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Catania, calci e pugni ai Carabinieri per impedire l’arresto di un pusher

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Due arresti e sei indagati, per aver tentato ad aprile di impedire l’arresto di un pusher a Catania nel quartiere di San Giovanni Galermo.

I Carabinieri del Nucleo Radiomobile del comando provinciale di Catania su delega delle Procure della Repubblica presso il Tribunale Ordinario e per i Minorenni di Catania, o Carabinieri hanno quindi dato esecuzione a due distinte ordinanze di applicazione di misure cautelari emesse dai rispettivi Giudici per le Indagini Preliminari, nei confronti dei due arrestati e di altre 6 persone indagate.

I due arrestati sono il 32enne Mario Maurizio Calabretta e il 37enne Pietro Masci, entrambi censurati catanesi, poiché responsabili di violenza, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni personali aggravate, nonché solo per il secondo arrestato la detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e la violazione delle prescrizioni imposte dalla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno cui era sottoposto.

I fatti, accaduti in via Pantelleria nel popoloso quartiere di San Giovanni Galermo, risalgono ad aprile scorso.

I Carabinieri, il 26 di aprile 2020, dopo aver notato movimenti sospetti nei pressi dell’abitazione di Masci, in via Pantelleria nel popoloso quartiere di San Giovanni Galermo avevano deciso di perquisirla. Nell’intento di accedervi, hanno visto un ragazzo con funzioni di vedetta che, avvedutosi del loro arrivo, ha immediatamente chiuso una porta blindata che consentiva l’accesso all’abitazione, costringendoli a circondare l’edificio e tentare l’accesso attraverso i balconi.

A questo punto Masci, resosi conto dell’ineluttabile intervento dei Carabinieri, ha consentito loro l’ingresso e la successiva perquisizione che in effetti ha dato i suoi frutti in quanto, nella stanza dei figli minori, è stato rinvenuto e sequestrato un borsone contenente: 70 grammi di cocaina, 50 dosi di marijuana, la somma di 110 euro in contanti ritenuta provento dello spaccio, una ricetrasmittente per le comunicazioni con le vedette, un bilancino elettronico di precisione, materiale per il confezionamento delle dosi di droga da piazzare al dettaglio e, soprattutto, un block-notes dove erano annotate le transazioni riferibili allo smercio delle sostanze stupefacenti.

Sin qui sarebbe stata una “normale” attività di polizia giudiziaria ma Masci poi, minacciando i militari, incitava la moglie, Sonia Ganci e i figli minori a una reazione contro il suo arresto che non è tardata ad arrivare; infatti i militari sono stati aggrediti da un gran numero di vicini di casa e altri abitanti della zona tra i quali Calabretta che, forte della situazione di grave tensione venutasi a creare, li minacciava anch’egli.

Nel giro di pochi minuti in strada si creava un assembramento composto da più di dieci persone che con violenza e minaccia si opponevano all’arresto di Masci, dando vita ad una violenta aggressione nei confronti dei Carabinieri. Tra queste, tale Mario Maurizio Calabretta e che inveiva contro i le forze dell’ordine gridando ”guardate questi rovina famiglie ve la facciamo pagare”.

Nel frattempo, altre persone, giunte a piedi e a bordo di scooter, si scagliavano contro i Carabinieri, sempre nell’intento di impedire fisicamente l’arresto del Masci, che fomentava i “sostenitori” urlando insulti e minacce di morte.

A quel punto Mario Mauro Calabretta e Sonia Ganci, si scagliavano contro uno dei militari che stava cercando di far entrare nell’auto di servizio l’arrestato. I due tentavano di liberare il fermato, bloccando lo sportello della gazzella e proferendo ancora insulti e minacce “siete….., pezzi di ….., vi veniamo a cercare, lasciatelo subito”

A loro supporto giungevano due dei figli minorenni, che insieme alla madre accerchiavano e colpivano il predetto Carabiniere, in soccorso del quale giungevano altri due colleghi.

Nel frattempo, il Calabretta insieme ai figli del fermato, a Salvatore Musumeci e ad altri soggetti non identificati, aggredivano uno dei militari giunto in ausilio del collega, scaraventandolo in terra e colpendolo con calci e pugni.

Analoga sorte toccava ad un altro militare, mentre uno degli operanti, nel parapiglia generale, riusciva comunque a bloccare Masci conducendolo all’interno dell’autoradio dell’Arma. Tale operazione comunque è stata ancora una volta ostacolata dal tentativo di liberare l’arrestato posto in essere da Danilo Gaetano Aurora, altro soggetto, nel frattempo intervenuto nella baruffa generale che apriva la portiera dell’auto di servizio, mentre due dei figli dell’arrestato e tale Liliana Bellia cercavano di far uscire l’arrestato tirandolo a sé.

Nella concitazione di quei momenti i Carabinieri sono comunque riusciti a far salire Masci sull’autovettura di servizio nonostante i calci e i pugni ricevuti da parte di alcuni dei soggetti intervenuti e, in particolare, da Calabretta.

I militari sono stati successivamente refertati dai medici del pronto soccorso dell’ospedale “Garibaldi Centro” dove, per due di essi, è stata emessa una prognosi di 7 e 30 giorni.

Due dei militari operanti riportavano delle lesioni personali consistite, per il primo, in un trauma cranico, un trauma all’emitorace destro, delle escoriazioni al collo e al volto, dalle quali derivava una prognosi di 10 giorni s.c., mentre per il secondo, un trauma cranico, facciale, uno costale bilaterale e uno alla gamba sinistra, dalle quali derivava una prognosi di 30 giorni.

Inoltre, in quella circostanza, veniva danneggiata l’auto dell’Arma utilizzata per il trasporto dell’arrestato, presa a calci e segnando in diversi punti la carrozzeria. Per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente e per sottrarsi alle violenze, i Carabinieri furono costretti ad allontanarsi, riuscendo ad identificare ed arrestare solo Pietro Masci e Mario Maurizio Calabretta.

Grazie alla minuziosa ricostruzione dei fatti compiuta in seguito dagli stessi Carabinieri operanti, si è riusciti ad identificare gli altri indagati, attività che alla fine ha consentito l’emissione delle misure cautelari. Salvatore Musumeci, classe 1996 (destinatario di misura cautelare in carcere); Sonia Gangi, classe 1984; Danilo Gaetano Aurora, classe 1998; Liliana Bellia, classe 1966 (destinatari di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). M.P., classe 2002 ; M.D., classe 2003 (minorenni destinatari di misura cautelare del collocamento in comunità).

I due arrestati, trattenuti inizialmente in camera di sicurezza, sono stati successivamente trasferiti al carcere di Messina così come disposto dal Gip del Tribunale di Catania in sede di convalida.

Ad aprile scorso ci eravamo occupati anche di un altro caso analogo “10 Aprile 2020 Spacciavano. Fermato dai Carabinieri, li aggredisce con sputi, schiaffi e pugni”.

Adduso Sebastiano

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