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Salvini e Di Maio si sono incontrati. Com’è andata? Cosa faranno? Come finiremo? Boh!

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L’esito dell’incontro, durato circa un’ora, viene affidato a una nota: «Il governo deve andare avanti» ma sul “Com’è andata, Cosa faranno e Come finiremo” di concreto nulla, come sempre!

Salvini e Di Maio si sono incontrati. Com’è andata? Cosa faranno? Come finiremo? Boh!

span style="color: #808080;">Come riportano tutti i quotidiani e le Agenzie di Stampa, dopo un continuo e prolungato: “mamma non vuole, papà nemmeno, ed anch’io non è che lo voglia più di tanto”, alla fine il faccia a faccia tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, lontano da riflettori e telecamere, c’è stato.

I due vicepremier, che si evitavano sin dalla campagna elettorale per le europee, quando i rapporti erano precipitati ai minimi termini, alla fine si sono visti in un incontro che si è tenuto nel primo pomeriggio, a palazzo Chigi.

Alla fine, però, non è che si sia appreso gran che sulle tematiche trattate e, per quanto riguarda l’esito dell’incontro, durato circa un’ora, pari è, visto che il tutto è stato affidato a una striminzita nota congiunta: «Il governo deve andare avanti».

Ma va? Chi se lo sarebbe “creso” si saranno detto in tanti. Ma guarda tu che novità, e poi? Come? Per cosa? Fino a quando? BOH!

Al solito, come sempre, di concreto e nel merito nulla dicono, e quindi è dato sapere. Unica cosa detta (e della quale non si dubitava visti i reciproci interessi poltronali che entrambi hanno) è che il DUO conferma, all’unisono che «Il governo deve andare avanti» e che, bontà loro, definiscono il confronto «utile, positivo e cordiale» per fare il punto sulle priorità da realizzare in tempi brevi, e per riavviare un «dialogo costruttivo» con l’Europa che rimetta al centro, «dopo anni di governi passivi, gli italiani».

Tra gli obiettivi da realizzare, concordano Di Maio e Salvini, c’è l’abbassamento delle tasse, tema definito «prioritario per il rilancio del Paese».

 Ripeto: ma va? Guarda tu che novità!

Non novità, purtroppo è la foschia che continua a permanere sul come realizzarlo?, di quanto?, e quando? come anche il fatto che, se si prova a chiedere di approfondire, se va bene, siamo al solito ciarlare dell’imbonitore in piazza quando dice: fatevi il la ragazzi e lasciateci lavorare.

A conclusione del loro grazioso volerci informare, tacitate obiezioni e domande, graziosamente aggiungono che:

«servono misure straordinarie e nessun aumento delle tasse. I maggiori incassi dell’Irpef e dell’Iva quasi dell’8 per cento e la diminuzione della disoccupazione rispetto al 2018 nei primi quattro mesi di quest’anno ci dicono che siamo sulla buona strada»;

ed è tutto qui.

Il per andare dove, come e con cosa, continuano a mantenerla cosa riservata e da accettare sulla fiducia.

Fiducia che, a ben vedere, fa fatica a concederla lo stesso premier Giuseppe Conte, che mostra prudenza seppur accompagnata da un «moderato ottimismo», come spiega in un’intervista al Corriere della Sera, in cui cita Ungaretti per descrivere lo stato dell’arte: «Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie»; immagine e condizione ben poco “lieta” ed ancor meno tranquillizzante visto che richiama cose (foglie) ormai “morte” e destinate a cadere al primo alito di vento; e se questo vuol dire poter star tranquilli, personalmente non lo sono affatto e con il pensiero rivado al “sta sereno” di renziana memoria e resto con il mio:

 

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