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Crisi Alitalia, una storia lunga 21 anni. Il no di Lufthansa e Ferrovie dello Stato

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C’era un tempo Alitalia. Correva l’anno 1947 ed il 5 maggio, la compagnia di bandiera di proprietà dallo Stato Alitalia cominciò a solcare i cieli. 13 nni dopo, nel 1960, è il vettore ufficiale delle Olimpiadi di Roma.

Ancora 9 anni e, nel 1969, Alitalia conquista un altro primato: è la prima in Europa a volare con aerei a reazione e si consolida come terza compagnia del vecchio continente dopo Lufthansa e British Airways.

Poi arrivarono le compagnie low cost, due privatizzazioni, l’attentato alle Torri Gemelle, la concorrenza dell’Alta Velocità, e nulla fu più come prima. Invece di volare sempre più verso l’alto, Alitalia comincia prima a planare e poi a precipitare in picchiata travolta da un vortice di malaffare, malagestione, interessi noti e sottotraccia, speculazioni e quant’altro di peggio si può mettere insieme per la (in)gestione di qualsiasi attività.

Ripercorriamo le tappe di questo avvitamento in picchiata libera:

– 1996 PRIVATIZZAZIONE NUMERO UNO – Dopo mezzo secolo di controllo statale il governo Prodi decide di quotare in borsa il 37% di Alitalia. Ad acquistare i titoli ci sono anche tanti piccoli risparmiatori. La privatizzazione non ha gli effetti sperati. Si cerca un partner industriale, l’olandese Klm, sembra il partner giusto, ma gli olandesi vogliono potenziare Malpensa trasferendogli tutti i voli di Linate. Il matrimonio non si fa. Segue contenzioso vinto da Alitalia nel 2002. Con l’attentato alle Torri gemelle, 11 settembre 2001, tutte le grandi compagnie aeree vanno in crisi. Lo stesso anno Air France entra in Alitalia con uno scambio azionario del 2%.

– 2006 PRIVATIZZAZIONE NUMERO DUE – Prodi tenta una seconda privatizzazione. Punta a cedere un altro 39% della compagnia, lo Stato è pronto a rinunciare al controllo. Invece della Borsa, per cedere la seconda tranche, il governo sceglie la procedura di gara. Gara che fallisce per il ritiro progressivo dei contendenti che rinunciano dopo aver visto i conti.

– 2007 ARRIVA AIR-FRANCE – Mentre i conti di Alitalia e il titolo in borsa, scivolano verso il baratro, il governo passa a trattativa privata. L’interlocutore unico, diventa Air-France che da qualche anno si è sposata con gli olandesi di Klm ed è disposto a rilevare il 49,9% di Alitalia. La trattativa partita a fine 2007 va avanti, benedetta da Prodi e Padoa-Schioppa. I primi mesi del 2008 sono cruciali, i sindacati si oppongono ai tagli. Si avvicinano le nuove elezioni e i Francesi temono di trovarsi di fronte un governo avverso. Berlusconi, infatti sta impostando la sua campagna elettorale sulla “Italianità della compagnia”. Ad aprile, i sondaggi danno Berlusconi vincente, Air France abbandonare la partita.

– 2008 ARRIVA BERLUSCONI CON I SUOI CAPITANI CORAGGIOSI – Berlusconi vince le elezioni. Il Cda di Alitalia porta i libri in Tribunale, il governo modifica la legge Marzano per permettere ad Alitalia un fallimento controllato. Il titolo Alitalia è cancellato dal listino di Borsa, ne faranno le spese tanti piccoli azionisti/risparmiatori. Si fa avanti la Compagnia aerea italiana (Cai) una cordata guidata da Roberto Colaninno e di cui fanno parte investitori come Benetton, Riva, Ligresti, Marcegaglia e Caltagirone. Alla cordata partecipa anche Intesa SanPaolo allora guidata dall’a.d. Corrado Passera. La parte sana della compagnia viene rilevata da Cai per 300 milioni mentre tutto il passivo scivola, attraverso una bad bank (2 miliardi di euro) nel debito dello Stato. Con il nuovo vettore, Alitalia riparte con 8.000 dipendenti in meno. Fra gli azionisti, accanto a Cai c’e’ anche Air France, partner strategico al 25%. Ma Alitalia non decolla nonostante altri 2.400 esuberi e un taglio del 20% degli stipendi dei manager.

– Nel 2013 serve un aumento di capitale altrimenti gli aerei restano a terra. Colaninno annuncia di abbandonare. Con l’aumento di capitale arriva l’aiutino pubblico attraverso Poste Italiane che entra nella compagine azionaria, mentre Air France preferisce diluire la propria quota.

– 2014 – Il nuovo cavaliere bianco è la compagnia emiratina Etihad (sede ad Abu Dhabi, compagnia nata “appena” nel luglio del 2003, ed in volo da novembre dello stesso anno) che acquisisce il 49%. Il closing dell’operazione è a fine 2014. Il nuovo Piano industriale prevede il break even nel 2017. Ma un anno dopo, a fine 2015, l’a.d. Silvano Cassano si dimette. L’agonia continua.

E

le prospettive sono per niente rassicuranti visto che le strade di Alitalia e di Fs spa (uno dei possibili “paracaduti” nel quale confidava) non sembrano destinate ad incontrarsi, almeno per il momento. Infatt, in riferimento a ipotesi circolate di un intervento nell’ambito del salvataggio della compagnia aerea, la holding guidata da Renato Mazzoncini fa sapere, infatti, che “l’argomento non è, al momento, di interesse della società e di non essere stata contattata da nessuno”.

ANCHE l’altro paracadute, quello della LUFTHANSA, sembra essere non disponibile: “Non siamo interessati a rilevare Alitalia” ha affermato il chief financial officer della compagnia, Ulrik Svensson, rispondendo a una domanda nel corso della conference call sui conti del trimestre. Lufthansa, riferiscono fonti del gruppo tedesco, non intende dare seguito a speculazioni e rumours pubblicati oggi sulla stampa.
In questa situazione, la picchiata in caduta libera si fa sempre più rovinosa ed il suolo si avvicina sempre più lasciando presagire un fragoroso impatto con un crac mortale.

Tra 8 giorni sarà il suo compleanno. Si potranno festeggiare i suoi 70 anni o ci saranno le condoglianze? Solo il tempo ci darà la risposta. AL momento l’unica certezza è che l’ammalato è grave e la prognosi resta riservata.

vivicentro/ansa/adnkronos

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