Abuso d’ufficio e falso sono i reati per i quali la sindaca di Roma, Virginia Raggi, rischia il processo. L’inchiesta della procura di Roma riguarda le nomine decise dal Campidoglio dei due ex dirigenti Salvatore Romeo e di Raffaele Marra.
Raggi, processo più vicino per la nomina di Marra
Indagine chiusa: “Ha mentito all’Anticorruzione del Comune” La sindaca: “Rispetto il codice etico del M5S e non mi dimetto”
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a sindaca di Roma rischia il processo per falso: secondo i pm mentì all’anticorruzione del Comune riguardo al caso di Renato Marra. Il fratello dell’allora braccio destro della sindaca (Raffaele oggi imputato per corruzione in altro procedimento) fu nominato a capo del dipartimento turismo del Comune nonostante fosse un ufficiale dei vigili urbani. E la Raggi all’Anticorruzione del Comune, definì il ruolo di Raffaele Marra «di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali». Ad insospettire i pm il fatto che la sindaca assunse informazioni sulle norme relative al cambio di fascia professionale. Non è sostenibile che fosse solo una «curiosità» se proprio in quei giorni doveva esaminare la autocandidatura di Renato Marra, da graduato prima a comandante in capo della Polizia municipale (fascia 5) e poi, per non creare imbarazzo, a dirigente di un dipartimento del Campidoglio (fascia 3). A rispondere ai dubbi della sindaca è il fratello di Renato, Raffaele, che le invia le foto dei riferimenti normativi. E quando la Raggi si informa pure del livello retributivo la risposta di Marra non cambia: è stabilito per legge.
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Per questa vicenda il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio chiedono tuttavia l’archiviazione del reato di abuso d’ufficio. Richiesta di archiviazione anche per l’abuso nella nomina dell’ex capo di gabinetto Carla Raineri. Si profila invece un potenziale rinvio a giudizio e relativo processo della sindaca riguardo alla nomina (con aumento di stipendio da 39 mila a 110 mila euro poi ridotti a 93 mila) del suo ex capo della Segreteria politica, Salvatore Romeo. I magistrati non sono convinti che le famose 3 polizze assicurative siano state intestate alla Raggi solo perché in quel momento il suo futuro collaboratore non sapeva quale altro nome scrivere nel modulo. E pensano che forse Romeo volesse sdebitarsi con lei o segnalarle che c’erano fondi a disposizione. Tuttavia la Raggi potrebbe ancora salvarsi, se entro 20 giorni con interrogatorio o memoria chiarisse tutto in modo convincente. In questo caso infatti potrebbe esserci per lei una richiesta di archiviazione. Contro la Raggi «testimoniano» i messaggi telefonici di Romeo, che avendo da poco intestato all’avvocatessa la prima polizza assicurativa scrive gongolante a Marra: «Il candidato sindaco per il Movimento è Virginia Raggi. E adesso inizia il bello». E l’altro gli risponde con lo stesso tono: «Fai un grosso in bocca al lupo a Virginia. L’ho appreso al telegiornale». Sul capo di imputazione Raggi-Romeo per l’abuso d’ufficio si legge che la Raggi «procurava un ingiusto vantaggio patrimoniale a Romeo costituito sia dalla nomina illegittima sia dalla attribuzione di una fascia retributiva di gran lunga superiore a quella già conosciuta».
Se la Raggi andrà o meno a processo lo sapremo non prima di settembre, ma oggi emerge un dato oggettivo: ha mentito su quel documento che ha firmato. Nei prossimi giorni chiederà ai pm di essere interrogata per spiegare che non sapeva cosa firmava? Se non le crederanno, il processo è dietro l’angolo. L’anno scorso finì sulla graticola per il caso Muraro (per la quale è stata chiesta l’archiviazione per l’abuso d’ufficio). Ma la sindaca si difende: «Se arriva il rinvio a giudizio seguirò le regole del codice etico. Ma non sono accusata di corruzione. Parliamo di una firma su un documento. Sono abbastanza tranquilla. Depositeremo atti con cui sono certa di riuscire a spiegare. La giunta non si tocca, al momento andiamo avanti».
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