<em>Continua la corsa dei prezzi, a Napoli inflazione su del 6,6%: «Rincari annui da 1.335 euro». L’Istat: in città i maggiori aumenti per utenze, carburante e alimentari
Aumenti per utenze, carburante e alimentari: a Napoli del 6,6%
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In una regione:
- dove il tasso d’occupazione risulta tra i più bassi d’Europa, con i giovani e le donne penalizzati oltremodo;
- dove l’incidenza della povertà è seconda (nel Bel Paese, in questo caso) soltanto alla Puglia;
- dove le aliquote delle tasse si spingono spesso al massimo;
- dove i redditi sono molto più bassi rispetto al Centronord;
- dove c’è il record di percettori dell’assegno di cittadinanza
- dove il prezzo della benzina supera ormai stabilmente i 2 euro al litro,
i dati di crescita dell’inflazione — sia pure superati da diverse regioni (quelle dell’altra Italia) — non possono che preoccupare.
Basti pensare che l’indice dei prezzi al consumo, a Napoli, negli ultimi quattro mesi è cresciuto — nella sua variazione annua — dall’1% di febbraio al 6,6 di maggio.
Dato, quest’ultimo, diffuso ieri. Sempre ieri, l’Istat, ha fotografato (anche) l’incremento dei prezzi regionali rispetto al maggio 2021: +6,5%.
Le voci
Tra le voci che incidono di più nella città capoluogo della Campania (che fa registrare un aumento dello 0,5% su aprile), spicca sicuramente il +24,3% su base annua dell’insieme: «Abitazione, acqua, elettricità e combustibili».
Subito dopo a pesare sul bilancio domestico dei napoletani c’è la voce «Trasporti» (dal prezzo delle auto alla benzina, appunto): +9,8%.
Sul terzo gradino del podio dei rincari ci sono i «Prodotti alimentari e le bevande analcoliche»: +8,6% rispetto a maggio 2021 (i maggiori aumenti riguardano il riso, il pane, i salumi,i frutti di mare freschi, quelli surgelati, il latte scremato, il burro, le uova e così via, mentre sono segnalati in diminuzione il caffè e gli alimenti per bambini).
Su — del 5,4% — pure i «Servizi ricettivi e la ristorazione».
Anche alla voce «Abbigliamento e calzature», continuando nel raffronto maggio 2022-maggio 2021, si accompagna il segno «più»: 2,5%.
Da segnalare, qui però l’indicatore scende in territorio negativo, il -0,5% attribuito ai «Servizi sanitari e spese per la salute».
Ma in cosa si traducono praticamente queste percentuali?
L’Unione nazionale consumatori ha provato a calcolare l’effetto del caro-prezzi area per area del Paese.
Le altre città
«L’Istat — spiega l’associazione in una nota — ha reso noto i dati dell’inflazione di maggio delle regioni e dei capoluoghi di regione, oltre che dei comuni con più di 150 mila abitanti, in base ai quali abbiamo stilato la classifica delle realtà più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita».
In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più care,
«Bolzano dove l’inflazione annua, pari a +9,1%, la più alta d’Italia, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalente, in media, a 2.419 euro.
Al secondo posto Trento, dove il rialzo dei prezzi del 9% determina un incremento di spesa pari a 2.355 euro per una famiglia media».
Sul gradino più basso del podio
«Bologna, dove il +7,9 genera una spesa supplementare pari a 1.971 euro annui per una famiglia tipo».
A Napoli la spesa aggiuntiva annua si attesta, a oggi, a «1.335 euro».
La città più virtuosa è Campobasso, «con un’inflazione del 5,8% e un rincaro annuo previsto “solo” in 1.062 euro».
In testa alla classifica delle regioni più costose , «con un’inflazione annua a +9%, il Trentino che registra a famiglia un aggravio medio pari a 2339 euro su base annua.
Segue la Lombardia, dove la crescita dei prezzi del 6,6% implica un’impennata del costo della vita pari a 1715 euro, terza l’Emilia Romagna, +7%, con un rincaro annuo di 1665 euro».
La Campania risulta sedicesima: +1.239 euro mei l’anno.
La regione «più risparmiosa è il Molise, +5,8%, pari a 1062 euro, seguite da Puglia (+7,2%, +1166 euro) e Marche (+6%, +1170 euro)».
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Aumenti per utenze, carburante e alimentari: a Napoli del 6,6% / Stanislao Barretta / Redazione
fonte: Istat / Corriere del Mezzogiorno
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