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Adnkronos) – La cantante francese Francoise Hardy, icona della cultura pop, idolo yéyé, che con la sua canzone “Tous les garçons et les filles” (1962) divenne simbolo del disagio adolescenziale dei giovani di tutto il mondo, è morta martedì 11 giugno a Parigi all’età di 80 anni dopo una lunga malattia.Nel 2004 le era stato diagnosticato un linfoma.
Nel giugno 2019 aveva rivelato di essere ammalata di cancro e lo scorso marzo aveva annunciato che “non avrebbe mai più potuto cantare”.Da mesi in Francia si parlava solo della sua malattia e del suo desiderio, pubblicamente espresso, di farla finita.
L’annuncio della scomparsa è stato dato sui social network dal figlio Thomas Dutronc, nato dalla relazione con il cantante e attore Jacques Dutronc, durata dal 1967 al 1988. “Maman est partie…”, ha scritto semplicemente il figlio, musicista che ha accompagnato la madre in tante produzioni, aggiungendo tredici cuoricini rossi e una foto che lo mostra piccolino con la madre sorridente.
Nata a Parigi il 17 gennaio 1944, Francoise Hardy debuttò a soli 16 anni, nel 1960, e fu lanciata nel 1962 dalla trasmissione televisiva “Salut les copains” che rese popolare la sua canzone “Tous les garçons et les filles”: il suo primo 45 giri in breve tempo vendette due milioni di copie solo in Francia e riscosse grande successo in tutta Europa, Italia compresa (dove, tradotta con il titolo “Quelli della mia età”, fu portato in classifica dalla stessa Hardy e da Catherine Spaak).Da allora iniziò a godere di un’immensa popolarità in patria e all’estero grazie a una serie di canzoni, in gran parte scritte da lei stessa, ricche di riferimenti alla vita degli adolescenti con la sua voce, sfuggente ed eterea, che dava voce alla malinconia. Nel 1963 Hardy partecipò all’Eurovision Song Contest con “L’amour s’en va” e si classificò al quinto posto.
Da allora ha cantato spesso in inglese, italiano, spagnolo e tedesco.In Italia ebbe un grande successo nel 1963 oltre che con la cover “Quelli della mia età” con le canzoni “È all’amore che penso”, “L’età dell’amore” e “L’amore va”.
Nel 1966 partecipò anche al Festival di Sanremo con “Parlami di te” cantata in coppia con Edoardo Vianello.E tra le sue canzoni c’è “La Maison où j’ai grandi”, cover di “Il ragazzo della via Gluck” di Adriano Celentano.
Nel 1967 venne pubblicata la compilation “Antoine & Françoise” con 6 canzoni di Antoine e 6 canzoni di Françoise Hardy.Nel 1968 ottenne con “Comment te dire adieu” (su testo di Serge Gainsbourg) un altro dei suoi maggiori successi discografici, cantata anche in italiano con il titolo “Il pretesto”. Nonostante alcuni periodi di oblìo, a partire dai primi anni ’70, la cantante francese non è scomparsa mai davvero dalle scene e ha continuato a incidere dischi e a esibirsi. Ma l’astro della sua popolarità resterà per sempre quello legato agli anni Sessanta.
La ventenne Françoise Hardy fu un’icona per milioni di giovani donne in Francia e all’estero.Il suo look retrò fu fonte di ispirazione: indossando una minigonna e stivali bianchi, si nascondeva pudicamente dietro la frangia sulle copertine delle riviste che le dedicavano sempre più articoli.
E conquistò la simpatia dei grandi couturier, influenzando, ad esempio, le creazioni di Nicolas Ghesquière, stilista di Balenciaga, e vestendosi in scena con abiti espressamente disegnati da André Courréges o Emmanuelle Khanh.Yves Saint-Laurent le confezionò una giacca da sera; Paco Rabanne optò per una tuta metallica, seguita da un miniabito fatto di lastre d’oro e incrostato di diamanti.
Negli anni ’60 Hardy tentò anche la carriera di attrice sull’onda del successo canoro, apparendo nei film “Il castello in Svezia” (1963) di Roger Vadim, “Ciao Pussycat” (1965) di Clive Donner, nel musicarello “Altissima pressione” (1965) di Enzo Trapani, “Resa dei conti per un pezzo da 90” (1966) di Jean-Daniel Pollet, “Il maschio e la femmina” (1966) di Jean-Luc Godard, nuovamente nel musicarello “Per un pugno di canzoni” (1966) di José Luis Merino, “Grand Prix” (1966) di John Frankenheimer.
Hardy partecipò anche a diversi programmi televisiva della Rai, tra i quali “Chez Vous” (1967) di Enzo Trapani, “Diamoci del tu” (1967) condotto da Caterina Caselli e Giorgio Gaber e “Pistaaa!!! (1969) con Vittorio Salvetti. (di Paolo Martini) —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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