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Castellammare di Stabia

I prossimi traguardi delle libertà MASSIMO RUSSO

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appiamo tutto della differenza tra i tassi di interesse dei titoli di Stato italiani e quelli degli altri vicini europei. Misuriamo ogni variazione del debito e del prodotto interno lordo. È ora di guardare con la stessa attenzione a un altrospread, quello dei diritti.

È bello dirlo subito dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili. Proprio quando è stato raggiunto un risultato è importante guardare alla tappa successiva.

Serve a spostare ogni giorno più in là la frontiera di quel che ci rende individui liberi e responsabili. Mettiamoli in fila, i prossimi traguardi. A cominciare da una legge sul fine vita. A dieci anni dal caso di Piergiorgio Welby, a sette dalla vicenda di Eluana Englaro, siamo pronti per abbattere il tabù che ancora ci impedisce, rubando le parole a Emma Bonino, «di vivere liberi fino alla fine». In Europa solo Irlanda, Polonia e Paesi balcanici non hanno una normativa che permetta all’individuo di disporre di sé. Si tratti di eutanasia passiva (nella grande maggioranza degli Stati), attiva (nei Paesi Bassi), o di suicidio assistito (in Svizzera). Oltre il 60% degli italiani si è già espresso a favore: come sempre accade su questi temi, la società è più avanti del legislatore. È ora di sancire per legge quel che la tacita ipocrisia che accomuna medici e famiglie già prevede da tempo in reparto, come chiunque di noi ne abbia avuto esperienza ha potuto toccare con mano. Dal marzo scorso un testo è incardinato a Montecitorio. È il momento di farlo camminare.

Dalla Camera al Senato, dal termine della vita al suo inizio: lo ius soli, ovvero la concessione della cittadinanza a chi nasce in Italia, è fermo a Palazzo Madama. Per i Paesi dove vige da tempo, come gli Stati Uniti, si tratta di una delle spinte più forti e di maggior successo all’integrazione degli immigrati. Parte determinante dell’idea che ognuno abbia diritto alla ricerca della propria felicità. E se pensate che questo sia un concetto buono per l’altra sponda dell’Atlantico siete fuori strada, perché il primo ad esprimerlo fu un filosofo napoletano del ’700, Gaetano Filangieri. Da lui lo riprese Benjamin Franklin per inserirlo nella dichiarazione di indipendenza americana.

Da rivedere è anche la disciplina delle adozioni, a cominciare dalla cattiva gestione che dilata i tempi e fa attendere anni le coppie che abbiano già ricevuto il decreto di idoneità, per continuare con la necessità di semplificare il percorso a ostacoli delle procedure internazionali, e terminare con la facoltà di adottare, da parte dei gay, il figlio del partner, stralciata per ora dalle unioni.

Ci sono altre norme di civiltà che chiamano la politica a schierarsi, scardinando le tradizionali divisioni tra partiti: la regolamentazione dell’uso delle droghe leggere, presentata alla Camera l’estate scorsa da 220 parlamentari di diversi schieramenti; i femminicidi, con la dichiarazione automatica di indegnità a succedere per un uomo che ammazzi la madre dei suoi figli; la legge contro l’omofobia.

Tuttavia, bisogna aver chiaro che la gazzetta ufficiale da sola non basta. Non esiste legge più potente della coscienza civile, della cultura e dei comportamenti individuali di rispetto, che chiamano in causa tutti noi ogni giorno.

Un’agenda dei diritti. È questa la vera identità di un Occidente smarrito e timoroso. Il nostro pensiero forte, l’antidoto migliore contro fanatici e integralisti. Con il Pil dei diritti e della responsabilità non ci sono sconfitti, né perdenti. Guadagniamo tutti, nessuno escluso, senza paura. Per ritrovare la passione e ricordarci, che – oltre ai conti e alla sicurezza – sono anche altre le ragioni che ci tengono insieme.

@massimo_russo

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