Di Maio: “Sulla nave Aquarius non c’era alcuna emergenza”
E
cco come si è espresso Di Maio riguardo la polemica che è nata a seguito della decisione di Matteo Salvini, di rispedire la nave Aquarius, su cui viaggiavano migranti, di nuovo a mittente.
«Da oggi l’immigrazione non è più un business» ma «una questione che deve essere affrontata da tutti i Paesi europei» e «chi voleva solo fare profitti, dovrà cercarsi un’altra occupazione. La fine del business dell’immigrazione è nei nostri venti punti. E oggi abbiamo messo la prima pietra», scrive su Facebook il leader grillino parlando della nave dell’ong Sos Mediterranee con a bordo 629 migranti da ieri costretta a vagare nel Mediterraneo senza un porto dove approdare dopo che il ministro dell’Interno Matteo Salvini non ha autorizzato lo sbarco in Italia. Emergenza risolta poi con l’intervento della Spagna che ha concesso l’approdo a Valencia.
«Il nostro governo – afferma Di Maio – ha deciso, visto che non c’era nessuna emergenza, di non far sbarcare la nave e di fare appello agli altri Paesi europei affinché non lasciassero ancora una volta da sola l’Italia nella gestione dei flussi migratori che è un fenomeno che riguarda tutta l’Europa. Abbiamo chiesto quello su cui a parole tutti i Paesi europei sono d’accordo: aiuto, solidarietà, suddivisione equa dei migranti che arrivano».
«Poche ore fa – sottolinea ancora il vice premier- il Presidente spagnolo Sanchez ha annunciato che la Spagna accoglierà la nave Aquarius. È una notizia importante perché segna un punto di svolta. È bastato fare ciò che avrebbero dovuto fare i governi precedenti, cioè dire “l’Italia non può più farsi carico da sola di questa fenomeno globale” che finalmente si è attivato un altro Paese».
«Da oggi l’Italia – afferma – non è più sola e ci auguriamo che gli altri leader europei seguano l esempio di Sanchez. Questa è la dimostrazione che se si vuole si può fare. Ora speriamo che questo non rimanga un gesto isolato ma che dia il via ad un approccio strutturale. Che deve passare prima di tutto per la modifica del Regolamento di Dublino».
«Qual è – rileva poi il vice premier – il problema di questo regolamento? Che obbliga il primo Paese che accoglie i migranti a gestirli. E il primo Paese negli ultimi anni è sempre stato l’Italia. E ‘ questo che ha creato il business dell’immigrazione, e che fa dire a certi gestori di cooperative che l’immigrazione rende più della droga (ve lo ricordate Buzzi, dell’inchiesta Mafia Capitale?). Questo tema per me è molto importante, perché qui sono in ballo diritti umani di persone che vengono sfruttate per fare business, mentre l’Italia spende ogni anno miliardi delle tasse dei cittadini per gestire da sola una serie di emergenze che si susseguono senza sosta. È ora di dire basta».
«Non è facile dire basta – argomenta Di Maio – al business dell’immigrazione, perché si rischia subito di essere bollati come razzisti, xenofobi e altri insulti simili. In realtà vogliamo fare solo cose di buon senso che vanno a vantaggio sia degli italiani che dei migranti. Un anno fa avevo denunciato il fenomeno, avendo il coraggio di dire che alcune ONG facevano trasporto di migranti e non salvataggio, che sono due cose ben diverse! Un anno fa sono poi andato a Bruxelles, per parlare con il Direttore del Programma Frontex», con cui si gestiva l’ emergenza immigrazione.
«Ero stato a Ventimiglia, a vedere coi miei occhi cosa succede alla frontiera tra Italia e Francia, dove ogni giorno le autorità francesi ci rimandano indietro migranti che vorrebbero magari ricongiungersi ai loro famigliari in Francia. Ora è chiaro che tutto questo deve cambiare, nell’interesse di tutti. Diritti, doveri e anche la solidarietà vanno condivisi. Stiamo cambiando l’Italia e stiamo cambiando l’Europa», conclude Di Maio.
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