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Castellammare di Stabia

La strada in salita dei valori. FEDERICO GEREMICCA*

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Se Matteo Renzi, battezzando il 2016 «anno dei valori», sperava di aprirsi il cammino lungo un sentiero meno impervio rispetto al 2015, «anno delle riforme», bene: gli sono bastate un paio di settimane per aver conferma che le cose non stanno proprio così.

  

Le tante e affollate «piazze arcobaleno» di sabato scorso e il prevedibile successo che avrà il Family day – indetto per quello prossimo – sono lì a dimostrarlo.  

Il tema dei cosiddetti diritti civili, infatti, sarà magari tra i meno sentiti nella «cittadella della politica» (come dimostrano, per altro, gli imbarazzanti ritardi accumulati su questo fronte) ma interessa e coinvolge i cittadini in maniera diretta e appassionata, trattandosi di questioni che segnano e scandiscono la loro vita quotidiana. Ed è per questo che le «due Italie» che simbolicamente si contrappongono in piazza sul tema delle unioni civili, a distanza di sette giorni l’una dall’altra, reclamano con urgenza da governo e Parlamento risposte chiare e, soprattutto, definitive. 

Non sarà una gatta facile da pelare, diciamolo subito. I 6 mila emendamenti già presentati in Senato – e tesi a correggere il disegno di legge Cirinnà – non lasciano presagire nulla di buono. In più, il ricorso al voto segreto e il fatto che due dei maggiori gruppi presenti a palazzo Madama (Pd e Forza Italia) abbiano deciso di lasciare libertà di coscienza ai propri senatori, rendono ardua la tradizionale professione di ottimismo: non solo circa l’effettiva approvazione della legge, ma anche riguardo al testo che potrebbe venirne fuori. Se a ciò si aggiunge che quasi tutti i partiti risultano divisi al proprio interno, il quadro è chiaro: e nient’affatto rassicurante. 

Il milione di cittadini italiani, che sabato hanno riempito le «piazze arcobaleno», reclamano però una risposta. Per ora, quella di Renzi e del Pd è chiara: la legge non è rinviabile e il testo Cirinnà non si cambia, nemmeno nel contestatissimo articolo riguardante la cosiddetta stepchild adoption (la possibilità, all’interno di una coppia gay, di adottare il figlio del partner). E’ una linea che non solo non convince tutti nello stesso Pd, ma che ha spaccato la maggioranza di governo e spinto il Vaticano a far sentire la sua voce. In più, da sabato prossimo ci sarà – presumibilmente – almeno un altro milione di cittadini che chiederà a governo e Parlamento cose decisamente diverse – se non opposte – a quelle delle «piazze arcobaleno».  

Per Matteo Renzi un passaggio nient’affatto semplice, e in una settimana che già si presenta – unioni civili a parte – densa e delicata. Domani, infatti, va al voto in Senato la mozione di sfiducia al governo per il caso Banca Etruria; giovedì inizia (sempre a Palazzo Madama) la corrida sul disegno di legge Cirinnà, e il giorno dopo Renzi dovrà volare a Berlino per l’atteso e delicatissimo faccia a faccia con l’«amica» Angela Merkel. Appuntamenti certo delicati e dall’esito non scontato: ma che non possono distrarre governo e Parlamento dalla necessità di colmare, stavolta, una lacuna etica e legislativa insopportabile in un Paese moderno e civile. 

L’«anno dei valori» si apre, insomma, all’insegna dello scontro e delle difficoltà. E a voler andar avanti su questo sentiero (eutanasia, ius soli, legge sull’omofobia) non è che all’orizzonte s’intravedano passaggi semplici. Renzi può lamentare – come in altri campi – il gravosissimo lascito ereditato dalle precedenti classi dirigenti: ed è vero che all’ombra dello strumentale ritornello secondo il quale con le riforme e l’affermazione dei nuovi diritti «non si mangia», il Paese ha accumulato in questa materia ritardi tali da farne fanalino di coda in Europa. Ma così stanno le cose. E se non stessero così, del resto, non ci sarebbe stato bisogno, al governo, di un leader che prometteva di «cambiare verso» ad un Paese prostrato ed arrabbiato… 

*lastampa

 
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