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FOCUS PMI 2018: presentata la ricerca sui PIR

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FOCUS PMI 2018 – Presentata la ricerca sui PIR (Piani Individuali di Risparmio), strumento di rilancio per la crescita del sistema industriale italiano.

Presentata alla sede della Camera di Commercio di Milano, nell’ambito del Focus PMI 2018 ideato e promosso da LS Lexjus Sinacta, la ricerca di Prometeia sui PIR, gli strumenti di finanza alternativa atti a sostenere il rilancio delle piccole e medie imprese made in Italy su territorio nazionale e internazionale. Presenti numerosi relatori a dissertare sull’argomento: Franco Casarano e Gianluigi Serafini presidente e managing partner LS, Angelo Tantazzi, Lea Zicchino e Davide Squarzoni, rispettivamente Presidente e Partner Prometeia SpA e Amministratore Delegato e Direttore Generale Prometeia Advisor SIM; Carlo Robiglio, Presidente Piccola Industria Confindustria; Fabio Pigorini Amministratore Delegato Intermonte Sim; Barbara Lunghi,  Primary Market Manager – Borsa Italiana, Massimo Doris, Amministratore Delegato Banca Mediolanum e due rappresentanti di “case history” nel settore investimenti PIR nelle PMI, Duccio Vitali, Amministratore Delegato di Alkemy, e Alessandro Cozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Wiit.

Per Doris l’instabilità politica ma anche la scarsa conoscenza dei PIR non aiuta la crescita dei nuovi Piani Individuali di investimento, che invece costituiscono uno strumento chiave per lo sviluppo ed inserimento anche delle realtà più piccole all’interno di mercati internazionali. Secondo Carlo Robiglio, inoltre, questo strumento nel corso del 2017 ha ottenuto un successo straordinario, molto oltre le aspettative. Ora la priorità è fare in modo che questa enorme liquidità arrivi davvero alle piccole e medie imprese “Perché ciò accada, però – afferma – le piccole e medie imprese italiane devono necessariamente attrezzarsi, cambiare, rafforzare la governance, imparare a dialogare con gli operatori del mercato valorizzando tutti gli assets, soprattutto quelli intangibili, e mettere al centro il capitale umano e la formazione. Bisogna rimboccarsi le maniche per rendere i PIR uno vero strumento di rilancio per la crescita del sistema industriale italiano”.

S

econdo i parametri stilati da Prometeia nella ricerca illustrata, a 10 anni dalla grande crisi, il numero delle aziende italiane con un massimo di 50 milioni di Euro di fatturato è di 158 mila, con un’incidenza del 29% sul valore della produzione dell’economia nazionale (la più elevata tra le principali economie europee). Stupisce il fatto che la crescita media annua delle PMI italiane nel 2014-’16 sia stata più del doppio rispetto al totale delle imprese, mentre l’indice Roi medio delle PMI italiane nel 2016, in avanzamento da 5 anni consecutivi, è in ritardo di circa 1.5 punti rispetto ai livelli del 2007.

La crescita della tecnologia 4.0 è sicuramente un dato esponenziale che ha portato numerose imprese a risollevarsi a livello internazionale: su un’analisi di 28340 brevetti realizzati tra 1997-2016 si è registrato un loro aumento globale del 28%, mentre l’Italia, rispetto ai competitor internazionali, è solo al 14° posto, nonostante la sua specializzazione sia elevata nella robotica e nell’additive manufacturing, e si può stimare un progresso nel settore solo del 3% nei prossimi anni. Questo porta alla considerazione che le PMI italiane dovranno investire significativamente sul proprio capitale tecnologico per poter continuare a competere sui mercati internazionali e per non essere spiazzate dai concorrenti sul mercato domestico. In loro aiuto possono intervenire dunque i PIR, Piani Individuali di Investimento che, ad un solo anno dalla nascita, hanno visto confluire 4.5 miliardi di euro nelle imprese italiane non quotate sul FTSE MIB, nonostante la loro conoscenza sia ancora limitata e possa riservare ampi margini di diffusione.

Nel 2017 i PIR hanno rappresentato quasi il 15% dei flussi investiti dalle famiglie, percentuale bassa soprattutto per la bassa familiarità con il prodotto. La possibilità di investire più di 30mila euro l’anno, inoltre, aumenterebbe di circa il 3% l’interesse dei nuclei con patrimonio superiore a 25mila (a svantaggio dei non interessati), mentre tale aumento potrebbe toccare il 5% per i nuclei oltre i 100mila euro.

Secondo le stime Prometeia, le imprese della classe di fatturato di 50-500 milioni di fatturato e con classe di merito medio-alta, target ideale dei PIR, denotano un funding gap potenziale di 33 miliardi di euro. Con investimento minimo del 21%, l’offerta complessiva di PIR investiti su queste imprese potrebbe così raggiungere i 157 miliardi di Euro, a fronte di una domanda potenziale dei risparmiatori che potrebbe arrivare fino a 88 miliardi di euro.

Tali investimenti in strategie alternative in crescita a livello globale, spinti dalla ricerca di rendimenti, hanno interessato numerosi utenti e lo stesso Parlamento Europeo ha istituito nuovi veicoli per incentivare gli investimenti in PMI ed economia reale, attraverso regolamenti specifici all’interno della Capital Market Union, volti a sviluppare un mercato per FIA “specializzati” (venture capital, imprenditorialità sociale e investimenti a lungo termine in aziende non finanziarie). In particolare, l’ELTIF è stato lo strumento che maggiormente ha facilitato gli investimenti sulle PMI da parte delle famiglie, grazie a cifre minime che possono scendere fino a 10.000 Euro. In tale ambito 5 fondi sono stati lanciati finora, a seguito del recente consolidamento del quadro normativo: i fondi di investimento alternativi chiusi, i fondi gestiti da un GEFIA, gli investimenti a lungo termine, quelli Distribuiti a clienti istituzionali e retail e i fondi Commercializzati attraverso un passaporto transfrontaliero.

D’altro lato, anche gli Investitori Istituzionali, attraverso la legge di Bilancio 2017 (n.232) e le successive modifiche, hanno cercato di ottenere lo stesso obiettivo dei PIR consistente in agevolazioni fiscali per investimenti a lungo termine (almeno 5 anni): i vantaggi sono riscontrabili, ad esempio, in esenzioni ai fini del calcolo dell’imposta sul reddito e la deducibilità fiscale delle minusvalenze generate da tali investimenti per i 4 anni precedenti.

SCARICA QUI LA SINTESI DELLA RICERCA:
Rapporto Prometeia per Focus PMI 16 maggio 2018.pdf

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