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Mazzette e omertà all’Anas di Catania. Un classico del sistema pubblico

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Mazzette e omertà: un classico del sistema pubblico italiano scoperto all’Anas di Catania. Gli indagati, incastrati dalle miscrospie.

Arrestati, in flagranza di reato per corruzione dalla Guardia di Finanza nel corso dell’operazione “Buche d’oro”. tre funzionari dell’Anas di Catania addetti alla manutenzione di strade della Sicilia Orientale. A finire in manette sono stati il direttore dei lavori dell’Anas, Riccardo Contino, e il dipendente dell’Anas, Giuseppe Panzica. I due sono finiti in carcere, mentre il Rup (responsabile unico del progetto) Giuseppe Romano è ai domiciliari. La convalida dei fermi eseguiti qualche giorno fa è arrivata ieri da parte del del Gip Tribunale di Catania.

Antonio Carmelo Contino, Giuseppe Panzica e Giuseppe Romano sono stati colti con le mani nel sacco lo scorso 17 settembre quando sono stati ripresi, dalle telecamere messe di nascosto dagli investigatori negli uffici dell’Anas di Catania, mentre un imprenditore nisseno consegnava al geometra Panzica, nell’ufficio di Contino, una busta contenente 10 mila euro in contanti che poi i tre si sarebbero divisi.

L’inchiesta è stata coordinata dai Sostituti procuratori Fabio Regolo e Fabrizio Aliotta. Il Gip che ha convalidato l’arresto è Giancarlo Cascino. I tre sarebbero stati intercettati per mesi e seguiti dagli uomini della Guardia di Finanza di Catania. Le banconote erano segnate. In questi giorni sono stati sentiti anche i vertici di Anas. L’inchiesta sarebbe solo all’inizio. Il blitz dei militari è avvenuto grazie alle microspie che erano state installate nel centro direzionale Anas: alla base dell’accusa nei confronti dei tre dipendenti ci sarebbe un video

Nelle intercettazioni si evince come le relazioni tra i tre funzionarti e gli imprenditori appaiano confidenziali e compiacenti, scrive la Procura di Catania “in aperto dispregio dei rilevanti interessi pubblici in gioco consistenti, nel caso specifico, nella perfetta realizzazione delle opere di manutenzione dei tratti stradali, la cui sicurezza è affidata alla loro responsabilità”.

In una conversazione intercettata poco prima degli arresti, l’imprenditore corruttore, dialogando con Panzica, dopo avergli palesato crescenti difficoltà nel reperire agevolmente denaro contante anche per l’esistenza di controlli anti-riciclaggio sui prelievi ingiustificati, aveva chiedeva al geometra corrotto dove depositare la “mazzetta”. Il corruttore, sotto lo sguardo attento di Panzica, si alzava e poneva in un armadietto dell’ufficio di Contino, in una busta di carta bianca, 10 mila euro in contanti. Qualche minuto dopo, rimasti da soli, Panzica e Contino, chiusa la porta a chiave, in maniera disinvolta, procedevano al conteggio dell’illecito profitto e, stabilita la ripartizione del bottino in tre parti, inserivano in una cartellina la quota spettante all’Ingegnere Romano. Quest’ultimo, poco dopo, entrato nell’ufficio di Contino, intascava le sue “spettanze” corruttive, inserendo la cartellina “incriminata” nella sua valigetta e velocemente lasciava la sede dell’Anas.

Quando la Guardia di Finanza è intervenuta il denaro è stato trovato così ripartito 3.300 euro nell’ufficio di Contino, e 3.700 euro nell’ufficio di Panzica. L’ing. Romano, nel frattempo allontanatosi e saputo dell’intervento in corso, prima di rientrare nel suo ufficio, come da suo racconto, dalla macchina in movimento, in via Nuovalucello (Catania), ha lanciato dal finestrino il denaro contante (3.000 euro) appena consegnatogli da Contino. Nell’abitazione dell’Ing. Romano, inoltre, venivano rinvenuti 18.200 euro in contanti relativi a ulteriori tangenti intascate dal sodalizio criminale.

“Il sistema corruttivo disvelato riguarda moltissimi degli interventi di manutenzione programmata effettuati sulle strade della Sicilia Orientale. Sappiamo che da circa tre anni la loro esecuzione è stata scorretta Siamo in una fase molto avanzata per individuare tutti i responsabili di questo sistema” ha detto nella conferenza stampa seguita agli arresti il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro illustrando l’operazione “Buche d’oro”.

“L’ampiezza del sistema corruttivo – ha aggiunto – emerge dalle ammissioni dei responsabili e di altre persone che spontaneamente si sono presentate per rendere dichiarazioni. Un sistema come questo che durava da diversi anni non deve lasciare stupiti gli operatori: sarebbe ipocrita da parte di pubblici amministratori addetti ai lavori dire che stupisce il sistema ampio di corruzione perché significa che si tratta di persone che o non capiscono nulla di quello di cui si dovevano occupare o che hanno veramente cercato di far di tutto per non sapere”.

“A questi funzionari non corrotti e a quei pochi che non si sono fatti corrompere ha concluso Zuccaro si deve addebitare quantomeno la grave responsabilità di essersi voltati altrove per non vedere quello che era di immediata percezione“.

L’opinione

Mazzette e omertà: un decennale quanto risaputo e dissimulato classico, a tutti i livelli, dagli scranni più alti all’ultimo sgabello, di parecchio e trasversale sistema pubblico italiano. Eppure basterebbe anche solo incrociare il reale tenore di vita con la effettiva remunerazione percepita o il reddito dichiarato. Gli strumenti tecnologici e informatici oggi ci sono. Manca la onesta volontà politico-giuridica di propugnare leggi chiare, serie, efficaci e severissime. Una Nazione questa da anni culturalmente tanto ipocrita quanto teatrante. Pertanto a cascata corrotta nella mente in politica, istituzioni, burocrazia, giustizia, professioni, imprenditoria, sindacati, cosiddetta società civile. Mille si arrestano e un milione si surrogano. Come se ne esce ?

A

dduso Sebastiano

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