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Salvini-Trump, il nuovo giallo delle mail. Lega: “Non possiamo renderle pubbliche”

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Il dubbio è che quelle mail nascondano particolari imbarazzanti sul viaggio americano di Matteo

EW YORK – Sbandierate dalla Lega come prova inconfutabile che la stretta di mano Salvini-Trump c’è stata davvero il 25 aprile, a dispetto della smentita data dal candidato repubblicano in un’intervista a The Hollywood Reporteranticipata da Repubblica, le mail sull’incontro dei due leader in Pennsylvania aprono un nuovo capitolo del giallo politico transatlantico, invece di risolverlo. In un messaggio datato 8 aprile e inviato al deputato leghista Guglielmo Picchi, oltre che alla segretaria di Donald Trump e a Carey Lewandowsky, manager della campagna presidenziale del tycoon, Dan Scavino scrive: “Ti confermo che l’incontro ha ricevuto il via libera per il prossimo 10 marzo all’Università di Miami” (la data fu poi spostata).

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Chi è Scavino? Ex-golfista e per dieci anni dirigente nella holding di Trump, è diventato, quattro giorni dopo quella mail inviata in Italia, direttore per i social media della organizzazione elettorale del suo datore di lavoro. Adesso si occupa soprattutto di Twitter (57mila follower), ma tiene anche i contatti con i sostenitori esteri dell’immobiliarista miliardario. Dunque era la persona giusta per organizzare quel faccia-a-faccia con Salvini, molto caldeggiato da due parlamentari italo-americani della Pennsylvania, Tom Marino e Lou Barletta.

Salvini, al comizio del candidato alle primarie dei repubblicani Donald Trump a Filadelfia (ansa)

Il problema? Che di quella prima mail di Scavino, come di una seconda mandata il 23 aprile dalla segreteria di Trump allo staff del Carroccio, in cui il tycoon si diceva “lusingato perché Mister Salvini aveva chiesto di incontrarlo”, i dirigenti della Lega si limitano a leggere qualche passo, senza renderla pubblica. “Non possiamo rendere pubblica una corrispondenza privata – spiegano a Repubblica – senza l’autorizzazione dei collaboratori di Trump”. Ma è una motivazione poco convincente, che fa nascere il dubbio che, in realtà, quelle mail nascondano dei particolari imbarazzanti sul viaggio americano di Matteo Salvini e che quindi la loro diffusione rischi di ingigantire il “mistero buffo” dell’incontro.

Di sicuro la smentita di Trump continua suscitare imbarazzo nei vertici della Lega (e ad alimentare il sarcasmo dei rivali politici), che non riescono a spiegarsi perché il tycoon abbia voluto negare i fatti. Il sospetto, ovviamente – avanzato dallo stesso Michael Wolff, biografo di Rupert Murdoch e autore dell’intervista al candidato repubblicano – è che Trump, con il suo carattere eccentrico e imprevedibile, abbia scaricato Salvini senza pensarci troppo: in parte per il suo disinteresse per la politica internazionale (e oggi, in un discorso a San Diego, Hillary Clinton lo attaccherà proprio su questo, definendolo “pericoloso”), in parte per non aver ben capito con chi avesse avuto a che fare.

Intanto il caso Trump-Salvini rimbalza anche in altri Paesi. La smentita del meeting viene ripresa anche dall’inglese The Independent. L’incontro con tanto di endorsement, ricorda il quotidiano di Londra, era stato prima sbandierato e poi negato: “Non volevo incontrarlo”. Il giallo è sempre più transatlantico.

vivicentro.it/politica –  repubblica/Salvini-Trump, il nuovo giallo delle mail. Lega: “Non possiamo renderle pubbliche” ARTURO ZAMPAGLIONE

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