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Castellammare di Stabia

Jorginho: “L’esordio col Napoli bellissimo. Vivere qui? Vedremo…”

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Ai microfoni del sito ufficiale del Napoli, Jorginho, centrocampista azzurro, ha dichiarato: “Esordio in azzurro? Bellissimo. Lo stadio era pieno come al solito, c’era mia sorella in tribuna ed è stata veramente una gioia che non dimenticherò mai. L’accoglienza della gente, calorosa come in Brasile, mi sono sentito subito a mio agio. Sinceramente qui sto bene con la mia famiglia, ogni tanto cerchiamo di vivere la città, voglio viverla nei migliori dei modi, e il bel tempo partenopeo ci aiuta in questo. Cosa significa per un calciatore giocare al San Paolo? Sicuramente è molto bello, si sente, mi piace tantissimo. Sono tifosi sempre al nostro fianco, giocare con lo stadio sempre pieno per un calciatore è la cosa più bella che c’è. Ogni partita è una grande emozione. L’incontro con i bambini nel centro storico? E’ stata una delle cose più belle che mi siano capitate, è bellissimo avere a che fare con la purezza e la sincerità dei bambini. Ero andato a mangiare la pizza con la mia famiglia, stavamo tornando verso l’auto verso le 10 di sera, ho visto dei bambini che giocavano davanti al Duomo e questo mi impressionò, non l’avevo mai vista una cosa del genere in Europa. In Brasile è normale, anche io giocavo con gli amici a piedi scalzi. Quando vidi quei ragazzini dissi a mia sorella e alla mia ragazza ‘guarda che bello, ora faccio loro una sorpresa’, e loro mi incoraggiarono entusiasmati. Non sapevo come avrebbero reagito, magari potevano non riconoscermi perché ero appena arrivato, ma non volevo perdere quest’occasione. Avevo detto ai miei amici di non fare video, ma mia sorella ha tirato subito fuori il telefonino… Ho raggiunto i ragazzini, ho chiesto di passarmi la palla, loro inizialmente mi guardarono incuriositi, poi uno di loro mi riconobbe e non vollero più giocare! Iniziarono a scattarmi foto, uno scettico mi chiese un documento perché non ci credeva, ma non lo avevo con me… lui mi rispose ‘allora fai qualche palleggio, altrimenti non ti credo, non puoi andare in giro vestito così’. Lo accontentai e da lì sono impazziti di gioia, è stata una delle cose più belle che mi sono capitate. Arrivato in Italia il mio tutore legale, che mi aveva portato qui, mi dava una paghetta settimanale, 20 euro… vivevo in convitto, in stanza eravamo in sei ed era un bel casino. Sono andato avanti per un anno e mezzo così, ma è stato importante e mi ha fatto crescere. Rapporto con i genitori e il calcio – “Entrambi volevano che facessi il calciatore, ma, mi dispiace per papà, devo dire che chi gioca in calcio in famiglia è mamma, le mie qualità le ho prese da lei, lei mi portava in spiaggia a giocare. Papà era un po’ scarso…Reazione dopo l’interesse del Napoli? Dissi andiamo, subito! Era il mio sogno arrivare in una grande squadra come questa. Quando il mio procuratore Joao mi ha detto che c’era questa possibilità ho detto che non c’era niente da pensare, non vedevo l’ora. Italiano, brasiliano o napoletano? Non posso mai dimenticare le mie origini, da dove vengo, i miei amici che sono sempre al mio fianco. Il Brasile sarà sempre dentro di me. L’Italia mi ha dato questa grande opportunità ed amo questo paese, in Nazionale ho cantato l’inno e mi ha dato emozioni forti. A Napoli è nato mio figlio ed anche questa città la porterò sempre con me. Primo gol al San Paolo? E’ stato bellissimo sentire Decibel urlare il mio nome insieme allo stadio pieno, mi piacerebbe sentirlo qualche volta in più… ma sto lavorando per questo e sono certo che arriverà. Quanto è cresciuto in azzurro? Ho fatto dei passi importanti della mia crescita, anche nell’anno e mezzo con Benitez utilizzando un altro modulo, mi ha fatto capire tante cose. Con Sarri stiamo facendo un grande lavoro ed è molto importante per me. Il segreto del Napoli di Sarri? E’ che si va tutti d’accordo. Ma tutti, davvero. Di solito in un gruppo di 25 persone ci può stare qualche contratto, sono tante, ma qui davvero siamo tutti uniti. Tutti scherziamo insieme, ci divertiamo… E’ questo il segreto. Punto di riferimento? Da piccolo mi piaceva Kakà, ma il mio ruolo è diverso. Pirlo e Xavi sono i miei esempi, dal punto di vista tecnico”. Vivere a Napoli anche a fine carriera? Non lo so, dipenderà da tante cose. Mancano tanti anni”.


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