Sono 14 le società coinvolte nella frode scoperta dalla Comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina, Milazzo e Patti.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno concluso un’importante operazione denominata “LADYBUG” e riguardante l’indebita percezione di finanziamenti pubblici, nonché del falso bracciantato agricolo, conclusasi con la denuncia all’Autorità Giudiziaria peloritana di numerosi soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di frode ai danni dell’Inps, falso e truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche.
La complessa attività d’indagine è stata diretta dalla Procura della Repubblica di Messina ed eseguita dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Patti, sotto il coordinamento del Gruppo della Guardia di Finanza di Milazzo, ed ha consentito di stroncare un rodato meccanismo che aveva consentito a ben 156 lavoratori di ottenere – secondo ipotesi d’accusa indebitamente – le previste indennità assistenziali e previdenziali per il settore agricolo, pari ad oltre 550.000 Euro.
L’attenzione delle Fiamme Gialle, sulla scorta di consolidati e proficui interscambi info-investigativi con gli Ispettori dell’INPS, è inizialmente caduta su una società cooperativa agricola, con sede a Piraino (ME), legalmente rappresentata dal brolese D.L. cl. 63, che aveva comunicato all’INPS l’assunzione di centinaia di operai, da impiegare nei terreni di sua proprietà.
Dopo mirati accertamenti, tuttavia, gli investigatori economico-finanziari pattesi scoprivano, in realtà, come la cooperativa fosse solo una cosiddetta “cartiera”: un’azienda priva di personale e di una reale struttura operativa, nata con il deliberato intento di procurare ai responsabili della frode un ingiusto profitto.
Sul punto, si acquisiva come i braccianti non avessero espletato alcuna prestazione lavorativa, riuscendo, comunque, grazie alle mendaci dichiarazioni trasmesse dal titolare dell’impresa agricola all’INPS, a percepire contributi previdenziali ed assistenziali in realtà non dovuti.
Ma v’è di più: l’articolata frode ha riguardato anche l’erogazione di ulteriori contributi pubblici, ammontanti a circa mezzo milione di Euro, concessi dall’A.G.E.A. (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura è un ente statale italiano che ha compiti di svolgimento delle funzioni di Organismo di Coordinamento e di Organismo pagatore nell’ambito dell’erogazione dei fondi dell’Unione europea ai produttori agricoli) nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013, finanziati per migliorare le strutture aziendali agricole operanti nell’area dei Nebrodi, soprattutto nel territorio di Montalbano Elicona.
A tal riguardo, emergeva come la medesima cooperativa agricola facesse parte di un ramificato sistema di aziende, composto da 14 società, che si scambiavano vicendevolmente numerose fatture “gonfiate”, per un importo pari a € 360.000,00, predisposte al solo fine di attestare ai due “Enti pagatori”, l’Ispettorato dell’Agricoltura di Messina e l’A.G.E.A., le spese per la realizzazione di lavori agricoli, in realtà mai sostenute.
I reati contestati agli indagati, in concorso tra loro, sono di particolare gravità: vanno dal falso commesso in atto pubblico sino alla truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche.
Sulla scorta del significativo quadro indiziario raccolto, pertanto, il G.I.P. del Tribunale di Messina disponeva, nei confronti del rappresentante legale della cooperativa, il sequestro preventivo di beni per un valore di circa 1,5 milioni di euro. Durante la fase esecutiva del provvedimento sono state, altresì, sequestrate il 60% delle partecipazioni di una società di Piraino (ME).
In conclusione, resta alta la soglia di attenzione della Procura della Repubblica di Messina e della Guardia di Finanza nei confronti di un territorio, quale quello dei Nebrodi, significativamente minato dalla pervasiva presenza di strutturate organizzazioni criminali che, nel decorso gennaio 2020, ha portato la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina a disporre l’esecuzione di 94 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso, con il contestuale sequestro di oltre 150 aziende, in virtù dell’acclarato interesse dei due gruppi mafiosi all’epoca investigati proprio per il controllo e l’illecita percezione di ingenti contributi comunitari concessi dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Ag.E.A.).
P
iù ampie direttive operative emanate dall’Autorità di Vertice della Guardia di Finanza per il controllo della spesa pubblica, vieppiù nell’attuale scenario pandemico, rientrano tra le attività istituzionali tipiche di polizia economico-finanziaria, a contrasto delle truffe e degli sprechi di denaro pubblico, col duplice obiettivo di consentire, da un lato, un utilizzo trasparente ed efficiente dei finanziamenti nazionali e comunitari, arginando efficacemente la diffusione dell’illegalità e, dall’altro, di salvaguardare i tanti imprenditori onesti di un settore così vitale per l’economia locale.
Ci siamo occupati in passato di analoghe situazioni nei Nebrodi con i seguenti articoli “15 Gennaio 2020 Arrestati mafiosi, funzionari regionali, sindaco e notaio. Percepivano illecitamente contributi europei (video)”, “26 Gennaio 2020 Il Comune di Troina si costituisce contro la mafia dei Nebrodi”, “11 Luglio 2020 Mafia dei Nebrodi – Operazione “NEW PARK” della GdF di Enna” e “1 Ottobre 2020 Maxi frode nel settore dei finanziamenti pubblici nel territorio dei Nebrodi”.
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