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Adnkronos) – Gli Usa non permetteranno il ritorno dell'Isis in Siria. Ad assicurarlo è stato il presidente Joe Biden che ha definito la caduta del leader siriano Bashar Assad un “momento di opportunità storica per il popolo siriano, che da tempo soffre, di costruire un futuro migliore, ha detto impegnandosi a sostenere il Paese e i suoi vicini contro qualsiasi minaccia. “Finalmente il regime di Assad è caduto”, ha dichiarato Biden alla Casa Bianca , poche ore dopo che le forze dell'opposizione sono entrate a Damasco e hanno preso il controllo del Paese. Biden si è impegnato a lavorare al fianco dei partner e delle parti interessate in Siria e ha anche detto che invierà alti funzionari nella regione, contribuirà a garantire la stabilità e a proteggere il personale statunitense. Inoltre si impegnerà con i gruppi siriani per “stabilire una transizione dal regime di Assad” verso una Siria indipendente e sovrana. L'amministrazione è “lucida” sulla possibilità che l'Isis possa cercare di ottenere il controllo in un vuoto di potere, ma – ha quindi sottolineato Biden – “non permetteremo che ciò accada”, affermando che gli Stati Uniti hanno condotto attacchi aerei di precisione in Siria per colpire campi e operatori dell'Isis. I commenti di Biden arrivano mentre il presidente eletto Donald Trump – che presterà giuramento tra poco più di sei settimane – ha esortato a non intervenire nel conflitto, affermando sabato che gli Stati Uniti non dovrebbero essere coinvolti. All'inizio di domenica, mentre i gruppi di ribelli prendevano Damasco, ha detto che la caduta del regime ha mostrato lo “stato di debolezza” della Russia e dell'Iran, che sostenevano entrambi Assad. Intanto oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà per una riunione d'emergenza a porte chiuse sulla Siria. La sessione d'emergenza è stata richiesta dalla Russia. “In relazione agli ultimi eventi in Siria, la cui profondità e le cui conseguenze per il Paese e per l'intera regione non sono ancora state valutate, la Russia ha richiesto consultazioni urgenti a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato su Telegram il vice rappresentante della Russia presso le Nazioni Unite, Dmitri Polianski, precisando che la riunione si terrà oggi. La Cina dal canto suo sollecita una "soluzione politica", da trovare "il più presto possibile", dopo gli ultimi sviluppi in Siria. La Repubblica Popolare "auspica tutte le parti interessate agiscano nell'interesse della popolazione siriana e trovino una soluzione politica per ripristinare la stabilità in Siria il più presto possibile", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning, in dichiarazioni rilanciate dal Global Times. Nel fine settimana le forze di terra israeliane sono avanzate oltre la zona demilitarizzata al confine tra Israele e Siria, segnando il loro primo ingresso in territorio siriano dalla guerra di ottobre del 1973. Lo scrive il New York Times, citando due funzionari israeliani che hanno parlato con il giornale in condizione di anonimato. Lo spiegamento di truppe israeliane è avvenuto in un momento in cui i gruppi ribelli in Siria hanno tentato con successo di cacciare il presidente Bashar al-Assad dal potere e dal Paese, spingendo gli stati vicini a prepararsi a una maggiore instabilità regionale causata dalla sua improvvisa caduta e fuga. Le forze israeliane hanno preso il controllo della cima del monte Hermon, sul lato siriano del confine, nonché di numerose altre località ritenute essenziali per il controllo della zona. Il tenente generale Herzi Halevi, capo di stato maggiore militare israeliano, è sembrato confermare sabato sera che le forze israeliane erano andate oltre la zona cuscinetto demilitarizzata sulle alture del Golan, affermando che Israele aveva "schierato truppe in territorio siriano", sebbene non abbia fornito ulteriori dettagli. Israele opera segretamente in Siria da molti anni, nel contesto dell'attuale conflitto con Hezbollah, il gruppo militante libanese sostenuto dall'Iran che ha combattuto in Siria a sostegno del governo di al-Assad, ora detronizzato. Nel fine settimana, l'aeronautica militare israeliana ha colpito anche obiettivi in Siria per distruggere risorse militari governative che potrebbero cadere nelle mani delle forze ribelli e sono considerate minacce strategiche da Israele, hanno affermato i due funzionari, secondo i quali queste risorse militari siriane avevano già rappresentato un rischio per Israele, rischio che ora potrebbe essere aggravato da elementi estremisti tra i ribelli, che potrebbero prenderne il controllo e usarli contro Israele. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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