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La morte di un creatore di universi: il testamento di Stan Lee

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La morte di un creatore di universi: il testamento di Stan Lee

Stanley Martin Lieber, noto a tutti come Stan Lee, si è spento ieri, 12 novembre 2018, al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, non su qualche pianeta al di fuori del sistema solare. Da creatore degli universi narrativi Marvel ci aveva abituati alle trame in sospeso, ai to be continued tipici dei fumetti. Ma questa volta nessun superpotere è riuscito a porre rimedio alla morte: il padre dei super-eroi è deceduto a causa del peggioramento di una banale quanto dolorosa polmonite. Dopo aver trascorso 95 anni su questa terra ha semplicemente deciso di interrompere le produzioni e di andare in pensione. Un ritiro meritato tra le lacrime di milioni di fan. Negli anni Lee è stato l’autore principale di una rivoluzione nel mondo del fumetto, prelevando in eredità il genere supereroistico ed elevandolo a qualcosa di più complesso e profondo, ma che allo stesso tempo ha saputo conquistare i ragazzini di ogni generazione ed estrazione sociale. Prima di Lee, i supereroi erano persone idealmente perfette senza problemi e senza difetti: Superman era così potente che nessuno avrebbe potuto ferirlo, Captain America era nato proprio dagli ideali di perfezione e supremazia della cultura americana…
Stan Lee ruppe i vecchi schemi, introdusse e reinventò supereroi con una psicologia più complessa, secondo la formula vincente dei “supereroi con superproblemi”. I suoi eroi avevano un brutto temperamento, apparivano malinconici ed erano vanitosi e avidi. Litigavano fra di loro, erano preoccupati dai conti da pagare e dall’impressionare le loro ragazze, e qualche volta si ammalavano pure. Basti pensare ad uno dei suoi personaggi di maggior successo: l’Uomo Ragno. Il suo alter ego Peter Parker è un comune adolescente che si destreggia tra i problemi tipici della sua età e l’attività di vigilantes notturno tra le strade di New York. Commette errori, viene sconfitto, cresce e matura. E in questo suo percorso Lee si comporta davvero come un padre, stesso trattamento riservato alle altre sue creazioni. Non manca l’occasione di sgridarlo, di punirlo e di infliggergli una lezione di vita. I suoi personaggi sono molto variegati, ma hanno tutti una cosa in comune: sono degli underdogs, dei sottovalutati. Una sensazione comune un po’ a tutti gli adolescenti. I suoi eroi partono sempre svantaggiati al nastro di partenza per poi risolvere la situazione attraverso un’intuizione, un potenziamento acquisito o grazie alla resilienza. Ma Stan Lee non è stato solo un padre lontano. Le sue creature voleva vederle da vicino, tanto da apparire in piccoli cameo in diverse trasposizioni cinematografiche dei fumetti Marvel e non solo. Una volta consegna la posta al protagonista, altre volte lo si vede sullo sfondo aiutare o essere tra le potenziali vittime di uno dei disastri causati dai supercriminali. In altri cameo, ancora, Lee si fa beffe di se stesso e del supereroe di turno con la tipica ironia che lo ha contraddistinto fino alla fine. Il padre dei supereroi ha lasciato questo mondo, ma i suoi universi sono in continua espansione, pronti ad offrire rifugio e a guidare le nuove generazioni attraverso l’adolescenza.

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IPRODUZIONE RISERVATA

A cura di Mario Calabrese

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