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Legge elettorale addio, rebus voto per l’Italia

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L’accordo sulla legge elettorale che, sulla carta, era sostenuto dall’80% dei deputati interessati, sembra finito al tappeto tra errori del tabellone della Camera – acceso nonostante il voto segreto -, emendamenti-sorpresa, franchi tiratori scatenati (59) e accuse reciproche di tradimento.

Il Pd: “La legge elettorale è morta”

La Camera approva un emendamento minore, decisivi i grillini e 59 franchi tiratori. Salta il patto a quattro sul modello tedesco. Il rebus delle elezioni anticipate

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OMA – Game over. L’accordone sulla legge elettorale, che sulla carta era sostenuto dall’80% dei deputati, è franato come un castello di sabbia. C’erano già state avvisaglie sulla tenuta della grande armata, ma tutti si aspettavano che il collasso arrivasse su emendamenti pesanti a firma 5 Stelle, come quelli sulle preferenze e il voto disgiunto. E invece la buccia di banana è stata un emendamento minore di Forza Italia, presentato dalla bolzanina Biancofiore, che riguardava l’applicazione del proporzionale anche nei collegi del Trentino Alto Adige. I relatori e lo stesso capogruppo azzurro Brunetta avevano espresso parere contrario e quindi ci si aspettava un voto sotto controllo. Nel segreto dell’urna però i franchi tiratori si sono scatenati e hanno fatto passare quell’emendamento (270 favorevoli, 256 contrari).

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Tra l’altro prima di questo voto c’è stato un incidente tecnico che ha svelato cosa bolliva in pentola: il tabellone elettronico dell’Aula si è acceso, cosa che non doveva succedere perché si procedeva a scrutino segreto. Le lucette mostravano che i 5 Stelle stavano votando a favore dell’emendamento Biancofiore, ma i grillini lo avevano apertamente annunciato. Del resto un emendamento uguale era stato presentato da uno di loro. Il paradosso è stato che questo voto elettronico annullato aveva respinto l’emendamento incriminato. Quando poi si è votato di nuovo, i franchi tiratori di vari gruppi (59 in tutto), compresi del Pd, hanno colpito e affondato, aggiungendosi ai voti dei pentastellati. E lì è scoppiato il finimondo, con le solite accuse reciproche di tradimento, e tutti a chiedersi cosa succederà adesso. La legislatura è finita? Cosa farà Renzi?

Fatto sta che la legge è tornata nella commissione Affari costituzionali. Il Pd, per voce del relatore Fiano e poi del capogruppo Rosato, ha sentenziato che il sistema tedesco è defunto: si vada a votare con quel che resta, cioè l’Italicum corretto dalla Corte Costituzionale, e il Consultellum. Due sistemi proporzionali che il capo dello Stato vorrebbe venissero quantomeno resi omogenei. I 5 Stelle hanno accusato il Pd di non controllare i parlamentari, ma soprattutto sono rimasti stupiti del fatto che sia crollato tutto per un emendamento secondario. Insomma, non ci si aspettava una reazione così definitiva dai democratici.

La Lega ha invocato elezioni subito mentre Forza Italia ha chiesto di stare calmi. «Ci vuole testa fredda», ha detto Brunetta. Il Cavaliere, che pensava di essere tornato centrale in questo scorcio di legislatura e soprattutto nella prossima, ha invitato le forze politiche del grande accordo ad andare avanti. «Se il partito di Renzi non lo facesse, prendendo a pretesto un incidente d’Aula, si assumerebbe una grave responsabilità». Ma l’aria che tira è opposta. Rosato si è chiesto se questo Parlamento può andare avanti così, se ci sia ancora una maggioranza di governo, con Mdp che vota il 40% delle volte contro l’esecutivo e con Ap ai ferri corti. Alfano, contento per avere evitato lo sbarramento del 5%, ha esultato («l’Inciucellum è stato affondato!»), ma non vuole andare a elezioni anticipate: «Gentiloni può contare sul nostro sostegno. Se Renzi vuole staccare la spina, ci metta la faccia». Chi invece alle urne vuole andarci presto punta ad un decreto sulla legge elettorale. «Non si azzardino a votare un decreto», ha avvertito Bersani.

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