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Referendum riforme, Renzi a Firenze lancia i comitati per il sì

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Comitati per il sì: “Dopo 63 governi dormienti, ora cambiamento radicale”

Il presidente del Consiglio al teatro Niccolini: “Grazie al Jobs Act quasi 400 mila persone in più hanno festeggiato la festa del lavoro”

FIRENZE – Matteo Renzi ha scelto di partire dalla sua città, Firenze, per lanciare i comitati per il sì al referendum costituzionale del prossimo autunno, il banco di prova della politica del suo governo. “L’Italia due anni fa era incastrata in costante depressione politica. Poi il Parlamento improvvisamente si è svegliato ed è cominciato il processo che ha portato alle riforme”, ha spiegato il presidente del Consiglio parlando al teatro Niccolini recentemente restaurato e pieno di gente. “Dopo 63 governi di fila, il lavoro di questi due anni ha provocato un cambiamento radicale : il Pil è tornato positivo. Ma quello che stiamo cercando di fare è restituire agli italiani l’orgoglio di appartenere a qualcosa di grande”.

Lavoro e banche. Renzi, contestato all’esterno del teatro da parte degli obbligazionisti di Banca Etruria, ha chiarito in merito agli scandali bancari: “Abbiamo eliminato il meccanismo atroce e assurdo delle banche popolari, abbiamo dato garanzie alle banche di credito cooperativo e salvato i correntisti che rischiavano di perdere le obbligazioni, per le quali si è provveduto a trovare una soluzione”. E ha affrontato anche temi economici: “È la prima volta dalla crisi che la classe media ha cominciato a risparmiare”. Mentre sul lavoro ha aggiunto: “Grazie al Jobs act ci sono state 398 mila persone in più che lavorano, non basta ma è una cosa straordinaria quello che è accaduto. In due anni quasi 400 mila persone in più hanno festeggiato ieri la festa del lavoro”.

Un’Italia che dice sì al cambiamento. Poi si è soffermato sul referendum costituzionale di ottobre: “Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo. Ora ho bisogno di vincere la partita più grande, che non è quella del referendum di ottobre, ma quella di tornare a un’Italia che dice sì”. E ha continuato, rispondendo alle critiche sulla riforma della Costutuzione: “A chi ci attacca accusandoci di tradire i principi stabiliti dai padri costituenti,  rispondo che invece stiamo correggendo un punto su cui all’epoca le forze politiche non riuscirono a mettersi d’accordo e fecero una norma transitoria dicendo ‘cosi’ non va benè’. Il bicameralismo paritario non è quello che volevano coloro che scrissero la Costituzione”. In particolare sull’abolizione del Senato ha aggiunto: “I senatori hanno deciso di abolire il Senato. Come i tacchini felici del giorno del ringraziamento. La politica dà un grande segnale: rinuncia alle poltrone, ora aspetto gli altri, dai sindacati agli imprenditori, fatelo anche voi se avete la forza e il coraggio”.

Regioni e riforma del Titolo V. In merito alla sterzata in senso centralista rispetto alla Riforma del Titolo V del 2001, Renzi ha poi spiegato: “In quella occasione il centrosinistra era pressato dalla Lega, perciò si fece quella riforma in senso federalista. Per molti aspetti è stato utile, per altri un po’ meno, quando ad esempio hai Regioni con un potere persino superiore da quello previsto dal costituente”. L’autonomia in alcune Regioni ha funzionato, in altre ha bloccato tutto: “Siamo stati l’unico Paese che non spende i fondi europei. Se il sindaco di Napoli si
dimentica di Bagnoli, ce lo ricordiamo noi”. Scopo della riforma è dunque quello di riattribuire alcune competenze delle Regioni allo stato centrale, specialmente in settori strategici “come il turismo e l’energia”.

10mila comitati. “I comitati per il sì saranno diecimila in tutta Italia, dalle dieci alle cinquanta persone per comitato – ha concluso il premier – fino a ottobre serve una gigantesca campagna porta a porta per chiedere se si vuole riportare l’Italia a due anni fa o andare a testa alta verso il futuro”.

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