Sarebbero tremila i militari colpiti da linfoma durante il servizio. La Cassazione riconosce quale causa la vaccinazione troppo ravvicinata.
span style="font-size: 14pt;">Il giovane militare, Fabio Mondello, originario di Gallipoli, era morto per una leucemia fulminante. Adesso la Cassazione ha confermato il nesso di causalità tra quelle vaccinazioni e il decesso di Fabio Mondello, un volontario in ferma breve dell’Esercito
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“È la prima causa che arriva in Cassazione e visto che la Corte ha confermato il nesso di causalità si tratta a pieno titolo di una sentenza che è destinata a rappresentare un precedente per i circa 3mila militari colpiti da linfoma durante il servizio” è stato il commento dell’avvocato della famiglia, Francesco Terrulli.
E tra queste migliaia rientra anche il giovane salentino Fabio Mondello, arruolatosi nel 1999, un giovane in piena forza e gioventù, con una salute di ferro dicono tutti coloro che lo conoscevano.
Tuttavia verso aprile 2000, mentre era in servizio a Civitavecchia, inizia a stare male: febbre, debolezza, perdita di sangue dal naso. E viene disposto il ricovero dove la diagnosi lascia senza fiato: leucemia.
Poche speranze di rimanere vita, una battaglia condotta con coraggio e dignità ma il militare salentino deve arrendersi a quel brutto male.
Non si è arresa, invece, la sua famiglia che, da subito, ha chiesto giustizia e verità. È stata avviata una lunga battaglia giudiziaria che va avanti da 12 anni. Infatti al primo ricorso di primo grado presso il Tribunale di Lecce, nel successivo giudizio in Appello la Corte riconosce il nesso di causalità tra le vaccinazioni e la morte del giovane Fabio alla luce delle risultanze di una consulenza tecnica d’ufficio e di un ampio carteggio depositato dalla difesa.
Contro quella decisione il Ministero ha presentato ricorso in Cassazione che, per due volte, ha confermato la sentenza della Corte d’Appello senza entrare nel merito “perché il provvedimento dei Giudici leccesi – spiega l’avvocato Terrulli che rappresenta la famiglia del militare deceduto – era molto motivato”.
La Cassazione, con la sentenza dello 25 novembre 2020, ha quindi statuito “l’alta probabilità riconosciuto che il considerevole numero di vaccinazioni somministrate in brevissima sequenza temporale abbia causato o comunque favorito la malattia acuta letale. Il nesso di causalità è un punto fermo sotto il profilo medico, legale e scientifico” spiega ancora l’avvocato Terrulli.
Adesso ci sarà ancora da espletare il giudizio di risarcimento che il ministero della Salute dovrebbe indennizzare ai familiari del giovane Fabio.
In questo giudizio però ci sono delle discrasie d’interpretazione giurisprudenziale.
Per i Giudici di secondo grado per ottenere tale indennizzo sarebbe stato sufficiente dimostrare la coabitazione e non che i superstiti, ossia i genitori del militare, risultassero “a carico del ragazzo deceduto“. Il giovane Mondello aveva la residenza a casa dei genitori, di cui era convivente, quindi ai genitori ed eredi sarebbe spettato, secondo i Giudici di secondo grado, l’indennizzo.
La Cassazione, però, ha adottato un orientamento differente accogliendo il ricorso del ministero della Salute con l’avvocatura dello Stato basato sul presupposto che il militare non manteneva i genitori e che gli aventi diritto all’indennizzo da parte del dicastero risultavano “i soli superstiti a carico delle persone decedute” e non anche i conviventi.
Sicché sotto questo profili, gli Ermellini hanno rinviato il giudizio innanzi alla Corte di Appello con nuova composizione per una valutazione nel merito.
La battaglia giudiziaria per la famiglia del giovane militare deceduto è ancora lontana dal concludersi.
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