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Elezioni Figc: la corsa di Gravina e la rottura con Sibilia

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I

n un contesto normale all’uomo che ha permesso al calcio di ripartire, resistendo allo tsunami del Covid, verrebbe allungato il tappeto rosso nella corsa all’elezione di presidente della Figc per il prossimo quadriennio. Per Gabriele Gravina, ex presidente del Castel di Sangro e abruzzese di adozione, probabilmente, non sarà così. La sua conferma dovrà passare per i soliti giochi di potere e di palazzo. Alleanze e tradimenti. Compromessi e diktat. Fino al 22 febbraio, il giorno fissato per l’assemblea elettiva.

Per capire meglio il contesto bisogna fare dei passi indietro. Ripartire dal buco nell’acqua del gennaio 2017, quando nessun candidato ottenne il quorum necessario, aprendo le porte al commissariamento, e dall’intesa che ha permesso al tandem Gravina-Sibilia di entrare nella stanza dei bottoni della Figc, rispettivamente, come presidente e vice presidente. La luna di miele tra i due, però, dura poco. Con il passare dei mesi si inaspriscono i dispetti e le gelosie. Gravina prende tutti i problemi di petto, non lascia spazi di manovra agli altri. Accentra, opera e ottiene risultati. Dalla Nazionale al capolavoro della ripartenza del giugno scorso dopo la chiusura per Covid-19.

Cosimo Sibilia, figlio del commendatore Antonio ex presidente dell’Avellino, gli rimprovera un patto secondo il quale Gravina gli avrebbe dovuto fare spazio, lasciandogli la presidenza. Un patto che Gravina non riconosce. Tra l’altro, ha un ritmo di lavoro superiore alla media in federazione. Difficile corrergli dietro. Ha idee e le sviluppa. Conosce la politica federale, ma non ne è schiavo. Insomma, catalizza attenzioni e consensi. Alla lunga, la frattura con Sibilia si acuisce. A tal punto che qualcuno sostiene che nemmeno si parlano. All’orizzonte ci sono le elezioni. E Sibilia è il presidente della Lega nazionale dilettanti, l’azionista di maggioranza dall’alto del 34% del peso dei suoi delegati assembleari. Di solito, chi si va a sedere sulla poltrona di presidente federale passa per un accordo con i dilettanti. E se Sibilia e Gravina non sono in buoni rapporti il problema si pone.

Finora, solo la Lega Pro (vale il 17%) ha manifestato ufficialmente il suo appoggio alla ricandidatura di Gravina. Che comunque vanta un buon feeling con Calcagno (nuovo presidente Aic), con Ulivieri (10%) e con Dal Pino (presidente della Lega A). Ognuno, però, per i suoi voti chiede qualcosa, non li dà gratis.

Ma oggi c’è un’alternativa a Gravina? No, ecco perché è difficile dirgli di farsi da parte alle luce di quanto fatto in questi due anni. Sibilia? Ha dalla sua un feeling ritrovato con Malagò. Ma la sua candidatura non sarebbe aggregante come lo è quella di Gravina. Che, finora, non ha fatto la prima mossa. Vorrebbe che la sua candidatura fosse unitaria. Che fossero le varie componenti a chiederglielo. E non viceversa. Tattica e strategia, il 22 febbraio è ancora lontano. E lungo il cammino saranno disseminati trappole e sospetti.

 


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