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Castellammare di Stabia

In Calabria il centrodestra, con il centrosinistra, ripristina il vitalizio

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Basta un giorno da consigliere regionale e in Calabria si ha il trattamento di fine mandato o più comunemente noto come vitalizio.

Nella Regione Calabria, la cui Presidente è l’avvocato Jole Santelli di centrodestra (deputata dal 2001 al 2020, è stata sottosegretaria di Stato al Ministero della giustizia dal 2001 al 2006 nei governi Berlusconi II e III, nonché sottosegretaria al Ministero del lavoro e delle politiche sociali da maggio a dicembre 2013 nel Governo Letta) all’unanimità il Consiglio Regionale ha votato per il ripristino dei vitalizzi.

Il Consiglio regionale ci ha messo meno di due minuti a votare la legge proposta da Giuseppe Graziano dell’Udc che, alla richiesta del presidente Domenico Tallini di spiegare la norma prima di metterla ai voti, ha risposto: “Si illustra da sé”. E via con l’unanimità che certifica una delle pagine più imbarazzanti del Consiglio regionale calabrese.

Appare presumibile che i consiglieri regionali ci hanno provato e sono stati beccati (e per questo ora stanno cercando di correre ai ripari), o per assurdo non sapevano nemmeno ciò che stavano votando. Quest’ultima ipotesi però appare grottesca che non sapessero cosa stavano avallando.

Non è da escludersi neanche che dietro la modifica dell’articolo 7 comma 4 della legge regionale numero 13 del 2019 (quella con cui sono stati cancellati i vitalizi introducendo il sistema contributivo, ndr) e dietro la frase del consigliere Graziano (“La proposta si illustra da sé”) ci fosse una “manina” molto ben informata di quello che si stava compiendo.

Sulla Gazzetta del Sud di ieri, il presidente del Consiglio Domenico Tallini ostenta tranquillità e spiega che “i vitalizi in Calabria sono stati aboliti da tempo. Non vedo dov’è lo scandalo: a fronte di 38mila euro di contributi versati in una legislatura, si maturerebbe un’indennità di fine mandato, a 65 anni, da 600 euro netti al mese”.

Ma non se n’erano accorti alcuni ?

I consiglieri regionali del Pd sostengono che si tratta di una tempesta in un bicchier d’acqua “Smentiamo categoricamente che si tratti del ripristino dei cosiddetti ‘vitalizi’, i quali non esistono più già per gli eletti nella passata consiliatura. Non c’è stato nessun tentativo di riportare in vita cose inesistenti: chi lo afferma, forse è male informato. In tutta Italia esiste soltanto il sistema contributivo. La Calabria, pertanto non ha fatto altro che allinearsi a quanto stabilito nella Conferenza Stato-Regioni del 3 aprile 2019: modificando un semplice comma. Un errore, però, c’è stato nella votazione di martedì scorso. I consiglieri dem lo ammettono: “È stato quello di riconoscere, anche a un consigliere dichiarato a posteriori ineleggibile, la possibilità di continuare a versare i contributi fino alla fine della consiliatura di riferimento”.

L’ex candidato del centrosinistra, Pippo Callipo, prende le distanze dopo aver votato la proposta di legge. Il consigliere regionale, leader dell’opposizione, si difende chiarendo la sua posizione “Ho apposto la mia firma, dopo quella di altri sette capigruppo di maggioranza e di minoranza, su una proposta di legge che ‘non comporta maggiori o nuovi oneri a carico del bilancio regionale’. Così è scritto chiaro e tondo nel documento che mi è stato sottoposto in coda alla seduta di martedì 26 maggio e che risulta agli atti del Consiglio. Non avrei mai avallato nulla che potesse aumentare i costi della politica. Se la modifica della normativa sui vitalizi si traduce, invece, in un aumento dei suddetti costi significa che mi è stato proposto di sottoscrivere un documento non veritiero e per questo mi tutelerò nelle sedi opportune”.

I consiglieri regionali della Lega e di Fratelli d’Italia tramite il loro capigruppo Tilde Minasi e Filippo Pietropaolo, parlano di privilegio ingiusto e illegittimo e promettono di presentare una proposta di legge “Lunedì mattina depositeremo una proposta di legge per ripristinare l’inammissibilità alla contribuzione volontaria del consigliere regionale la cui elezione sia stata annullata. Siamo certi che sulla proposta ci sarà la più ampia convergenza da parte delle forze politiche presenti in Consiglio. La necessità di una tempestiva abrogazione nasce da profili giuridici e finanziari che non è stato possibile vagliare preventivamente”.

L’Opinione.

I

l motivo per il quale, di tutta evidenza, da decenni e oggi più che mai, si fa in buona parte politica in Italia nei Parlamenti, con quanto annesso e connesso, sono i soldi. Eppure dovremmo ormai avere più chiaro i cittadini (dovremmo) cosa comporta da sempre tutto ciò: debito pubblico, estorsione fiscale, vessazioni giuridiche, carenza di servizi, infrastrutture e arretratezza in molte zone della Penisola. Per carità tutto secondo Costituzione. Tuttavia quando poi andiamo a votare, di fatto prevale il clientelismo e il voto di scambio sociale, ma anche il bisogno, l’opportunismo, il favoritismo, nonché il timore di ritorsioni di ogni genere dallo Stato, Regioni e Comuni e rispettive pletore di codazzi, mercenari, profittatori, squillo (uomini e donne) e mercanti di concittadini. Le mafie parallelamente ci sguazzano a festa.

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