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Ergastolo ostativo: cos’è? Chi lo combatte? E noi? Restiamo a guardare?

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L’ergastolo ostativo, il diritto al silenzio dei boss stragisti: la guerra continua! La mafia si combatte solo creando un fronte unico

Quando si parla di ergastolo ostativo si fa riferimento alla disciplina di cui all’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario, elaborata nei primi anni 90 nel contesto di quella “legislazione d’emergenza” che rappresentò la risposta dell’ordinamento alle stragi di mafia che avevano insanguinato il paese.

Questa pena è applicata solo per i delitti di associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.), sequestro di persona a scopo di estorsione (art. 630 c. p.) e associazione finalizzata al traffico di droga (art. 74 D.P.R. n. 309/1990), sempreché non siano stati acquisiti elementi tali da escludere l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata o eversiva.

Sostanzialmente per chi è condannato all’ergastolo per reati di mafia e terrorismo non ci possono essere benefici penitenziari come la libertà condizionale senza collaborazione con la giustizia.

Sostanzialmente, questo è il quanto gli amici degli amici vogliono abolire e noi che facciamo? Restiamo a guardare e li lasciamo fare salvo poi magari lamentarci (o far finta di farlo) dopo?

Tutti ai propri posti di combattimento. La guerra ci chiama.

Non ci sarà una chiamata ufficiale, una trepidante attesa con l’orecchio alla radio a transistor, e neppure ve lo diranno alla televisione, ma sappiate che la guerra vive un momento tragico al fronte ed ognuno è chiamato ai propri posti di combattimento. Abbiamo il dovere di informarci e prendere posizione, decidendo una volta per tutte, quale sia la nostra, di trincea, perché la lotta si svolge, confondendo le fosse, che non seguono la solita linea retta.

L’ergastolo ostativo, il diritto al silenzio dei boss stragisti.

La faccenda dell’ ergastolo ostativo si mette male, questi piroettano con le punte leggiadri, dandosi a virtuosismi giudiziari e costituzionalismi elevati, dove l’unica preoccupazione è non passare per “giustizialisti”. Il Garantismo è la nostra via, le leggi volute da Falcone e Borsellino sono cose pensate in tempi di guerra, di emergenza, ora sono superate…

Insomma, questi legislatori, avvocati, magistrati e illuminati in genere sembrano quasi tutti d’accordo per silurare il lavoro svolto in tanti anni di lotta e sangue. Purtroppo non solo di Falcone e Borsellino, perché a quei tempi, sostitutivi sempre un posto che restava vuoto, quello del morto. Nessuno andava in pensione fra loro, niente rischio vitalizi.

Poi il loro infinito coraggio, la passione e l’onestà, colpirono i veri uomini d’onore della mafia e della giustizia, quelli che ancora li sapevano distinguere e da allora, grazie alle incredibili rivelazioni di decine di anni di processi e di pentiti, sappiamo tantissime cose, sia sulle mafie, sia quanto ci siano infognati dentro i nostri uomini di potere.

Sappiamo che un presidente del Consiglio, in odor di mafia, col maggior numero di incarichi governativi della storia, può, non solo essere proposto alla Presidenza della Repubblica ma come sempre, non pagare nessuno dei suoi orrendi reati, grazie alla nostra prescrizione, tanto amata dai legislatori garantisti.

Se i maligni stanno pensando al re del bunga bunga, all’altro salvato dalla prescrizione…ebbene no, fa parte integrante della nostra storia e tutto sempre si ripete. Le guerre vanno avanti, sostituendo i soldati morti, da una parte e dall’altra . In effetti quello attuale che stranamente gli somiglia, è l’unico a detenere il record di permanenza dei giorni in carica al governo, l’unico ad aver battuto il nostro mitico Andreotti. Solo i migliori, restano in carica a lungo da noi.

Detto questo, la trattativa Stato-mafia, non conosce sosta e siamo sempre a discutere le richieste avanzate da Totò Riina, in viso a quelle introdotte tardivamente da noi, dopo la strage di Capaci.

