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Torre Annunziata, crollo Rampa Nunziante, l’ex proprietario la mattina del crollo aveva cambiato il valore dell’appartamento

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Crollo Rampa Nunziante, rinviati a giudizio i 14 imputati

Per la catastrofica vicenda del crollo “ Rampa Nunziante ” della palazzina di Torre Annunziata,  i 14 imputati sono stati tutti rinviati a giudi

Questo è quanto deciso dal  gup Mariaconcetta Criscuolo durante l’udienza preliminare di ieri, i reati contestati sono: crollo colposo, omicidio colposo di otto persone e falso in atto pubblico.

Andreana Ambrosino, il sostituto procuratore che ha svolto le indagini coordinate dal procuratore capo Alessandro Pennasilico ha definito la vicenda:

“Imperizia, ignoranza tecnica: i segni del crollo imminente erano evidenti da settimane, andava almeno sgomberato il palazzo”

S

econdo il pm, l’edificio già da settimane presentava pericoloso e preoccupanti crepe, porte e finistre non si chiudevano oltre ad un evidente balcone inclinato, questi segni di un pericolo imminente.

In una conversazione privata di Whatsapp del  2 maggio 2017, l’ex proprietario dell’appartamento scrisse:

“Chiamatemi solo se cade il palazzo”. “Ti faccio avvisare da Giacomino”, la risposta di Roberto Cuomo, amministratore di condominio che ha chiesto il giudizio immediato.

Lafranco, l’ex proprietario,  ha precisato che quel messaggio venne inviato in una chat  in maniera goliardica e molto prima che si verificassero i segnali di cedimento.

Mentre si scavava tra le macerie,  a un paio d’ore dopo il crollo, Lafranco e Velotto andarono da un notaio per modificare il prezzo della compravendita dell’appartamento avvenuta con scrittura privata, da 276mila la cifra divenne così 210mila euro.

I pm cercano di capire il perchè. La prossima udienza si terrà il 28 febbraio 2019.

Dionisia Pizzo

Fonte: Ilmattino


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