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Campania, res. Cisal: “Stiamo rovinando la nostra più grande risorsa, ovvero il mare”

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Campania, res. Cisal: “Stiamo rovinando la nostra più grande risorsa, ovvero il mare”

Lo studio di Goletta Verde di Legambiente effettuato in Campania dal quale erano usciti dati tragici ha suscitato numerose reazioni da parte del mondo politico e non.  Stando a quanto emerso, il 64% dei 31 punti monitorati è risultato inquinato o fortemente inquinato. Nello specifico, i punti più a rischio sono la foce del fiume Irno a Salerno; quella del fiume Sarno tra Castellammare e Torre Annunziata; quella del torrente Asa a Pontecagnano, quella del fiume Picentino tra Salerno e Pontecagnano; quella del Tusciano a Battipaglia; quella del Rio Arena tra Castellabate e Montecorice e, in fine, quella del fiume Bussento a Policastro Bussentino.
«Stiamo rovinando da soli la nostra grande risorsa mare e, di conseguenza, il nostro fondamentale settore del turismo» Ha commentato il responsabile confederale della Cisal Salerno, Giovanni Giudice. «Siamo di fronte ad un chiaro problema di depurazione delle acque – sostiene Giudice – L’estate che si avvia a conclusione è stata caratterizzata da numerose segnalazioni di mare in condizioni davvero drammatiche. Di fatto, la regola è diventato il mare sporco, l’eccezione quello pulito. Per un territorio che vive di turismo come quello salernitano, e quello campano più in generale, è una situazione assolutamente inconcepibile, nonché controproducente. Un mare inquinato compromette il turismo e tutta la filiera ad esso connessa. Ciò, infatti, significa meno presenze nelle nostre mete d’eccellenza e, di conseguenza, meno lavoro per le strutture ricettive e meno possibilità di assunzioni, seppur stagionali, per i lavoratori del comparto». Il segretario Giovanni Giudice, dunque, rivolge un appello alle istituzioni e agli organi competenti: «È assolutamente necessario che vi sia una stretta decisiva sui controlli. Sono ancora troppe le irregolarità che si registrano ogni giorno lungo le nostre coste. Il Salernitano non può essere ostaggio di impianti di depurazione malfunzionanti, scarichi abusivi, fognature non allacciate. Chi di dovere ha l’obbligo civile e morale di intervenire, al ne di tutelare il territorio e la sua economia».

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