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Castellammare di Stabia

ESCLUSIVA – Colombi: La vittoria di Nocera, le lacrime del Flaminio, il rapporto con Braglia..alla Juve Stabia momenti indimenticabili!

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Pubblichiamo l’intervista esclusiva realizzata a Simone Colombi, portiere della Juve Stabia di Braglia tra Lega Pro e Serie B. L’estremo difensore ora in forza al Carpi ha ripercorso tutta la sua avvenura alle Vespe

Ciao Simone, prima di concentrarci sulle Vespe, come valuti la stagione del tuo Carpi? Fino a dicembre la nostra stagione è stata davvero buona, siamo stati a ridosso delle prime posizioni ed in linea con l’obiettivo stagionale. Nei mesi scorsi invece c’è stata una piccola flessione che ci ha portato a trovarci a metà classifica, con il rischio di guardarci più indietro che avanti. Adesso siamo in ripresa e puntiamo alla promozione tramite i play off.

Segui ancora la Juve Stabia? Certo, seguo sempre la Juve Stabia; l’esperienza che ho avuto a Castellammare è stata importate per me e per tutta la squadra. Ho tutt’ora un ricordo bellissimo di tutte le persone che ho incontrato in quell’anno e mezzo, dal Presidente, allo staff, ai miei ex compagni quindi ancora oggi cerco ogni settimana di guardare, se non la gara della squadra, almeno il risultato delle Vespe.

C’è una istantanea, un ricordo in particolare che racchiude il tuo anno e mezzo a Castellammare? Inevitabilmente la mente va alla gara del Flaminio: ricordo con lucidità assoluta il fischio finale dell’arbitro, con la nostra gioia che esplose sotto il settore stracolmo di tifosi stabiesi; anzi io già al secondo gol, quello di Corona, mi inginocchiai a terra e scoppiai in lacrime per la gioia. Fu un risultato eccezionale per tutti, per la piazza che cercava quella gioia da 60 anni e per ogni calciatore, dal più esperto al più giovane, che ambiva a centrare la promozione in una piazza bella, difficile, entusiasmante come Castellammare. Quel risultato fu figlio di un gruppo eccezionale e di una città in grado come poche di farti sentire un calciatore importante.

Arrivasti a gennaio 2011, scalzando subito Fumagalli che stava facendo comunque bene; che ricordo hai del tuo arrivo alla Juve Stabia? Per me la fiducia immediata della società e di Braglia fu fondamentale. Arrivavo dall’Alessandria, dove avevo trovato poco spazio; avevo quindi bisogno di una piazza che avesse voglia di puntare su di me e, fortunatamente, arrivò la Juve Stabia. Trovai una squadra forte, che già stava disputando un campionato importante e che mi permise di fare un’esperienza incredibile, soprattutto alla luce dei miei 19 anni. Fu importante poi l’aiuto di Fumagalli, un grande portiere che seguo ancora oggi.

L’estate successiva ricordo ci fu quasi un braccio di ferro tra l’allora D.S. Di Somma e l’Atalanta per riportarti in gialloblù; come vivesti quel periodo? Fu un estate movimentata in effetti. Volevo fortemente tornare alla Juve Stabia, anche perché a Bergamo avrei passato la stagione in panchina o addirittura in tribuna. Anche la Juve Stabia voleva riportarmi in gialloblù, quindi io ed il Direttore Di Somma spingemmo tantissimo per convincere l’Atalanta a rimandarmi a Castellammare. Sentivo che il ciclo vincente della Juve Stabia era appena iniziato e volevo viverlo da protagonista; fortunatamente tutte le componenti si accordarono per farmi vestire di nuovo la maglia delle Vespe.

Alla Juve Stabia hai fatto vedere cose eccezionali..c’è una parata che ti porti dentro più di altre per bellezza o importanza? Come parata vera e propria, ricordo come un intervento importante quello nella finale di andata dei play off contro l’Atletico Roma; giocavamo al Menti e lo 0 – 0 ci costringeva all’impresa al Flaminio; se avessimo perso, il ritorno sarebbe stato durissimo. Come partita, invece, porto ancora dentro il derby di Lega Pro con la Nocerina: loro erano ad un punto della promozione diretta, infatti passammo col bus in una città tappezzata di striscioni con la scritta “Serie B”, e puntavano a festeggiare contro di noi. Con una prestazione eccezionale riuscimmo non solo a conquistare tre punti importanti, ma anche a rovinargli la festa, quindi è una partita che ricordo ancora con tanto piacere.

