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Sanremo 2018, il gruppo “Lo Stato Sociale” porta alla ribalta il delicato tema del lavoro in Italia

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“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Così recita il primo articolo della nostra Costituzione. Eppure nonostante l’Italia sia o quanto meno, debba essere, un paese garantista, cioè che garantisca a tutti una serie di diritti, tra cui quello di poter lavorare, si può dire che, ultimamente, questo non è più un diritto, ma un lusso.

Ebbene si, in Italia lavorare è diventato un vero e proprio lusso, perchè in un momento di crisi sociale, lavorare non è più un diritto nè un dovere, perchè trovare un lavoro, o quanto meno cercare di mantenere il proprio, è diventato praticamente impossibile.Quante storie abbiamo sentito nel corso di questi quattro anni, che riguardano persone che hanno perso il lavoro,quante storie di grandi uomini che si sono sentiti piccoli nel perdere ciò che più li nobilitava.

In questo contesto, l’Italia è stata definita “il paese dei suicidi” causati dalla crisi. Secondo i dati dal 2012 ad oggi, sono gli imprenditori i più colpiti, che si ammazzano per la vergogna. Più di 700 morti dal 2012 ad oggi. Il 60% di chi decide di togliersi la vita per motivi economici ha tra i 45 e i 64 anni, 44 su 100 sono imprenditori, ma è alto anche il numero dei disoccupati (il 40% del totale). Sono alcuni dei numeri raccolti dal laboratorio di ricerca sociale della Link Campus University, l’unico centro studi che continua a monitorare il fenomeno dei suicidi legati alla crisi.

Il tema del lavoro viene affrontato costantemente in tv, ma anche su tutti i social, e c’è chi addirittura, ne ha fatto il tema centrale della propria canzone a Sanremo. Stiamo parlando dello Stato Sociale, uno dei gruppi in gara nella categoria “Campioni” alla 68esima edizione del festival della canzone italiana, con il brano “Una vita in vacanza”. È la prima volta dello Stato Sociale a Sanremo: il gruppo proviene da un contesto molto diverso, non siamo infatti dinnanzi al bel canto, lo stesso cantante del gruppo, Lodovico Guenzi, è piuttosto stonato, ma il genere di appartenenza è quello della musica indipendente italiana. Influenzato da diversi generi di musica, come quello di Rino Gaetano, l’ Underground Resistance e dai Daft Punk, Lo Stato Sociale, ha portato sul palco dell’Ariston una canzone che parla di lavoro, affrontando l’argomento con leggerezza, ma non superficialità.

Fortemente malvisto dalla critica musicale italiana, il gruppo bolognese ha sorpreso tutti in questa edizione del Festival. Non solo sono arrivati sul podio della classifica, aggiudicandosi il secondo posto, ma il loro messaggio è anche arrivato forte e chiaro nelle menti di tutti gli italiani. Ciò che ha caratterizzato l’esibizione del gruppo, oltre alla musica orecchiabile e al testo semplice da imparare, è che Lo Stato Sociale ha portato sul palco di Sanremo anche alcuni uomini, i cui nomi potrebbero dire poco o niente, ma che in realtà dicono quasi tutto di questa crisi lavorativa che sta affrontando l’Italia e in particolare la Campania. Si tratta di Domenico Mignano, Marco Cusano, Antonio Montella, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricatore, operai Fiat di Pomigliano d’Arco. I cinque sono stati licenziati nell’ormai lontano 20 giugno 2014 a seguito di una manifestazione in cui venne impiccato un manichino di Marchionne  al fine di denunciare il suicidio della metalmeccanica Maria Baratto. A fine settembre 2016 la Corte di Nola ha dichiarato illegittimo il licenziamento dei cinque manifestanti, imponendo la reintegrazione di tutti all’interno della FIAT.

Ma non è finita qui:  sono effettivamente stati reintegrati e percepiscono da diversi mesi lo stipendio pieno, ma nessuno di loro è stato effettivamente reinserito in azienda, in sostanza non sono autorizzati dall’azienda a riprendere il loro posto nella filiera e sono quindi costretti a vivere una vita in vacanza“La loro storia è solo uno dei tanti esempi di come il lavoro in questo paese pesi sulle vite delle persone, troppo spesso degradando la loro dignità.” Questa la dichiarazione del gruppo sulla loro pagina Facebook. In sostanza tutti dovrebbero poter vivere una vita in vacanza, ma non una vacanza forzata.

a cura di Vincenza Lourdes Varone

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