La ragazza ha denunciato due anni di violenze da parte dell’uomo Poi la confessione atroce alla madre e la decisione di andare dai carabinieri
Brescia, 25 febbraio 2017 – Per il giudice ha abusato sessualmente per due anni della figlia della sua compagna e per questo, pur riconoscendogli le attenuanti, lo ha condannato a 4 anni di carcere. Per lui, un operaio edile di 53 anni da diversi mesi ai domiciliari nella casa di un amico in un paese della provincia, il pm Roberta Panico aveva chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi. Il magistrato aveva chiesto che il reato contestato all’uomo passasse da quello di violenza sessuale a quello di atti sessuali commessi con una minore di 16 anni ma il gup ha respinto questa richiesta confermando l’ipotesi accusatoria avanzata lo scorso settembre dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani che aveva raccolto la denuncia della ragazza chiedendo poi per il 53enne la custodia cautelare in carcere.
La quattordicenne, nata da una precedente relazione della madre (ma che con l’uomo condannato ha avuto un’altra figlia che oggi ha nove anni) dopo avere subito l’ultima violenza da parte del 53enne (sempre rapporti orali) aveva deciso di raccontare tutto alla madre. La donna, sconvolta per quello che la figlia aveva subito, l’aveva accompagnata dai carabinieri del paese della Bassa orientale in cui vivono per farle denunciare l’incubo vissuto. Così era scattata l’indagine dei militari coordinati dalla Procura di Brescia. Il 53enne, alle spalle una vecchia condanna per traffico di stupefacenti presa in Francia e poi riconosciuta dalla giustizia italiana, era quindi stato convocato in Procura. «Non ricordo cosa possa essere successo – aveva inizialmente detto l’uomo – Quando sono ubriaco posso compiere azioni di cui poi dimentico ogni particolare». L’operaio dopo poche ore era stato arrestato e condotto in carcere, prima a Brescia e poi a Pavia dove esiste una sezione protetta. Nei mesi successivi l’uomo era stato scarcerato e per lui erano stati disposti i domiciliari.
Il 53enne, difeso dall’avvocato Federico Gritti, ieri in aula ha voluto prendere la parola negando ogni addebito. «Non ho mai toccato la figlia della mia compagna – ha spiegato al gup – Quando sono stato sentito in Procura ero molto confuso e agitato. Mi sono spiegato male. Volevo dire che se avessi davvero commesso quello di cui sono stato accusato me ne sarei accorto anche se ubriaco». Il difensore del 53enne, in attesa del deposito delle motivazioni (il giudice si è preso 90 giorni di tempo per scriverle) ha già preannunciato ricorso in appello.
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