Napoli, la procura apre inchiesta sul rimorchiatore Asso 28 che riportò in Libia i migranti
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ulla legittimità dell’operato del comandante del rimorchiatore italiano Asso 28 che dieci giorni fa, obbedendo alle disposizioni della Guardia costiera libica, ha riportato a Tripoli un centinaio di migranti soccorsi in acque internazionali vicino ad una piattaforma petrolifera, adesso indagherà la Procura di Napoli.
Un esposto con la firma di tante personalità del mondo della cultura, come Moni Ovadia, della società civile, del mondo giuridico e della politica, come il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, è stato consegnato stamattina negli uffici della Procura partenopea per chiedere ai magistrati di fare luce sulla vicenda della nave.
I firmatari dell’esposto, chiedono all’autorità giudiziaria di verificare se ci sia stato, o meno, un “respingimento” di migranti, in violazione delle convenzioni internazionali, in particolare della Convenzione Europea per i Diritti Umani e della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
Nell’esposto viene anche chiesto all’autorità giudiziaria di verificare il ruolo che ha svolto il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma.
“Il nostro Paese – ricordano i due avvocati – è già stato condannato in passato per illegittimi respingimenti collettivi. Vogliamo che questo non si ripeta e che non si crei un precedente pericoloso che con sotterfugi e gioco dello scaricabarile, sottragga chicchessia, ministri, armatori o comandanti di navi, dal pieno rispetto della legge”. “Quando un cittadino del mondo mette piede in Italia o su una nave battente bandiera italiana – conclude l’avvocato – deve sapere che sarà trattato come un essere umano pari agli altri e secondo le regole del Diritto, nazionale e internazionale, è non secondo la legge del più forte che è la negazione del diritto”.
La vicenda è stata al centro di polemiche nei giorni scorsi. Per la prima volta da quando la Guardia costiera italiana ha avuto indicazioni dal governo di girare ai libici ogni chiamata di soccorso di imbarcazioni in difficoltà in quella che da poche settimane è stata riconosciuta come zona Sar libica, una nave italiana ha riportato indietro dei migranti.
Un comportamento già in passato sanzionato dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo proprio perchè la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra e non è ritenuta un “porto sicuro” come prevedono le norme internazionali.
Il governo italiano, lavandosene le mani, ha respinto ogni accusa sulla vicenda dicendo di non essere stato in alcun modo coinvolto nelle operazioni di soccorso che sarebbero state sempre dirette dai libici e da decisioni autonome dell’equipaggio.
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