede di non aumentare ulteriormente i gradi. Si ipotizza che già con il raggiungimento dei 2 gradi sulla media si sia a un punto di non ritorno. Il cambiamento climatico ci porterà sull’orlo del collasso e comporterà lo scioglimento dei ghiacciai, in alcune regioni delle grandi siccità. Le conseguenze non saranno piacevoli e ci avvicineranno ad un’altra estinzione di massa”.

“Rischiamo di fare la fine dei dinosauri” commenta. “Oltre ad essere dinosauri, però, saremmo anche asteroide”.

Lorenza Sabatino

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