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Erdogan minaccia l’Olanda che vota domani. Mark Rutte vira a destra

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Erdogan minaccia l’Olanda che vota domani: stop al dialogo diplomatico mentre Mark Rutte vira a destra per respingere il populista Geert Wilders.

Erdogan piomba sul voto. E Rutte vira a destra per respingere Wilders

Ankara rompe le relazioni con l’Olanda: è crisi diplomatica. Domani le elezioni, il premier: «Fermiamo i populisti»

ROTTERDAM – ’è una casetta di legno di fronte al consolato turco di Rotterdam. Riporta un cartello stradale blu che indica di svoltare a destra: «Istanbul 1.247 Km». In realtà sarebbero almeno il doppio, ma poco importa. La Turchia non è mai stata così vicina all’Olanda come in questi giorni. Lo dimostrano quelle transenne abbandonate accanto alla sede diplomatica, unica traccia di disordine nella linearità della Westblaak, il viale a poche centinaia di metri dalla celebre statua in bronzo di Erasmo da Rotterdam. Quattro transenne residuo di un week-end di scontri scoppiati dopo il rifiuto dell’Aja di accogliere due ministri turchi sul proprio territorio e il divieto di fare campagna elettorale in vista del referendum del 16 aprile. Una decisione che è presto sfociata in una crisi dall’esito ancora imprevedibile. Ankara ha reagito con la linea dura, vietando il rientro dell’ambasciatore olandese e di tutti i diplomatici. Stop anche a tutte le relazioni politiche con l’Aja.

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a effetti sono attesi anche sul fronte della politica interna. Sono circa 500 mila i cittadini olandesi di origine turca che domani voteranno alle politiche. In uno scenario frammentato, in cui nessuno dei 28 partiti in corsa probabilmente supererà il 17%, potrebbero essere determinanti. Ma non è a loro che il premier Mark Rutte ha voluto rivolgersi con questa mossa. I destinatari del suo messaggio sono gli altri 16 milioni di elettori, o almeno quelli che si stanno facendo tentare dagli slogan populisti di Geert Wilders, il leader dell’estrema destra. Gli ultimissimi sondaggi danno il suo Partito della Libertà (Pvv) in leggero calo, mentre il Vvd del liberale Rutte si è ripreso il primato. Gli analisti politici sono concordi: il principale effetto di Wilders sulla politica olandese è stato lo spostamento a destra di Rutte. Che negli ultimi mesi ha intensificato i suoi messaggi sulla sicurezza e contro l’immigrazione irregolare.

A Rotterdam, seconda città olandese per numero di abitanti, circa la metà della popolazione ha origini straniere. Il sindaco, Ahmed Aboutaleb, è di fede musulmana ed è nato in Marocco. Lo hanno eletto nel 2009 e riconfermato nel 2014. Dopo la strage di Charlie Hebdo si era scagliato contro i terroristi: «Se non vi piace questo modello di libertà, fate le valigie e andatevene. Se non vi piace l’umorismo di un giornale, andate a farvi fottere». «Rotterdam è uno splendido esempio di multiculturalismo». Almeno a sentire Marianne Vorthoren, direttrice di Spior, un’organizzazione che raggruppa una settantina di istituzioni musulmane di Rotterdam. «La convivenza – ci spiega questa olandese convertita all’islam – non è così problematica come viene raccontata dalla politica e dai media. È come se esistessero due realtà parallele e sono molto preoccupata per l’effetto di questi messaggi». Ai suoi occhi l’Olanda del 2017 resta un Paese aperto e tollerante con tutti (a meno che non si tratti di pedoni distratti che camminano sulle corsie riservate ai ciclisti).

Ma Rutte ha una sua battaglia personale. «C’è il rischio reale di svegliarsi il 16 marzo con Wilders alla guida del primo partito d’Olanda – ha ammesso a 48 ore dal voto -, un risultato che manderebbe un segnale al resto del mondo. Dobbiamo fermare questo effetto domino e arrestare il populismo sbagliato». Evidentemente il premier liberale vuole farsi portabandiera di un «populismo giusto» ed è per questo che – dopo aver mostrato i muscoli alla Turchia – non ha fatto mezzo passo indietro. Ieri sera i due si sono scontrati in un faccia a faccia televisivo e Rutte ha ribadito la sua linea: «Non governerò con te, mai e poi mai». «La gente non ti crede» ha replicato con un sorriso beffardo Wilders, aggiungendo: «Avevo avvertito il Vvd sulla Turchia e mi hanno cacciato a calci dal partito». «Governare un Paese è diverso da scrivere tweet» lo ha sbeffeggiato il premier, cercando di tenere l’aplomb dello statista.

Sulla querelle turca, è intervenuto persino il Cremlino con un «invito alla moderazione». L’Aja ha incassato la «solidarietà e il totale appoggio» di Angela Merkel e anche l’Ue ha fatto quadrato attorno a Rutte, che viene visto come un argine a Wilders. Però la Turchia è pur sempre un partner da tenere buono, perché da un anno a questa parte ha chiuso le sue porte ai migranti diretti in Europa (in cambio di sei miliardi di euro). L’accordo è stato siglato, guarda caso, proprio durante il semestre di presidenza olandese. Ieri per l’ennesima volta il ministro per i rapporti con l’Ue, Omer Celik, ha minacciato di farlo saltare. Tutto questo mentre il presidente Recep Tayyp Erdogan prometteva: «Porterò l’Olanda alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo». Se potesse, la statua di Erasmo scuoterebbe la testa.

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lastampa/Erdogan piomba sul voto. E Rutte vira a destra per respingere Wilders MARCO BRESOLIN – INVIATO A ROTTERDAM

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