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Castellammare di Stabia

La grande manciugghia del decentramento italiano ha forse e finalmente i giorni contati?

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Depositato in Senato un Ddl per rivedere il Titolo V della Costituzione che fu modificato nel 2001 aprendo alla grande manciugghia.

“In Senato ho depositato un disegno di legge che mi auguro venga esaminato al più presto proprio per rivedere il Titolo V della Costituzione”, lo scrive Paola Taverna, senatrice del MoVimento5Stelle e Vice Presidente del Senato delle Repubblica.

“Una delle cose che questa pandemia ci ha insegnato è che la riforma del Titolo V della Costituzione ha fallito” continua la senatrice dei Cinque Stelle.

“Avere sistemi sanitari regionali diversi ha creato servizi diversi, diverso accesso alle cure per i cittadini, risposte diverse anche a questa emergenza. In alcuni casi il sistema regionale ha reagito, in altri purtroppo non solo non ha reagito ma è stato travolto da decisioni sbagliate a cui sono seguite indagini, inchieste” aggiunge Paola Taverna.

Della necessità di una revisione urgente del Titolo V della Costituzione ne scriviamo da tempo e in ultimo lo abbiamo fatto in un articolo durante le ultime elezioni di alcune regioni italiane e nel quale abbiamo ribadito altre quattro proposte che riteniamo importanti e sollecitamente da rivedere «4 Ottobre 2020 Si va a votare come “buoi” senza poi forzosamente contare nulla … ma nessuno pare volere che il cittadino possa forzosamente impicciarsi della Cosa pubblica, evidentemente ritenuta dalla trasversale politica e dalle istituzioni “cosa nostra».

Da queste pagine infatti, in questi anni si è sempre evidenziato come quelle modifiche al titolo V della Costituzione avessero aperto le porte alla più grande e parcellizzata manciugghia costituzionale e giurisprudenziale che, forse, questa Nazione avesse mai visto.

Il risultato di tutta evidenza e notorietà, è stato anche l’attuale sproporzionato debito pubblico (statale, regionale e comunale) e un arricchimento, per carità tutto “legale”, del trasversale sistema pubblico-politico-giuridico-burocratico dalle Alpi a Capo Passero, il radicamento legalizzato del clientelismo, voto di scambio occupazionale, imprenditoriale e sociale, nepotismo e favoritismo mercenario e meretricio, nonché affari per corrotti, maneggioni, delinquenti e criminalità organizzata, ma soprattutto culturale omertà e compiacenza quasi assoluta, dallo scranno più alto fino all’ultimo sgabello dello Stato, Istituzioni, Giustizia, Regioni, Enti e Comuni. Insomma ce n’è stata per tanti: manciugghia … legalizzata.

Quella variazione del Titolo V è stato il degno grimaldello degli intimamente trasversali ingannatori che abbiamo sempre avuto ai Governi, nei Parlamenti e altro, per scardinare le porte della corruzione costituzionalizzata.

Per quella modifica del Titolo V della Costituzione furono implicitamente tutti d’accordo seppure apparentemente ognuno con la propria recita e teatralità.

Fu proposto è approvato nel primo semestre 2001 da un Governo di centrosinistra e poi nel secondo semestre dello stesso anno ratificato con un referendum durante un governo di centrodestra.

Nel mezzo, come sempre e come al solito, noi cittadini che facciamo i parolieri da bar o social e che di Diritto non capiamo quasi nulla in quanto da decenni lo Stato italiano si è sempre preoccupato, a cominciare nell anacronistica scuola dell’obbligo, di mantenerci insipienti in cose essenziali ed importanti per il vivere civile e moderno, facendoci crescere ad ogni nuova generazione, informati di quando il sole girava intorno alla Terra oppure delle prestabilite retoriche di cui ci raccontano i suoi, sottintesi o diretti, menestrelli e divulgatori.

Ci si augura possa essere questa la volta buona, ma pure che il cambiamento si faccia con principi sempre democratici e innanzitutto per raggiungere fini ed interessi comuni, pertanto non di caste, corporazioni, partiti, consorterie, pletore di mantenuti/e, faccendieri, mafie e similari.

span style="font-size: 14pt;">Ma si deve anche stare attenti, almeno chi ancora può e vuole vedere, che

c’è sempre in agguato l’incarnata mistificazione dell’onestà intellettuale, risaputamente ormai impersonata un po’ dappertutto: in televisione, social, congressi, piazze, eventi, passerelle, Aule Parlamentari, Palazzi, Commissioni, talk show, conferenze, comunicati, ecc.

Come a volte concludiamo con un sano e moderato scetticismo ma anche (per continuare) un po’ di necessario ottimismo: staremo a vedere.

Adduso Sebastiano

manciugghia

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