Annamobbene…

Quindi la palla passa alla politica. Ormai solo loro possono e devono salvare il paese dalle infiltrazioni mafiose.
Ecco che qui entriamo in campo noi, perché, malgrado ciò che si potrebbe pensare, le cose non stanno andando benissimo in tal senso. L’espressione utilizzata è del centro Italia, comprensibile e ben nota a tutto il paese.
“Se ce devono pensa’ loro, stamo n’ una botte de fero…” espressione usata ironicamente per definire una brutta situazione.

Il senatore “Giggino ‘er purpetta, altrimenti noto come Luigi Cesaro.

I nostri politici, due giorni or sono si sono affannati per negare ai magistrati il diritto ad accedere a delle intercettazioni che lo riguardano, peraltro neppure disposte a suo carico ma saltate fuori da altre indagini.

Se vi scandalizza il fatto, che il Cesaro, sia stato l’autista prima e avvocato poi del boss Raffaele Cutolo noto esponente mafioso di spicco, della nuova camorra organizzata.

Vi confortera’ il sapere che costui venne già arrestato per mafia nel lontano ’84, condannato in primo grado e assolto in appello, per mancanza di prove. Per la cassazione, scomodarono niente popo’ di meno che il temibile “ ammazzasentenze”, il giudice Corrado Carnevale, per dare anche a lui la santa assoluzione, elargita in altri 500 casi.

Quindi oggi, Giggino siede sulla sua poltrona di “onorevole” e a quanto pare, gli onorevoli da quelle parti, sono davvero molti. Infatti durante la votazione per autorizzare le intercettazioni, si è scatenato l’inferno.

A capitanare la rivolta contro le intercettazioni selvagge, Giuseppe Cucca, senatore di quel renzi, che in un post di poche ore fa, dichiara che gli attacchi a lui rivolti circa i rapporti col principe sanguinario ed il suo rinascimento, siano strumentali per coloro che li credevano morti e si sono invece dovuti arrendere davanti al potere dimostrato nel realizzare l’operazione Draghi.

Brivido lungo la schiena e brutti pensieri…

Mi chiedo sempre perché non tacciano proprio loro, piuttosto che portare avanti i diritti al silenzio dei massomafiosi e delle relative intercettazioni.

Per maggiori e dettagliate informazioni vi consiglio un post di Mattia Crucioli, che saprà spiegarvi con dovizia di particolari i punti salienti della tenzone ma potrete trovare anche altre sparute notizie sul web e sul Fatto Quotidiano, o per meglio dire…finalmente un quotidiano, il quale peraltro, ha lanciato anche una raccolta firme alla quale invito tutti ad aderire.

Nel contempo, Paolo Borrometi, con un altro post, rende nota l’iniziativa della Fondazione Antonino Caponnetto, che promuove per il 5 Aprile, la giornata in difesa dell’ergastolo ostativo e del 41 bis. A dover ribadire che preferiamo rendere onore alla memoria dei nostri eroi, piuttosto che alle richieste dei boss mafiosi, peraltro note e giacenti da tempo.

Sempre in materia di politici, scopriamo che una piccola e coraggiosa donna, che vive a sua volta sotto scorta, per aver affrontato la criminalità organizzata a Roma ed i suoi abusi, viene considerata da alcuni colleghi un vero “pericolo”. Di chi siano amici tali colleghi, lo potete scoprire su YouTube che, senza il pizzo di radio radicale, diffonde gli interrogatori dei processi… trovate anche mafia-capitale con centomila altri.

Continuano anche gli arresti per ‘Ndrangheta di noti esponenti politici appartenenti a partiti legali, pure in netta crescita. Mi piacerebbe poter parlare con i nostri dotti legislatori per sapere se qualcuno ha previsto un numero massimo, qualcosa che permetta di definire associazione mafiosa, un insieme di persone, appartenenti alla stessa associazione criminale, che pur operando sotto la protezione di un’altra, effettuano crimini di ogni genere, fra i quali l’acquisto di pacchi voto dalla mafia. Non so, facciamo 30? Vedete voi.

