I pericolosi ordigni clandestini di San Silvestro, i botti napoletani, ispirati a calciatori, politici e vip dello spettacolo.
S
i sono fortunatamente addolcite, negli ultimi anni, le statistiche sulle vittime dei botti di San Silvestro nel Napoletano. Eppure ogni volta, in prossimità della mezzanotte fatidica c’è qualche nuovo, pericoloso petardo che il marketing clandestino dei fuochi illegali, con relativi sequestri e denunce, porta alla pubblica attenzione. Quest’anno il botto più temibile è stato battezzato come il leader nordcoreano Kim Jong-un.
Nella speranza che Kim ‘o coreano non sia lanciato, è certo pure che l’intitolazione dei petardi più clamorosi mette di volta in volta in passerella chi conta davvero per la vox populi. Spesso, se non sempre, i personaggi delle “bombe” sono cooptati quali pastori provvisori e aggiunti ai presepi di San Gregorio Armeno, che sono gli infallibili asseveratori della cronaca estera e nazionale, sportiva e cittadina. Kim, col razzetto nella mano sinistra, c’è già finito. Ci finì l’anno scorso il titolare del botto “da paura” del 31 dicembre 2016: il presidente Usa Donald Trump (‘a bomba ‘e Trump: due chili di esplosivo compresso a parallelepipedo dalla miccia corta).
“Ci sono tre popoli…”
“Ma voi lo sapete in tutto il mondo quanti popoli sparano?
Ci sono tre popoli che sparano: il popolo cinese, il popolo messicano e il popolo napoletano. Però con questa differenza: che un cinese spara per un cinese solo; il messicano spara per un messicano; invece il napoletano spara per tre cinesi, tre messicani e per dodici napoletani, più uno, che è lui che spara. No?”.
E’ con questa tirata che l’indignato borghese Riccardo Pazzaglia mortifica il povero dignitoso Enzo Cannavale in una scena del cult “32 dicembre” (1988) di Luciano De Crescenzo, film omaggio ai romantici significati della smania pirotecnica, che chi non può permettersi di soddisfare in data canonica, sfoga assieme alle delusioni della vita in qualunque altro giorno dell’anno. (Cioè appena abbia i soldi).
Il groviglio di gioia e frustrazioni prende forma di palla, anzi pallone. Sarà per questo che ai campioni del calcio sono stati intitolati molti dei botti più fragorosi, perché devono essere come i paladini del San Paolo. Qualcosa di formidabile. Quest’anno oltre a Kim ‘o coreano c’è un gioco pirotecnico intitolato a Mertens e si segnala un Hamsik 17: si vocifera così potente da spararsi solo col mortaio.
Ma il classico fu e resta ‘o pallone ‘e Maradona: tre chili di polvere pirica pressata in una palla. Confezionato a fine anni Ottanta, è tra gli ordigni più longevi. Non ha invece resistito al tempo ‘a bomba ‘e Careca, che celebrava il centravanti brasiliano riecheggiando lo slogan della curva: “Ué Carè, Carè, Carè, tira la bomba, tira la bomba”. Nel 2010 però, sbaragliando la potenza della capa ‘e Lavezzi e della capata ‘e Zidane, conquistò l’attenzione della polizia il petardo – è un eufemismo – intitolato al matador azzurro Edinson Cavani. ‘A bomba ‘e Cavani consisteva di un cilindro che poteva contenere 3 o 4 chili di polvere pirica (prezzo fra 100 e 200 euro) e capace di danneggiare un palazzo.
Politica pirica
Ispirazione ha dato pure la politica, ma con ben altri sentimenti, ai fuochisti clandestini – sempre sensibili alla vox populi – per gli sgraditi effetti delle manovre di bilancio. Fu così che nel 2006 confezionarono la loro Finanziaria, polemico petardo riferito al presidente del Consiglio pro tempore, Romano Prodi
Nel 2011 gli sforzi dei fabbricanti raddoppiarono con la creazione di due ordigni per San Silvestro, entrambi di stampo “politico”: ‘o sprèd, che registrava l’ossessione per lo spread tra i Bund tedeschi e i titoli di Stato italiani, argomento tormentone nelle chiacchiere nazionali dalle Camere ai bar di quartiere. E poi ‘a bomba Monti, battezzata così per il severo economista premier, che s’affiancava suo malgrado sulla passerella pirotecnica a predecessori famosi ma infami come Bin Laden, titolare dell’ordigno lanciato nel 2002 e Saddam Hussein (2004): botti simili entrambi al pallone di Maradona però meno potenti
C’è infine una sorta di ispirazione estetica, fomentata da una certa irregolarità del personaggio o da qualche onomatopea, caratteristiche che il marketing del botto clandestino tiene a mente per suggestionare il mercato. Nacque così nel 2001 la bomba Taricone, in onore del tough guy protagonista della prima edizione del Grande Fratello su Canale 5. Nel 2003 la bomba Lecciso, devastante come la Loredana che agguantò il cuore di Al Bano. Nel 2005 poi la bomba Ratzinger, eletto papa da poco con quel cognome tedesco che incorpora l’idea del razzo (un ordigno assai folle, 4 chili di polvere in un secchietto di plastica che proiettava schegge).
Per non parlare del Provolone del Monaco, dello Tsunami o della Mortadella, roba da guerra che è preferibile neanche toccare, come tutta l’armeria suddetta (e i suoi sfracelli).
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agi/FRANCESCO PALMIERI
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