Il presidente francese incalza Angela Merkel, indebolita dal voto politico, ma sulla governance economica tiene un basso profilo per evitare la rottura.
Macron incalza la cancelliera ma evita la rottura con Merkel
Modificato il discorso dopo le critiche del governo tedesco: basso profilo sulle riforme economiche. Ma Berlino è scettica
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RUXELLES – Diversi tratti di penna sono passati sul discorso di Emmanuel Macron da domenica sera al primo pomeriggio di ieri. Perché il risultato delle elezioni tedesche lo ha costretto ad ammorbidire alcuni passaggi, a cancellarne altri e a mettere l’accento su alcune parole particolarmente apprezzate dalla parte opposta del Reno. «Convergenza» e «responsabilità», «regole» e «stabilità»: Macron sapeva bene che la parte dedicata alla riforma dell’Eurozona rischiava di innescare frizioni con gli storici alleati. E ha usato tutte le dovute precauzioni per evitarle («Nessuna condivisione dei debiti» ha assicurato). Del resto nei giorni scorsi il governo tedesco gli aveva recapitato messaggi ben precisi, lasciando filtrare lo scetticismo per le proposte che aveva ventilato in alcune recenti interviste e durante il suo discorso ad Atene al fianco di Alexis Tsipras.
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Per questo ieri ha rivisto lo schema di gioco. Sulla governance economica ha tenuto un profilo molto più basso, limitandosi ai titoli. Non ha spiegato che ruolo dovrebbe avere, per esempio, la controversa figura del ministro dell’euro. Ha evitato riferimenti troppo espliciti al parlamento dell’eurozona. Ma soprattutto ha relegato il tema all’ultimo dei suoi sei punti programmatici. Prima ci ha messo la sicurezza, i migranti, la difesa, il clima, le sfide del digitale. Perché su questi è molto più facile trovare una convergenza con la Germania.
Fonti dell’esecutivo tedesco, però, invitano alla calma: «Per certi versi Macron ci ricorda Sarkozy – fanno notare da Berlino -, ha la sua stessa impazienza». E Merkel, in questo momento, non ha alcun bisogno di qualcuno che le metta fretta. Né di un lungo elenco di belle proposte che probabilmente non vedranno mai la luce (Macron vuole che nel 2024 la metà degli eurodeputati sia eletta in liste transnazionali). «C’è molta retorica nei suoi discorsi, ma spesso poca sostanza. Troppa attenzione alle scenografie per i nostri gusti» confidava nei giorni scorsi una fonte del governo tedesco.
Sulla riforma dell’Eurozona, a Berlino ammettono che i gruppi di lavoro congiunti tra i due ministeri delle Finanze «non hanno un progetto in comune». Macron però non demorde. «Io non ho linee rosse, ma solo orizzonti»: è la metafora usata per criticare l’intransigenza tedesca quando si parla di un bilancio comune della zona euro. Ha insistito su quel punto, spiegando che lo strumento servirebbe per gli «investimenti» e per finanziare «i beni comuni europei», come sicurezza e difesa. «Ma non possiamo trasformare l’Unione europea in un’unione di trasferimenti permanenti» ha subito reagito Hans Michelbach, deputato della Csu, che nelle parole di Macron vede «il rischio di una divisione dell’Eurozona e non di una maggiore integrazione». Ancor più nette le critiche che arrivano dalla Fdp, probabile partner di coalizione della Merkel: «Il problema non è la mancanza di fondi, ma di riforme – ha replicato l’eurodeputato liberale Alexander Graf Lambsdorff –. Un bilancio della zona euro sarebbe l’incentivo sbagliato».
Ma senza agitare troppo le acque in casa Merkel, l’obiettivo di Macron è proprio quello di mettere sul tavolo una serie di proposte prima che inizino i negoziati di coalizione. I Verdi, che terranno alta la bandiera europeista nella (probabile, ma non scontata) maggioranza, sono certamente i più entusiasti. E non solo per la Carbon Tax. «La Germania dovrebbe prendere la mano tesa di Macron e spingere in avanti l’Europa» ha detto Cem Ozdemir, aspirante ministro degli Esteri e co-leader dei Verdi. Sono loro il cavallo di Troia di Macron nella coalizione «Giamaica». E dietro c’è lo zampino di Daniel Cohn-Bendit.
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lastampa/Macron incalza la cancelliera ma evita la rottura con Merkel MARCO BRESOLIN – INVIATO A BRUXELLES
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