Da un altro post di Lucia Azzolina, scopriamo che l’uomo denunciato a suo tempo, per aver trascorso due anni a fomentare aggressioni verbali, minacce di morte e allusioni sessuali di bassa lega, il nobiluomo in attesa di giudizio, ovvero Pasquale Vespa viene testé inserito come collaboratore al Ministero della Pubblica Istruzione. Immagino collabori alla creazione di futuri ignoranti e bulli fascistoidi, tanto cari al vivaio delle mafie .

In controtendenza, se ne comincia a parlare e temo che dovremo intensificare più che mai, fino a restare afoni o svenire sulla tastiera, mentre leggiamo, colpo di grazia per il mancamento, che secondo Gasparri, i parassiti sono i poveri che percepiscono il reddito e non loro che li hanno ridotti cosi, continuando misteriosamente a campare sulle nostre sempre più deboli spalle.

La mafia si combatte solo, creando un fronte unico.

Ecco perché oggi, ognuno deve andare ad unirsi al proprio e dire una volta per tutte da che parte sta.

Lo stanno facendo in diversi, mancano in tanti. Accorrete gente.

Mentre a Roma, ci giunge oggi notizia da ilcorrieredellacitta.com che è stata scoperchiata un “associazione” di finti poliziotti, dotati di finte pistole e lampeggianti, sogno un associazione di onesti, dotati di morale, intelligenza e capacità divulgative, armi a noi concesse, più potenti di quanto si creda.

Almeno per adesso, visto che grazie ai cani molecolari del web, oltre alle solite tonnellate di depistaggi, cominciamo a trovare bellissimi articoli e udite, udite, sempre più numerosi. Divertitevi a cercarli.

Ve ne segnalo uno tra i tanti, che troverete su Lenuoveere.it dove ugualmente ci esortano a diventare la scorta civica di Gratteri, sotto attacco, come non mai, da entrambi i fronti.

Altro bellissimo pezzo, quello di Giuseppe Sirio, “I tecnicismi del Diavolo”. Dove sarete accompagnati per mano nei saloni della giurisprudenza per farvi un’idea di come il diavolo stia costruendo i “coperchi”, soli mancanti a terminare l’eterna opera delle pentole.

Concludo le citazioni, con un altro post che troverete come Agende rosse, nel quale si spiegano bene i contorni della lotta ma soprattutto indica, l’unica possibile via d’uscita. Il fatidico intervento dei politici, in grado di emanare un decreto legge atto ad arginare lo scempio che si sta compiendo, creando altri paletti al posto di quelli tolti, ipotizzando soluzioni intermedie, come affidare tali decisioni ad un pool di magistrati, più difficile da corrompere dell’eventuale ammazzasentenze di turno.

Concluderei per stavolta, dando il mio piccolo, insignificante apporto agli illuminati giuristi affranti fra il dilemma del garantismo o del giustizialismo.

Erano gli anni 70, quelli che potrebbero tornare fra poco, continuando così, c’era la lotta armata, il terrorismo. Fra le varie correnti, vi erano allora giuristi progressisti che volevano nelle loro nobili intenzioni, impedire alla politica l’intervento, attraverso la magistratura, volto a punire soggetti scomodi, che in diversi casi, risultavano privi di tutele di fronte al potere punitivo dello Stato.

Ergo, il garantismo nasce per proteggere i cittadini dagli abusi dei politici e non il contrario.

Baciamo quindi le mani a onorevoli e senatori, nella speranza che trovino idonee soluzioni, affinché la fine del Covid non veda l’inizio di scontri nelle piazze o il ritorno al terrorismo. Abbiamo anche altri strumenti, a voi l’utilizzo.

Noi intanto, vi stiamo addosso, dividendoci fra scorte civili e liberi pensatori all’attacco dei politici.

Ognuno dei propri. Finito il gioco del silenzio, iniziamo a tracciare sulla lavagna la vecchia e amata riga verticale, spessa e rumorosa, quella che divideva i buoni dai cattivi.

Francesca Capretta / Cronaca Calabria


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