Artefice di quei successi fu Piero Braglia. Come era il rapporto con lui? Col Mister ho avuto sempre un rapporto molto buono. Nei primi sei mesi, in Lega Pro, il nostro rapporto fu davvero ottimo; in Serie B invece ci fu qualche piccola incomprensione tra noi a causa delle mie convocazioni in Under 21. Al Mister non andava giù che andassi via per restare in panchina in Nazionale, ma per me era motivo d’orgoglio la convocazione, quindi non avrei mai potuto rifiutare. Alla fine trovammo un compromesso nel senso che mi teneva fuori per le due partite successive alla convocazione in Nazionale, nonostante fossi disponibile, insomma..me la faceva scontare bene! (ride n.d.r.). Questi episodi comunque non hanno intaccato il nostro rapporto; anzi, ripeto che la fiducia di Braglia è stata fondamentale per la mia carriera.

Nella stagione 2012/13 incontrasti la Juve Stabia vestendo la maglia del Modena e forse una tua esultanza al gol della tua squadra fece arrabbiare i tifosi stabiesi e non mancò qualche polemica. Che cosa accadde in quella circostanza? Era la gara di Modena, decisa da Ardemagni con un gol all’ultimo istante. In effetti io, dalla porta, esultai in modo forse eccessivo, visto che avevamo di fronte la Juve Stabia, i cui tifosi, giustamente, si arrabbiarono un po’. C’è da dire che quello per noi era un periodo difficile, fino a poche settimane prima eravamo quarti in classifica ed in breve avevamo perso molte posizioni, tanto che il Mister era finito in discussione. L’esultanza “vistosa”, non solo mia ma di tutto il Modena, fu dettata soltanto dal gol che appariva come una liberazione da un momento difficile. Nelle settimane successive spiegai i motivi di quell’esultanza tramite la stampa locale, proprio perché volevo fosse chiaro che non era stato un comportamento “contro” la Juve Stabia, ma solo di gioia per il periodo complesso che stavamo superando.

Al Carpi hai ritrovato Mbakogu, come te uno dei ragazzi terribili di quella Juve Stabia. Con chi dei tuoi ex compagni è rimasto un rapporto costante di amicizia? Certo, come detto prima, il gruppo unito fu un fattore decisivo per i risultati che raggiungemmo. Io, arrivando a gennaio, temevo di trovare un gruppo “chiuso”, invece ho avuto modo di conoscere ragazzi stupendi. Sento in modo praticamente quotidiano Guido Davì; ho avuto modo pochi mesi fa di incontrare causalmente Fabbro, mentre ho giocato di recente contro Scognamiglio. La cosa che fa piacere è che con tutti loro poi si finisce per ricordare insieme i bei momenti vissuti insieme, rivivendoli in un certo senso. Anche con chi sento meno, quando capita di vedersi, il rapporto è rimasto ottimo.

Dopo il tuo addio alla Juve Stabia sei mai stato vicino ad un ritorno? E se in futuro le Vespe dovessero cercarti, potresti essere interessato solo in caso di Serie B o anche in Lega Pro? Ad oggi non sono stato vicino ad un ritorno a Castellammare. Sono legatissimo a tutto l’ambiente, quindi se in futuro la Juve Stabia dovesse cercarmi ne sarei felicissimo; nel calcio devono valutarsi cento cose prima di firmare un contratto, ma posso già dirti che se fosse la Juve Stabia a cercarmi, impiegherei un attimo a dire sì. E’ una piazza che porto nel cuore e se le nostre strade dovessero incrociarsi di nuovo, per me sarebbe solo un piacere.

Hai vissuto tre stagioni in Serie A con Cagliari, Palermo e Carpi appunto. C’è un avversario, in qualsiasi ruolo, che ti ha colpito particolarmente per qualità o temperamento? La Serie A è inevitabilmente diversa dalla Serie B e dalla Lega Pro. La cosa che salta immediatamente all’occhio è la differenza tra le squadre di vertice e quelle di metà o bassa classifica: mentre le altre categorie sono più equilibrate, la Serie A vede una netta supremazia delle squadre più attrezzate. Per quanto riguarda i calciatori che mi hanno entusiasmato ti faccio due nomi che ho incrociato a Palermo: Vazquez e Gilardino. Vazquez è tecnicamente meraviglioso, anche in allenamento lo osservavamo a bocca aperta, anzi mi spiace molto che abbia lasciato il campionato italiano. Di Gilardino invece mi ha colpito l’umiltà; è un ragazzo che pur avendo vinto tutto, si mette a disposizione dei compagni ed è sempre pronto ad aiutarli. Poi, ovviamente, anche Sorrentino, da cui ho imparato tantissimo sempre a Palermo.

Un tuo saluto ai tifosi stabiesi. Saluto davvero con piacere tutta la piazza e tutti i tifosi della Juve Stabia, che meritano soddisfazioni ben maggiori della Lega Pro. Siete una tifoseria capace come poche di far fare il salto di qualità alla vostra squadra; continuate sempre ad incitare e spingere i ragazzi perché con il vostro sostegno diventa tutto più semplice. A presto!

R

affaele Izzo

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