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Mafia Capitale, sentenza ribaltata in Appello: riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso

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Ora si può dire: i giudici di appello smentiscono quelli di primo grado e stabiliscono che il sistema criminale romano noto come “mondo di mezzo” è da considerare Mafia a tutti gli effetti.
Oggi i giudici della III corte d’Assise d’appello di Roma hanno ribaltato il verdetto di primo grado riconoscendo l’aggravante mafiosa. Anche se hanno ridotte le condanne per Massimo Carminati e Salvatore Buzzinell’ambito del processo al Mondo di Mezzo. Per l’ex Nar ridotta la pena da 20 anni del primo grado ai 14 anni e sei mesi inflitti oggi.
Per Buzzi dai 19 anni, ai 18 e 4 mesi di oggi. Carminati e Buzzi hanno assistito alla lettura della sentenza in video conferenza dalle carceri di Opera (Milano) e Tolmezzo (Udine) dove sono detenuti.

In primo grado era andata molto diversamente, con una sentenza fortemente criticata dalla Procura Generale e da molti esponenti della società civile.
“Due diversi gruppi criminali“, uno che fa capo a Salvatore Buzzi e un altro a Massimo Carminati, ma nessuna mafia, avevano sostenuto le toghe dell’Assise.
Né “autonoma” né “derivata” perché è di fatto assente quella violenza, quella intimidazione che caratterizza le organizzazioni criminali, vengono riconosciute nell’articolo 416 bis. E né la corruzione, per quanto pervasiva, sistematica e capace di arrivare fino al cuore della politica, può essere considerata mafia. Motivavano così undici mesi fa i giudici di primo grado la sentenza (emessa il 20 luglio 2017) che aveva inflitto pene pesantissime ai protagonisti del quel “mondo di mezzo” che però non potevano essere considerati mafiosi. A Carminati era stato anche revocato il 41 bis.  In appello il 416 bis è stato riconosciuto per Buzzi e Carminati e altri 15 imputati tra cui l’ex ocnsigliere di Forza Italia, Luca Gramazio, Franco Panzironi, ex numero uno di Ama, Carlo Pucci, ex manager di Ente Eur.

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