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Coronavirus. Indigenza e fame: crescono le chiamate di aiuto

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Nel bolognese una ragazzina chiama i Carabinieri “il frigo è vuoto”. In ogni Regione aumenta il numero di indigenti che hanno bisogno di aiuto.

span style="font-size: 14pt;">“Abbiamo fame, mio padre non lavora più e il frigo è vuoto, aiutateci vi prego”. È la telefonata di una 12enne al 112, ricevuta dalla centrale operativa dei Carabinieri di Vergato, nel Bolognese. Dopo averla tranquillizzata, l’operatore che le ha risposto ha inviato una pattuglia a casa sua. I militari hanno accertato che le parole della ragazzina descrivevano una situazione reale e hanno aiutato la famiglia, di origine straniera, composta da genitori e due figli

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Coldiretti pochi giorni addietro ha lanciato un allarme sociale poiché sarebbero circa 2.678.000 le persone indigenti a rischio fame in Italia. Il calcolo di Coldiretti si fonda su un’elaborazione dei dati contenuti nella Relazione annuale Fead (Fondo di aiuti europei agli indigenti) di giugno 2019. Le maggiori difficoltà alimentari si registrano nel mezzogiorno con oltre 530.000 persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare in Campania, oltre 364.000 in Sicilia e quasi 283.000 in Calabria. Ma situazioni diffuse di bisogno, rileva la confederazione, si registrano anche nel Lazio, con oltre 263.000 persone, e in Lombardia, con 235.000.

Con le misure restrittive per contenere il contagio e la perdita di opportunità di lavoro, anche occasionale, si aggrava la situazione e aumenta il numero di persone  – evidenzia la Coldiretti costrette a chiedere aiuto per il cibo con la distribuzione di pacchi alimentari o nelle mense“.

Lo studio della Coldiretti individua le maggiori difficoltà alimentari specialmente in tutto il Mezzogiorno, con oltre 530mila persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare, tra cui oltre 364mila in Sicilia e quasi 283mila in Calabria. Ma situazioni diffuse di bisogno si rilevano anche nel Lazio con oltre 263mila persone e con 235mila persone nella Lombardia devastata dal Coronavirus.

Ad essere in difficoltà a livello nazionale – sottolinea la Coldiretti – sono, tra le categorie più deboli, quasi 113mila senza fissa dimora, oltre 225mila anziani sopra i 65 anni, e 455mila bambini di età inferiore ai 15 anni che ricevono aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), grazie ad associazioni come Banco Alimentare, Banco delle opere di Carità, Caritas Italiana, Comunità di Sant’Egidio, Croce Rossa Italiana, Fondazione Banco Alimentare e Associazione Sempre Insieme per la Pace. E è di oltre 20mila il numero di indigenti in Umbria che hanno bisogno di aiuto per mangiare.

“Non possiamo fare la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma ci siamo per tutti…”. Così Roberto Tuorto, direttore del Banco Alimentare di Fisciano, spiega lo sforzo messo in campo per garantire assistenza alle famiglie disagiate ai tempi del Covid-19. Un obiettivo non certo semplice, se si pensa che la distribuzione viene effettuata su tutto il territorio regionale della Campania, con richieste in aumento di ora in ora e personale decimato per motivi precauzionali. Nei giorni in cui la curva dell’epidemia sembra stabilizzarsi (malgrado il conto pagato in termini di contagi e vittime sia sempre troppo alto), un’altra priorità è tendere la mano a quei cittadini che, ancor prima della tempesta perfetta rappresentata dal virus, facevano fatica a mettere il proverbiale piatto in tavola. Gli “ultimi”, insomma, o in alternativa coloro che, per via del blocco imposto dalla quarantena alle attività non indispensabili, sono stati costretti ad abbassare la serranda e interrompere i rispettivi esercizi, con il rischio concreto di non poter tutelare i loro cari dal punto di vista dei bisogni primari.

“Il nuovo Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio ei Ministri del 22 marzo 2029 pubblicato il 26) – spiega Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania – destina 4,3 miliardi ai Comuni tramite il fondo di solidarietà e 400 milioni tramite un’ordinanza della Protezione Civile per aiutare le persone in difficoltà, in particolare con la formula dei buoni spesa e distribuzione di generi alimentari. Chiediamo ai sindaci di destinare le risorse all’acquisto di prodotti alimentari italiani e da filiera agricola del territorio. Le nuove risorse rese disponibili per buoni spesa, buoni pasto o generi di prima necessità possono sostenere l’economia agricola regionale, che in molti comparti si trova in grande difficoltà con il blocco delle esportazioni e la chiusura di agriturismi, bar, ristoranti e mense”.

Della Sicilia avevamo già scritto il “28 Marzo 2020 Con il fermo per il Coronavirus, famiglie allo stremo in Sicilia”. A distanza di una settimana la situazione si fa complessivamente sempre più difficile. Da una nostra indagine, abbiamo appreso che tranne i buoni spesa della Regione e dello Stato nonché le offerte dei privati attraverso il “carrello o scontrino sospeso”, ancora alle persone che hanno bisogno non è arrivato altro. Siamo fermi alla fase delle domande. Ci sono categorie, ad esempio: bar, barbiere, ristoratori, albergatori, ecc. le cui famiglie sono, da questo mese di aprile, senza soldi. I bar, ristoranti e similari, hanno dovuto buttare o devolvere tutta la roba che avevano dentro in particolare acquistata nella previsione delle festività pasquali. Ci dovrebbe essere anche un controllo sulle donazioni pecuniarie della gente ai Comuni, poiché esse vengono gestite direttamente da questi ultimi (si teme il clientelismo tanto più in questa situazione di emergenza).

Il Governo Nazionale si attivi, anche con misure giuridicamente drastiche, stante la grave emergenza sanitaria, economica e sociale in corso, sfoltendo al massimo gli adempimenti burocratici (e pure i decennali raffermi apparati e rispettivi boiardi). L’Europa si renda conto che potrebbe essere prossima alla fine della sua storia di Unione se, celermente, non diviene in modo umano e politico la Nazione di tutti i cittadini europei.

Nel frattempo le persone in difficoltà si affrettino a presentare tutte le istanze al momento previste, da quelle all’Inps fino ai rispettivi Comuni. Ricordiamo che ci si può appoggiare ad un Caaf (Centri Autorizzati di Assistenza Fiscale), la cui natura giuridica in base alla legge istitutiva è quella di  Società a responsabilità Limitata, sono soggetti del diritto tributario che agiscono quali strutture intermedie tra il contribuente e l’amministrazione finanziaria e sono stati introdotti nell’ordinamento italiano con la l.413/1991 per l’espletamento dell’attività di assistenza fiscale intesa quale operazione di ausilio e supporto nei confronti di determinati contribuenti), possibilmente noto, serio e non improvvisato, contattabile via email o telefono, oppure ci si può rivolgere al proprio Comune ove ormai in genere è stato istituito tale servizio di assistenza per le agevolazioni e assistenza ai cittadini che ne hanno diritto.

Adduso Sebastiano

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